La situazione economica in Italia. Draghi due giorni fa ha dichiarato che le politiche di sostegno continueranno e che c’è spazio fiscale per una politica espansiva, sostenendo tra le altre cose che il “Decennio Maledetto” – come il recente libro di Sergio Cararo pubblicato da L’Antidiplomatico – ha portato l’Italia a vivere molto al di sotto delle sue potenzialità.
È una notizia che chi mi segue e ha letto il mio libro sa benissimo, dato il costante surplus delle partite correnti che dura da oltre venti anni.
Banca d’Italia ha comunicato che a maggio il surplus delle partite correnti è pari al 4,1%, 78 miliardi di euro.
L’espansione fiscale di Draghi nasce da questo dato, ma da questa cornucopia non deriva nulla per i proletari: è semplicemente una socializzazione delle partite di settori perdenti post pandemia e sostegno all’apparato manifatturiero.
Venerdì, in un’intervista a Contropiano, il Segretario Confederale dell’Usb Pierpaolo Leonardi ha dichiarato che l’apparato manifatturiero, contrariamente a quel che si pensava, tiene, anzi recupera competitività.
Su questo occorre fare il punto: i lettori sanno che mi sono soffermato sul differenziale inflazionistico (differenza tra i tassi di inflazione) tra Germania e Italia. Per 30 anni è andata a favore dei tedeschi, da diversi anni recuperiamo e ora, nell’ultimo anno, li abbiamo sorpassati.
Assieme all’aumento della produttività del lavoro (differente dal PTTF, produttività totale fattori produttivi), in forte aumento negli ultimi 5 anni, segno di intensificazione dei ritmi lavorativi e di allungamento della giornata lavorativa (ricordiamo, in Italia è in vigore un modello produttivo basato sul “pluslavoro assoluto”, segno di scarsi investimenti tecnologici) l’Italia rosica punti di competitività alla Germania.
Draghi non fa il salto tecnologico, è perciò questa conquista è vana, perché propende per la deflazione salariale (diminuzione del salario reale medio) e verso la sostituzione di lavoratori anziani – in genere meglio pagati e tutelati perché contrattualizzati secondo regole poi cancellate – con giovani precari, vedasi lo sblocco dei licenziamenti.
Può darsi che in alcuni settori – mi riferisco alla meccanica strumentale, alla farmaceutica, all’aerospaziale, ecc. – sia in vigore un mix tra pluslavoro relativo e assoluto. Di certo, se così fosse, questi settori rosicchiano quote di mercato mondiale ai tedeschi e ai francesi.
Rimane il Sud, con l’agroalimentare, caratterizzato dal basso valore aggiunto medio, anche se ci sono alcune aree di eccellenza.
Il PNRR non dà la minima risposta a quest’area. Logica vuole che l’Italia, come sistema, sarà sempre più zoppa. Forse più ricca, ma zoppa.
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