Dopo quattro anni di una sanguinosissima guerra di posizione nelle trincee, la seconda battaglia della Marna nella Prima Guerra Mondiale – definita dai comandi tedeschi appunto come Friedensturm, l’assalto della pace – era fondata sulla convinzione che un’ultima vittoria avrebbe condotto alla fine della guerra e ad un trattato di pace con gli anglofrancesi.
L’offensiva si svolse tra il 15 luglio e il 6 agosto 1918. L’azione fu parte dell’ultima grande offensiva tedesca sul fronte occidentale durante la prima guerra mondiale, nel tentativo di uscire dalla stasi della guerra di posizione e cercare lo sfondamento delle linee anglofrancesi per far volgere a favore dei tedeschi l’esito della guerra.
Quattro mesi dopo la vittoria della Rivoluzione bolscevica in Russia (novembre 1917) e la firma del trattato di pace tra Russia e Imperi centrali a Brest-Litovsk, ingenti forze armate tedesche furono dirottate sul fronte occidentale.
Il generale tedesco Ludendorff intendeva attaccare in forze il settore britannico all’estremità settentrionale del fronte, e per fare questo, organizzò una serie di cinque azioni diversive lungo tutto il fronte. In questo modo avrebbe inchiodato le forze francesi e avrebbe attirato rinforzi dal settore britannico.
Nel marzo del 1918, venne avviata la prima di queste azioni diversive. Il 21 marzo, lungo un fronte di 70 km, tre armate tedesche annientarono la V Armata britannica, e avanzarono per oltre 60 km prima di essere arrestate dai rinforzi alleati; i tedeschi però si erano spinti troppo in profondità per riuscire a mantenere le linee di rifornimento.
Il modesto successo ottenuto dall’offensiva tedesca sulla Marna a sud, venne controbilanciato dal fallimento totale dell’offensiva ad est di Reims, che costrinse Ludendorff a cercare di aggirare la piazzaforte della Champagne dall’unica direttrice sulla quale le sue truppe erano riuscite ad ottenere qualche risultato, ovvero da sud.
Questa ulteriore manovra offensiva, che, in pratica, concluse la Friedensturm, fu la premessa di una violenta controffensiva alleata, che prese il nome di seconda battaglia della Marna e che, di fatto, segnò la fine di ogni speranza di vittoria da parte degli imperi centrali.
Le cifre parlano di una vera e propria carneficina nel corso dell’offensiva, con circa 250.000 uomini tra morti, feriti e dispersi per entrambi gli schieramenti. I tedeschi avevano grande fiducia sulle “nuove armi” di cui disponevano. Schierarono sul campo il supercannone detto anche “Cannone di Parigi” (da non confondere con il “Berta” utilizzato su altro fronti) con una gittata che consentiva di colpire la capitale francese, con gravi effetti psicologici sulla popolazione, più che materiali.
Nelle cinque azioni militari, i tedeschi persero quasi 200.000 uomini, e da un balzo offensivo ritenuto decisivo, l’offensiva si trasformò in una sconfitta che demoralizzò le truppe tedesche.
Con la sconfitta sulla Marna, i comandi tedeschi, si resero conto che non era più possibile vincere la guerra, la popolazione era sempre più alla fame, la febbre spagnola mieteva sempre più vittime in una popolazione sempre più debole.
In queste settimane sentiamo parlare in Ucraina di offensiva decisiva, di vittoria prima delle trattative di pace, di illimitata fiducia sulle nuove armi, di azioni sulle città nemiche. La storia dovrebbe e può ancora insegnarci molto. Qualcuno lo spieghi ai guerrafondai del XXI Secolo.
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