La rivendicazione dell’attentato a Kabul da parte dell’Isis è arrivata sul canale Telegram di Amaq, l’agenzia di stampa ufficiale dello Stato islamico, viene fornito anche il nome dell’attentatore: Abdul Rahman al-Logari. I morti nei tre attentati di ieri sarebbero saliti a 95 (oltre 100 secondo il Wall Street Journal) di cui 13 sono militari statunitensi e 28 miliziani Talebani.
Per gli Usa il bilancio è particolarmente grave, anche perchè è come se tutti i “mostri” che hanno contribuito a creare ed armare in questi decenni (dai mujhaeddin afghani all’Isis) e che poi hanno abbandonato e combattuto, si stiano scatenando tutti insieme e tutti nello stesso posto, per ora.
Sempre che i miliziani del’Isis non vengano nuovamente utilizzati per condizionare i Talebani una volta che le truppe statunitensi non avranno più gli scarponi sul terreno.
L’attentato, anzi gli attentati, di ieri all’aeroporto di Kabul erano stati annunciati in anticipo dai servizi di intelligence britannici. Le agenzie stampa di tutto il mondo avevano aperto ieri mattina annunciando che in giornata ci sarebbe stato l’attentato e che a realizzarlo sarebbe stato l’Isis. Eppure tutto è andato come abbiamo visto. Un durissimo colpo è stato inferto sia alle truppe occidentali che alla credibilità dei Talebani nel saper assicurare l’ordine su un Afghanistan senza più presenza di soldati stranieri.
Con l’attentato di ieri, per il clamore, il luogo e il numero di vittime provocate, l’Isis ha lasciato intendere che gli assetti del futuro Afghanistan dovranno fare i conti anche con la sua inquietante presenza nel paese. Un messaggio brutale ma politicamente chiarissimo.
In pratica appena la strategia del caos degli Usa provoca un “buco” – come in Iraq e Siria- le milizie dell’Isis sembrano approfittarne per insediarsi.
Le prima notizie sulla presenza dell’Isis in Afghanistan – in particolare in quello orientale – risalgono al 2014 . Si definisce Isis del Khorasan o Isis-K facendo riferimento ad una regione e ad un regno islamico annientato in quello che il mondo musulmano definisce la prima fase de “l’Olocausto mongolo” (la seconda avvenne trenta anni dopo nel 1257).
Il Khorasan è una regione storica dell’Asia centrale, comprendente territori che oggi appartengono a Iran, Afghanistan, Pakistan, Turkmenistan, Tagikistan e Uzbekistan. Il Khorasan fu un regno con ambizioni di impero che ebbe massima estensione e importanza dopo la conquista islamica e durante il califfato. Ma è stato sempre rivale del califfato di Baghdad.
Nel 1221 fu distrutto dall’invasione dei mongoli. L’ultima resistenza dei guerrieri del Khorasan contro i mongoli avvenne proprio in Afghanistan, ma anche qui furono sconfitti dall’intervento in persona di Gengis Khan nella spedizione inviata ad annientarli.
L’Isis-K ha subito iniziato a scontrarsi con i talebani afghani per il controllo alcune aree della provincia di Nangarhar, al confine con il Pakistan. Nel 2017 l’aviazione Usa ha bombardato pesantemente una postazione del’Isis-K ad Achin, nell’Afghanistan orientale.
L’Isis-K ha organizzato attentati anche a Kabul e in altre città afghane contro obiettivi militari e governativi, senza alcuno scrupolo di colpire anche i civili. Attacchi suicidi sono stati condotti anche contro la minoranza sciita presente nell’Afghanistan orientale (al confine con l’Iran). L’ISPI, citando i dati della missione delle Nazioni Unite in Afghanistan, parla di almeno 77 attacchi terroristici rivendicati dallo Stato islamico del Khorasan nei primi quattro mesi del 2021; nello stesso periodo del 2020 erano stati 21.
Inizialmente attivo solo in alcune zone al confine con il Pakistan, l’Isis del Khorasan è poi riuscito insediarsi anche nelle province settentrionali dell’Afghanistan come Faryab e Jowzjan. E’ composto soprattutto da pakistani ma anche da uzbeki e afghani tra cui ex Talebani.
Secondo Frank Gardner, l’esperto in materia della BBC, le relazioni tra Isis-K e il mondo dei Talebani passano attraverso quella che viene definita la “rete Haqqani”. Khalil Haqqani è il capo dei Talebani responsabile della sicurezza a Kabul. Pare che i suoi uomini insieme a quelli dell’Isis-K siano quelli che hanno liberato i prigionieri dal carcere di Pul-e-Charki dove c’erano molti detenuti ritenuti di Al Qaida e dell‘Isis.
A luglio 2019, si riteneva che il leader dell’Isis-K fosse Malawi Abdullah, noto anche come Mawlawi Aslam Farooqi. Aveva sostituito Hafiz Saeed Khan ucciso nel 2016 da un bombardamento di droni statunitense. Il 5 aprile 2020, le forze di sicurezza afghane avevano arrestato Farooqi che adesso è stato liberato.
In Afghanistan l’Isis-K combatte sia contro le truppe occidentali e le istituzioni statali sia contro i talebani ritenuti musulmani “apostati”. E’ bene ricordare che molti dei Talebani sono studenti delle scuole islamiche di ispirazione deobandi (un ceppo dell’islam di origine indiana) mentre l’Isis nel suo complesso fa riferimento al ceppo wahabita (saudita). Lo Stato islamico del Khorasan presta molta attenzione a rimarcare le differenze con i talebani, accusati di aver abbandonato la via del jihad per negoziare la pace con gli Stati Uniti e di perseguire una visione “etnica” e non universale dell’Islam.
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