Domenica molte organizzazioni delle donne e della società civile statunitense hanno organizzato una serie di manifestazioni a Washington, nella capitale e in altre città del paese, in difesa dei diritti riproduttivi delle donne, in particolare dell’aborto.
La particolarità di queste manifestazioni è che sono state convocate un mese prima delle elezioni presidenziali di medio termine in cui si rinnovano le due Camere del Congresso; il Senato sarà rinnovato solo per un terzo dei suoi membri mentre la Camera dei Rappresentanti nella sua interezza.
Le manifestazioni erano incentrate contro la decisione della Corte Suprema che ha ribaltato il diritto federale all’aborto ed hanno esortato a eleggere nelle elezioni dell’8 novembre i congressisti che si sono espressi a favore del diritto all’aborto.
La questione del diritto all’aborto è entrata nella campagna elettorale come elemento divergente tra Repubblicani e Democratici, con i Repubblicani concentrati principalmente sull’inflazione, le preoccupazioni per la migrazione e la criminalità, i Democratici, si sono concentrati sul dibattito sul diritto all’aborto. In realtà le posizioni sull’aborto conoscono anche una certa trasversalità negli schieramenti, sia tra chi è favore sia tra chi è contrario.
Alla fine di giugno, la Corte Suprema ha posto fine a decenni di tutela federale del diritto all’aborto, lasciando a ciascuno Stato la facoltà di stabilire i propri standard.
L’interruzione della gravidanza è attualmente vietata completamente in Alabama, Arkansas, South Dakota, Idaho, Kentucky, Oklahoma, Louisiana, Missouri, Mississippi, Tennessee, Texas e West Virginia, secondo i dati del Center for Reproductive Rights.
Le marce, guidate per lo più da donne, portavano gli slogan “non torneremo indietro”, “tsunami femminista” e “un voto per salvare i diritti delle donne”.
Nello stesso senso, diversi manifestanti hanno indossato braccialetti o sciarpe verdi, simbolo della campagna a favore della legalizzazione dell’aborto.
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