Aggiornamenti. Mentre Israele riporta a casa dal Qatar i negoziatori degli ostaggi, i colloqui su una tregua a Gaza – come prevedibile e come annunciato sia da Netanyahu che da Gallanti – sono finiti in un vicolo cieco.
La vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris ha chiamato l’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim Bin Hamad Al-Thani, per ringraziarlo dei suoi sforzi nel garantire la pausa di una settimana, che ha permesso il rilascio di oltre 100 ostaggi.
Ma proprio dai parenti degli ostaggi viene la richiesta di non rinunciare alla tregua. “La fine del cessate il fuoco e il ritorno ai combattimenti obbligano a dare un aggiornamento immediato alle famiglie degli ostaggi”, afferma il forum dei parenti degli ostaggi israeliani.
“Gli ostaggi che sono tornati chiedono di incontrarsi questa sera con il primo ministro e i membri del gabinetto di guerra, insieme a tutte le famiglie di coloro che rimangono in ostaggio. Ogni giorno potrebbe essere l’ultimo, non possiamo lasciarli lì”, si legge nella loro dichiarazione.
Combattimenti a Gaza. Un alto ufficiale israeliano tra i morti del 7 ottobre
Le forze armate israeliane hanno riferito sabato pomeriggio che diversi scontri tra militari israeliani e i combattenti palestinesi sono stati registrati nel nord della Striscia di Gaza per tutto il giorno.
In particolare le Brigate Al Qassam parlano di combattimenti e colpi inferti a carri armati e bulldozer israeliani nelle aree di Sheikh Radwane e Tawan. Alcuni video diffusi documentano le azioni contro i militari israeliani.
Nell’ultima ora, diversi razzi sono stati lanciati dal Libano verso l’area di confine, afferma l’IDF, aggiungendo che sta rispondendo con bombardamenti di artiglieria alle fonti del fuoco libanese. Hezbollah ha dichiarato di aver preso di mira il sito israeliano di Metulla e di averlo colpito ripetutamente. L’esercito israeliano in precedenza aveva dichiarato di aver bombardato ed effettuato attacchi aerei contro siti di Hezbollah nel sud del Libano.
Le Forze armate israeliane affermano che un alto ufficiale scomparso dal 7 ottobre è stato ucciso quel giorno e i suoi resti sono trattenuti nella Striscia di Gaza.
Si tratta del colonnello Asaf Hamami, 41 anni, comandante della Brigata Sud della Divisione di Gaza, adesso riconosciuto come un “soldato caduto detenuto da un gruppo terroristico”, annuncia l’IDF. Hamami era l’ufficiale più alto in grado ad essere stato preso in ostaggio da palestinesi il 7 ottobre.
Un palestinese è stato ucciso ieri dopo che, secondo il portavoce militare israeliano, aveva cercato di avventarsi con un coltello contro soldati che presidiavano un posto di blocco a pochi chilometri da Nablus, in Cisgiordania.
Israele se ne frega dei “consigli” statunitensi sulla guerra e sul dopoguerra
Gli Stati Uniti, durante la tregua nei combattimenti a Gaza, hanno fatto pressione su Israele per un cambio di strategia, spiegando che se le nuove operazioni si fossero tradotte nell’uccisione di molti civili, questo avrebbe significato un rifiuto di Israele nei confronti della posizione americana. Lo scrive il Washington Post.
“Nonostante questo notevole cambiamento di messaggio e di tono, i consiglieri esterni e gli esperti di Medio Oriente hanno affermato che non è ancora chiaro se Biden sia disposto a prendere le distanze o a rompere con Israele se quest’ultimo non ascolta le esortazioni americane e intraprende un’altra campagna aerea ampiamente devastante”, commenta il Washington Post che dà poi la parola a diversi esperti.
“C’è un cambiamento retorico nel modo in cui ne parlano, ma non sembra sostanziale”, ha detto al WP Steven Cook, senior fellow per gli studi sul Medio Oriente e l’Africa presso il Council on Foreign Relations. “Se Israele continuerà a condurre le sue operazioni militari in modo simile, allora saprete che l’amministrazione non ha avuto alcun effetto”.
Anche secondo Itamar Rabinovich, ex ambasciatore israeliano a Washington ed ora al Brookings Institute, i funzionari israeliani riconoscono che non si può ripetere ciò che è accaduto nel nord. Ma ha detto che gli Stati Uniti e Israele “sono probabilmente destinati a una rottura pubblica su ciò che accadrà dopo la fine della guerra a Gaza”.
Per Rabinovich, Biden ha ripetutamente chiesto una soluzione a due Stati con un’Autorità Palestinese “rivitalizzata” che gestisca Gaza e la Cisgiordania, mentre il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha da tempo chiarito di avere “poco interesse” a creare uno Stato palestinese.
Secondo il Washington Post i funzionari statunitensi avevano sperato che la pausa di sette giorni tra Israele e Hamas sarebbe durata più a lungo e avrebbe potuto gettare le basi per un cessate il fuoco permanente, sottolineando che Israele, che ha sigillato il nord di Gaza e non ha permesso ai residenti di tornare, non poteva poi sigillare anche il sud di Gaza e condurre un altro attacco aereo mortale con 2 milioni di civili ammassati lì.
Dopo l’incontro con i leader israeliani a Tel Aviv questa settimana, Blinken ha dichiarato che Israele ha accettato di adottare un “piano chiaro” per evitare la morte di civili prima di riprendere l’assalto al sud di Gaza, anche se non ha fornito dettagli.
Ma la realtà sul campo è ben diversa. Il Ministero della Sanità di Gaza ha riferito che 178 palestinesi sono già stati uccisi da venerdì dopo la ripresa delle ostilità
La Turchia vuole portare Netanyahu davanti alla Corte Penale Internazionale
Il presidente turco Erdogan ha ribadito l’intenzione della Turchia di portare dinanzi la Corte Penale Internazionale con sede all’Aja “Netanyahu e gli altri macellai di Gaza”. Il premier israeliano viene definito “autore di un genocidio” che “deve pagare dinanzi la giustizia”.
“Seguiremo questo procedimento con rigore – assicura il leader turco – I primi contatti con la corte dell’Aja sono stati positivi. Non arretriamo di un centimetro, abbiamo portato documenti e prove. Vogliamo che i vertici israeliani rispondano per quanto accaduto. Questo genocidio non lo dimenticheremo e lo ricorderemo a tutti. Dimenticare significa spianare la strada al prossimo genocidio”.
Erdogan non ha risparmiato critiche al “silenzio dell’Occidente”, un silenzio il cui peso è destinato a durare per generazioni.
“L’Occidente ha un debito con Israele e al di fuori di alcuni Paesi coraggiosi come la Spagna rimane in silenzio. Il massacro di Gaza è destinato a rimanere una macchia nella storia. Una vergogna che non riguarda solo Israele, ma anche coloro che hanno assicurato un sostegno incondizionato a Netanyahu. Il prezzo di tutto questo sarà pagato dalle prossime generazioni”, accusa Erdogan.
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