La diffusione della variante Delta sta facendo suonare l’allarme Covid in Israele e Germania. I dati pubblicati dai rispettivi istituti di sanità pubblica, infatti, fotografano una rapida diffusione del contagio.
Per il secondo giorno consecutivo Israele ha dovuto registrare quasi 10mila nuovi casi di Covid (9.891), con un tasso del 6,69%, il più alto dell’ultima ondata dovuta alla variante Delta.
In Israele, sta proseguendo a ritmo serrato la somministrazione della terza dose di vaccino anti coronavirus a chiunque abbia più di 30 anni. Gli esperti ritengono che per arrestare la corsa della variante Delta si debbano vaccinare con la terza dose 5 milioni di persone.
Anche in Germania sta nuovamente salendo l’incidenza settimanale media del Covid, arrivato a 60,3 nuovi contagi per 100.000 abitanti. Lo rende noto il Robert Koch Institut, che sottolinea come nelle ultime 24 ore il numero delle nuove infezioni sia di 11.561 (scorsa settimana erano 8.324), e si registra la morte di 39 persone.
Il Nord Reno-Vestfalia – per i tassi di contagio tra i non vaccinati – è la regione più colpita dalla nuova ondata di coronavirus e fa registrare un’incidenza sopra i 114.
Il Giappone, ha deciso di estendere ad altre otto prefetture lo “stato d’emergenza” già in vigore in 13 regioni del Paese, Tokyo e Osaka comprese, per contenere i contagi da coronavirus. Le misure saranno effettive da venerdì prossimo fino al 12 settembre anche nelle aree di Hokkaido, Miyagi, Gifu, Aichi, Mie, Shiga, Okayama e Hiroshima.
Lo “stato d’emergenza” implica tra l’altro chiusure anticipate per ristoranti e limiti di capienza per i centri commerciali e il premier ha sollecitato lo smart working per ridurre gli spostamenti dei lavoratori. La situazione dell’assistenza nelle aree interessate dalle misure è “molto grave”, ha detto il ministro responsabile della risposta all’emergenza, Yasutoshi Nishimura.
Secondo l’agenzia Kyodo, da venerdì saranno 33 le prefetture del Giappone, su 47 totali, interessate da misure restrittive – con livelli diversificati – per ridurre i contagi.
In Giappone si registrano più di 20.000 nuovi casi di Covid-19 ogni 24 ore. Ieri, la sola Tokyo ha segnalato 4.228 contagi.
E in Italia?
Sono in crescita anche il numero di nuovi casi di coronavirus in Italia. Ieri sono stati 7.548, contro i 6.076 di martedì, con un +1.472. I tamponi effettuati ieri sono stati 244.420 (meno dei 266.246 quelli effettuati martedì) e l’indice di positività registra un rialzo di 0,8, passando dal 2,3 di martedì al 3,1% di ieri.
I decessi registrati nella giornata di ieri sono stati 59, uno in meno su martedì, portando a 128.914 il totale di vittime in Italia dall’inizio della pandemia. Restano praticamente stabili le persone attualmente positive (135.724 ieri rispetto ai 135.325 di martedì) e le persone in isolamento domiciliare 131.202 (erano 130.724 martedì).
In calo i ricoveri ospedalieri. Ne risultano 4.023, contro i 4.036 di martedì, e in flessione – sia pur di poche unità – anche le terapie intensive, scese da 504 a 499, con 34 ingressi giornalieri (-12 su martedì).
E negli Usa?
Terapie intensive al collasso negli Stati con tasso di vaccinazione più basso.
La nuova ondata di contagi negli Stati Uniti dovuta alla variante Delta sta mettendo in seria difficoltà il sistema sanitario americano. Secondo i dati resi del Dipartimento della Salute analizzati da Axios, infatti, più del 77% dei posti letto in terapia intensiva disponibili in tutti gli Stati Uniti sono ora occupati.
La stragrande maggioranza dei ricoverati in terapia intensiva a causa del COVID-19 è costituita da persone non vaccinate, e la situazione è ancora più critica a causa di mancanza dello staff medico in buona parte di questi ospedali e della stanchezza da parte di medici ed infermieri per qualcosa che avrebbe potuto in buona parte essere evitato se la vaccinazione fosse procedura a ritmi più sostenuti.
A livello di singoli Stati la situazione è la seguente.
- In Arkansas ed Alabama la situazione è la più critica in assoluto visto che non ci sono più posti letto disponibili in terapia intensiva. In Arkansas la percentuale di persone che hanno completato il ciclo vaccinale tra la popolazione adulta è del 49,6%, mentre in Alabama è del 45,6%.
- In Kentucky, dove la percentuale di persone che hanno completato il ciclo vaccinale tra la popolazione adulta è del 58,6%, il governatore democratico Andy Beshear ha fatto sapere che l’afflusso di persone da ricoverare ha già obbligato alcuni ospedali a convertire spazio per aumentare il numero di posti letto disponibili in terapia intensiva.
- In Florida, dove la percentuale di persone che hanno completato il ciclo vaccinale tra la popolazione adulta è del 61,6%, la percentuale di utilizzo dei posti letto in terapia intensiva è ora del 94%. La situazione è ancora più critica se si considera che circa 50 ospedali riportano una seria mancanza di personale adatto a curare le persone gravemente malate, ed altri 60 affermano di rischiare di trovarsi nella stessa situazione entro la fine di questa settimana.
- In Texas, dove la percentuale di persone che hanno completato il ciclo vaccinale tra la popolazione adulta è del 57,6%, alcuni ospedali del nord dello Stato hanno iniziato a dare priorità alla cura dei pazienti vaccinati rispetto a quelli non vaccinati, a causa della mancanza di posti letto a disposizione.
- Anche in Idaho (51,6% popolazione adulta vaccinata), Nevada (57,6% popolazione adulta vaccinata) ed Illinois (60,8% popolazione adulta vaccinata), i posti letto in terapia intensiva si stanno avvicinando al limite massimo di utilizzo.
Tutti questi Stati hanno una cosa in comune tra loro, vale a dire la percentuale persone che hanno completato il ciclo vaccinale tra la popolazione adulta più bassa della media nazionale (attorno al 63%) – e nei casi più gravi anche significativamente più bassa.
Che il problema sia questo lo conferma anche Nick VinZant, senior analyst della compagnia di assicuazioni QuoteWizard, che ha rilasciato ieri un nuovo rapporto per parlare del tasso di preparazione degli Stati a questa nuova ondata di contagi:
“Questa situazione si sta verificando in particolar modo in quegli Stati dove è il COVID a colpire più pesantemente. Abbiamo un sistema sanitario che sta venendo tirato al limite e staff sanitari che stanno davvero avendo difficoltà a gestire una situazione che peggiora di giorno in giorno”.
Anche per questo motivo il Presidente Joe Biden, la cui difficoltà a gestire la pandemia si è trasformata in un collasso degli indici di popolarità (ulteriormente peggiorati anche a causa della debacle in Afghanistan), ha ribadito ad inizio settimana la necessità di vaccinarsi.
Dopo che la Food and Drug Administration (FDA) ha dato lunedì la sua approvazione definitiva all’uso del vaccino Pfizer-BioNTech per i maggiori di 16 anni, Biden si è espresso così dalla Casa Bianca:
“Se siete uno di quei milioni di americani che affermavano di non volersi sottoporre ai vaccini prima di una piena e definitiva approvazione della FDA, ora questo è avvenuto. Il momento che stavate attendendo è arrivato, ed è tempo che vi vacciniate. Fatelo oggi, non perdete altro tempo”.
Per rafforzare la campagna di vaccinazione in corso, Biden ha anche chiesto alle aziende del settore pubblico e privato di imporre obblighi vaccinali nei confronti dei propri dipendenti, nel tentativo di convincere altri milioni di americani a vaccinarsi.
“Se siete un imprenditore, un leader di una no profit, o leader statali o locali che attendevate la piena approvazione della FDA per imporre l’obbligo vaccinale, vi chiedo di farlo ora”, ha detto Biden dalla Casa Bianca.
Nel frattempo proprio oggi il Pentagono ha annunciato l’obbligo vaccinale per tutti i soldati in servizio attivo, mentre la Delta Airlines ha annunciato che dal 1 novembre applicherà una trattenuta allo stipendio di 200$ mensili ai suoi dipendenti non vaccinati per maggiori spese legate all’assicurazione sanitaria.
Questo sforzo da più parti sembra finalmente aver portato ad un lieve aumento del tasso di vaccinazione che dal primo agosto ad oggi (nella media mobile a 7 giorni) è migliorato di quasi il 30% passando da 662 mila somministrazioni al giorno a 860 mila attuali.
Ma si tratta purtroppo di una ripresa ancora troppo debole ed avvenuta troppo in ritardo per avere un impatto significativo sulla situazione catastrofica ormai in essere nei reparti di terapia intensiva di molti Stati americani.
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