Non tutti gli scioperi sono uguali, pare. Anche se avvengono in servizi pubblici essenziali...
Oggi medici ed infermieri incrociano le braccia per lo sciopero nazionale di 24 ore indetto dal maggiore sindacato degli ospedalieri, l’Anaao Assomed, e dalla Cimo: secondo le previsioni, l’adesione sarà massiccia e potrebbero saltare 1,5 milioni di visite, esami e interventi.
E non è finita qui. Il 18 è infatti in programma un nuovo sciopero deciso dalle altre sigle della Intersindacale medica.
Sciopero sacrosanto, aggiungiamo noi, che ha come obiettivo – come tutte le altre astensioni dal lavoro di queste ultime settimane – la manovra del governo Meloni. La quale, oltre a peggiorare le condizioni vita di tutte le categorie del lavoro dipendente (anche quelle un tempo più prestigiose e spesso filo-governative), “non tutela medici e cittadini“.
Non a caso lo slogan unitario è “Salviamo il Servizio sanitario nazionale”, ridotto ormai al lumicino e, nonostante questo, continuamente saccheggiato da ogni governo degli ultimi 30 anni.
Inutile parlare del governo che promette “cambiamenti” al testo in approvazione (devono chiudere entro Natale, per non andare in “esercizio provvisorio”), perché promettere non costa mai un euro…
Al centro dell’attenzione della categoria sta la norma della manovra che prevede una stretta sulle pensioni dei sanitari e di una serie di altre categorie tra le quali dipendenti di enti locali, maestri e ufficiali giudiziari.
Una penalizzazione drastica da cui dovrebbero venire escluse quelle di vecchiaia, ma in queste categorie – se non altro per questioni generazionali (moltissime assunzioni sono avvenute quando la popolazione cresceva a buoni ritmi ogni anno e quindi si trovava lavoro stabile in giovane età) – sono numerosissime soprattutto quelle di anzianità.
Lo sciopero, cui aderisce anche il sindacato degli infermieri Nursing Up, è iniziato a mezzanotte, ma naturalmente vengono garantite le prestazioni d’urgenza, ad esempio l’attività dei Pronto soccorso e del 118 e gli interventi per il parto.
Le attività “a rischio” riguardano tutti i servizi senza caratteristiche di urgenza, come gli esami di laboratorio, alcuni tipi di interventi chirurgici, le visite specialistiche e gli esami radiografici (50mila).
Presidi e manifestazioni sono previste in tutto il paese, com’è giusto che sia.
Almeno sei le ragioni della protesta: assunzioni di personale, detassazione di una parte della retribuzione, risorse congrue per il rinnovo del contratto di lavoro, depenalizzazione dell’atto medico, cancellazione dei tagli alle pensioni e individuazione di un’area contrattuale autonoma per gli infermieri.
“Come primo atto, chiediamo che i soldi stanziati in manovra per retribuire il lavoro in più dei sanitari per lo smaltimento delle liste di attesa, circa 200 milioni, vengano invece finalizzati agli stipendi dei medici e dei sanitari, così come i 600 milioni destinati alla sanità privata convenzionata“.
Già, la sanità privata... Vera beneficata dello smantellamento di quella pubblica, cui vengono ogni anno sottratte altre risorse per aumentare invece quelle impegnate nelle “convenzioni”.
Ad oggi nella sanità pubblica mancano 30mila medici ospedalieri, in particolare nel Pronto Soccorso, 65mila infermieri ed entro il 2025 andranno in pensione altri 40mila addetti tra medici e personale sanitario.
Gli stipendi, come ammettono ormai anche numerosi servizi giornalistici mainstream, sono i più bassi d’Europa e stimolano la fuga all’estero (oltre che nella sanità privata) di un numero crescente di operatori.
Le condizioni di lavoro, visti gli effettivi ridotti e ampiamente deficitari, sono ovviamente molto gravose. Specie per i pronto soccorso e i medici di famiglia.
Tutto giusto, non c’è dubbio che le ragioni dello sciopero siano solidissime e condivise anche dalla popolazione.
L’unica cosa che manca, per essere uno sciopero come gli altri, è... la minaccia di precettazione.
Vero è che il ministro interessato non è Salvini (teoricamente addetto ai trasporti), ma Orazio Schillaci, a sua volta medico di professione. Ma non crediamo che le linea del governo sugli scioperi nei servizi pubblici dipenda dai singoli ministri.
È insomma evidente che opera anche qui un “doppio standard”. I medici, molto più degli infermieri e gli altri lavoratori della sanità, vengono insomma riconosciuti come parte della “base sociale teorica” di questo come di altri governi, “professionisti” che “purtroppo” devono essere bastonati quasi come gli autoferrotranvieri o i ferrovieri.
Una base sociale che deve insomma essere attaccata con le politiche di austerità, ma che non si vorrebbe consegnare ai “concorrenti politici”, anche se pure questi sono stati protagonisti della distruzione del servizio sanitario nazionale.
Una dimostrazione, in definitiva, di come a questo governo non freghi assolutamente nulla né dei “disagi per i cittadini”, né – tanto meno – dei diritti complessivi dei lavoratori dipendenti.
Un insieme di propagandisti senza onore e senza vergogna, che tirano fuori una argomentazione ad hoc diversa per ogni problema che devono affrontare. Inattendibili e da far cadere il prima possibile...
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