Trenta prigionieri politici palestinesi in detenzione amministrativa nelle carceri dell’occupazione israeliana sono ancora in sciopero della fame a tempo indeterminato per il 15° giorno, per protestare contro la loro ingiusta detenzione senza accuse né processo, lo riferisce la Palestinian Prisoner’s Society.
L’Associazione dei Prigionieri Palestinesi, un gruppo di difesa dei prigionieri, ha dichiarato che 28 dei 30 detenuti in sciopero della fame sono stati messi in isolamento nella prigione israeliana di Ofer da quando hanno iniziato lo sciopero della fame.
Il gruppo ha dichiarato la scorsa settimana che, nel caso in cui Israele esegua altri ordini di detenzione amministrativa, si prevede che altri prigionieri si uniranno allo sciopero.
Il mese scorso, i detenuti amministrativi nelle carceri israeliane hanno inviato un messaggio in cui affermavano che la lotta contro la detenzione amministrativa continuerà e che le pratiche dei Servizi penitenziari israeliani “non sono più governate dall’ossessione per la sicurezza come effettivo motore dell’occupazione, ma piuttosto sono atti di vendetta dovuti al loro passato”.
Israele ha intensificato la sua politica di detenzione amministrativa contro i palestinesi, dato che il numero di detenuti amministrativi supera attualmente i 760, compresi minori, donne e anziani. Secondo la Commissione per gli Affari dei Prigionieri, l’80% dei detenuti amministrativi sono ex prigionieri che hanno trascorso anni nelle carceri, la maggior parte dei quali erano proprio in detenzione amministrativa, un modello ereditato dall’occupazione coloniale britannica e da questa applicata in tutte le sue colonie imperiali, Irlanda del Nord inclusa.
La politica di detenzione amministrativa di Israele, ampiamente condannata, consente la detenzione di palestinesi senza accuse o processo per intervalli rinnovabili che di solito vanno dai tre ai sei mesi, sulla base di prove non rivelate che persino l’avvocato del detenuto non può visionare.
Amnesty International ha descritto la politica di detenzione amministrativa di Israele come una “pratica crudele e ingiusta che contribuisce a mantenere il sistema di apartheid di Israele contro i palestinesi”.
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