Con una sentenza tardiva e ancora parziale la magistratura genovese ha dovuto riconoscere l’inconsistenza delle accuse di associazione a delinquere che per oltre 2 anni è stata puntata dalla Digos contro i compagni del CALP e di Genova Antifascista. Il gip Claudio Siclari ha disposto l'archiviazione, lasciando però in piedi le accuse legate a reati contro il patrimonio (danneggiamento e deturpamento).
Un’accusa, quella di associazione a delinquere, accompagnata dal solito corollario di attenzioni e pressioni da parte degli apparati repressivi e dei servizi ma che non ha fermato la lotta contro la guerra e i traffici di armi, per i diritti dei lavoratori, non solo quelli portuali, la pratica e la natura antifascista del movimento operaio genovese.
Se c’è un senso di giustizia che rivendichiamo, sta nella comunità operaia di Genova che ha vissuto come suo l’omicidio di Martina Rossi, figlia di uno storico compagno e leader dei portuali genovesi.
La coerenza ha un costo, come USB lo sappiamo, combattiamo allo stesso modo le montature giudiziarie, gli attacchi dei gorilla padronali, dei fascisti e la guerra che ci fanno sindacati complici insieme con le aziende. È nell’etica della lotta che ci siamo trovati dallo stesso lato della barricata con i compagni del CALP.
La coerenza paga, lo si è visto il 25 febbraio a Genova nella manifestazione nazionale che ha preteso e ottenuto di sfilare nel porto, rivendicando il boicottaggio alla produzione e al transito di strumenti di guerra. Oltre 10.000 persone con lo slogan “abbassare le armi alzare i salari” quel giorno hanno manifestato, fuori dalla logica del pacifismo con l’elmetto, contro la guerra e la NATO.
La montatura contro il CALP crolla per mancanza di elementi, quell’inconsistenza è stata messa a nudo dalla solidarietà e dall’ampio sostegno che questa determinazione è stata capace di raccogliere, perché la lotta contro lo sfruttamento, la guerra e per l’emancipazione sociale sono uno strumento formidabile.
USB Confederazione Nazionale
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