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07/07/2025

La macchina da guerra Usa in mano alla Cina

Ipotizziamo che la Cina vada in guerra con il paese contro il quale mai vorrebbe combattere, gli Stati Uniti d’America. Ebbene in un simile conflitto partirebbe con un vantaggio non da poco: la dipendenza dell’apparato di difesa Usa dall’industria cinese.

Il 2025 National Security Scorecard appena pubblicato da govini, l’ha messa così: questa dipendenza fa sì che gli Stati Uniti siano «impreparati per la guerra in cui potrebbero dover entrare se la Cina dicesse “oggi è il giorno”». 

Sì perché, secondo il report annuale della compagnia Usa, dall’analisi della spesa del ministero della difesa, le aziende cinesi rappresentano il 9,3 per cento dei principali fornitori (Tier 1) coinvolti nei programmi di difesa statunitensi in nove settori critici: aviazione, marittimo, C4I, supporto missione, nucleare, missili e munizioni, terrestre, difesa missilistica, e spazio.

I ricercatori di govini hanno concluso che le catene di approvvigionamento statunitensi sono “incredibilmente fragili”, perché la Cina, che dagli Usa è considerata un “avversario”, ospita il maggior numero di fornitori di primo livello degli States.

In particolare, la difesa missilistica è il settore con la maggiore dipendenza, con l’11,1 per cento dei fornitori cinesi. Quello nucleare invece ha la dipendenza più bassa (7,8 per cento), ma anche qui, tra i fornitori esteri, la Cina è al primo posto con 534 aziende, superando alleati come Canada (405) e Regno Unito (366). Inoltre, il numero di fornitori cinesi per il settore nucleare nel 2024 è aumentato del 45,5 per cento rispetto all’anno precedente.

C’è poi il capitolo specifico dei minerali critici (la cui produzione è dominata dalla Cina) da cui dipendono centinaia di sistemi di armamento Usa nell’aviazione, nella marina e una manciata nel nucleare.

Per avere un’idea di quanto la macchina bellica Usa dipenda dalla Cina, basta guardare ad alcuni dei suoi fiori all’occhiello:
- i caccia F-35 contengono oltre 400 kg di terre rare per unità, per i motori a reazione, l’avionica, le munizioni e il radar;
- l’ultimo jet Usa di nuova generazione, l’F-47, con il suo sistema NGAD (Next-Generation Air Dominance), probabilmente conterrà una quantità sostanziale di minerali critici, considerando l’integrazione di tecnologie all’avanguardia, come i velivoli senza pilota e l’intelligenza artificiale;
- i sottomarini di classe Virginia utilizzano 4.200 kg di terre rare e i cacciatorpediniere di classe Arleigh Burke ne richiedono 2.360 kg per i loro radar, le munizioni e altre tecnologie;
- i droni Predator, i missili Tomahawk, le bombe intelligenti Joint Direct Attack Munition (JDAM) e i sistemi radar avanzati si basano tutti su magneti in terre rare per la propulsione, il puntamento e la guida.

Pechino ha utilizzato le recenti restrizioni all’export verso gli Usa di alcuni di questi minerali ed elementi chiave per ottenere concessioni nella trattativa commerciale con l’amministrazione Trump.

Secondo il report di govini, attualmente la Cina è in grado di paralizzare la produzione dei sistemi di armamento Usa più avanzati. Infatti – secondo quanto rivelato ad aprile dalla stessa compagnia – 80.000 componenti di armi negli Stati Uniti vengono realizzati utilizzando antimonio, gallio, germanio, tungsteno o tellurio. Con l’approvvigionamento globale di questi cinque minerali controllato dalla Cina, quasi il 78 per cento di tutti i sistemi d’arma statunitensi potrebbe essere colpito dalle restrizioni alle esportazioni.

La Cina controlla inoltre circa il 70 per cento della produzione globale delle 17 terre rare anch’esse impiegate anche nell’industria della difesa. In base alle stime disponibili, oltre l’80 percento delle catene di fornitura dei sistemi d’arma del Pentagono incorpora antimonio, gallio o germanio.

Ovviamente, un affrancamento nel breve termine da questa dipendenza da parte degli Stati Uniti non è possibile, perché avviare nuove miniere e costruire nuove catene di approvvigionamento richiede tempo.

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