È stato raggiunto ieri un accordo tra l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) e il governo giapponese per il monitoraggio sulle operazioni di scarico nell’oceano dell’acqua decontaminata accumulata nella centrale nucleare di Fukushima dopo il disastro del 2011.
Il governo giapponese aveva annunciato il raggiungimento dell’accordo già lo scorso 8 luglio. Il coinvolgimento diretto dell’Aiea dovrà servire a placare l’opposizione dei Paesi vicini – in particolare Cina e Corea del Sud – e garantire credibilità e trasparenza alla delicata operazione, resa necessaria dall’esaurimento della capacità di stoccaggio nell’area della centrale di Fukushima.
Le autorità giapponesi avevano annunciato già a ottobre dello scorso anno e autorizzato lo scorso aprile lo scarico dell’acqua radioattiva stoccata a Fukushima. Ma le reazioni dei paesi vicini si erano fatte subito sentire. Il ministero degli Esteri sudcoreano aveva convocato l’ambasciatore giapponese presentando una protesta formale affermando che Seul “si oppone con forza” al rilascio in mare di oltre 1,25 milioni di tonnellate di acqua contaminata dalla centrale nucleare di Fukushima. La Cina invece aveva avanzato la proposta che di fatto è stata seguita dal governo giapponese ossia di non rilasciare in mare l’acqua radioattiva trattata e accumulatasi in 10 anni nella centrale “senza autorizzazione” da parte di altri Paesi e dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea).
“Il metodo di smaltimento delle acque, scelto dal Giappone, è fattibile e in linea con gli standard e le pratiche internazionali – ha detto il direttore generale dell’Aiea Rafael Mariano Grossi – anche se la quantità di acqua presente a Fukushima lo rende un caso unico e complesso.
Il piano prevede lo scarico in mare di circa 1,2 milioni di tonnellate di acqua drenata dalla centrale nucleare danneggiata dall’incidente del 2011: l’acqua è stata sottoposta a processi di decontaminazione, ma presenta ancora livelli residui di trizio radioattivo. Il monitoraggio dell’Aiea avrà inizio a settembre.
Il ministero dell’Economia giapponese punta ad ottenere entro ottobre l’approvazione del nuovo piano energetico nazionale, ma conferma la percentuale assegnata all’energia nucleare: dal 20 al 22 per cento.
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