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26/10/2025

I 30 anni di "Mellon Collie": infinita tristezza e smisurata ambizione

L'anniversario: un trentennio da kolossal

Esagerato, unico e inconfondibile, oggi come trent'anni fa. Quando arrivò nei negozi, il 23 ottobre 1995, “Mellon Collie And The Infinite Sadness” parve quasi l’atto finale dell'alternative rock. Un kolossal che condensava in due ore il mood dell'intero decennio Novanta e della Generazione X: rabbia, malinconia, confusione, sogni smisurati e destinati a essere infranti. Oggi, trent’anni dopo, il capolavoro degli Smashing Pumpkins suona ancora come un viaggio totale dentro le emozioni della giovinezza, e dentro l’ambizione ipertrofica del suo autore, Billy Corgan. Non a caso, lo stesso Corgan lo definì “The Wall for Generation X”. Il paragone con i Pink Floyd era volutamente provocatorio, ma non così campato in aria: “Mellon Collie” è una sorta di concept-album senza trama, una sinfonia rock sulla giovinezza e sul suo tramonto. Non c’è un personaggio, non c’è una storia da seguire, ma c’è un filo rosso emotivo fortissimo che tiene tutto insieme: la consapevolezza che crescere significa perdere per sempre qualcosa di sé. “Time is never time at all/ you can never ever leave without leaving a piece of youth”, canta Corgan in “Tonight, Tonight”, e in quei versi è distillata tutta l'essenza più pura del disco.

Nell'anno domini 1995, gli Smashing Pumpkins arrivavano da due dischi di culto: “Gish” e, soprattutto, “Siamese Dream”. Potevano reiterare all'infinito quella formula ma così facendo, in fondo, avevano tutto da perdere. Invece di ripetersi, scelsero così la via più folle: registrare 57 brani, ridurli a 28 e pubblicarli in un doppio album (triplo in vinile) che non somigliava a niente di già sentito. Con l’aiuto di Flood e Alan Moulder alla produzione, Corgan costruì un universo sonoro che mescolava generi e atmosfere opposte: dal pop orchestrale di “Tonight, Tonight” alla furia metal di “X.Y.U.”, dal grunge graffiante della hit “Bullet With Butterfly Wings” al sogno rarefatto di “In The Arms Of Sleep”. Pur legato all'era grunge, il leader degli Smashing capì che la rabbia da sola non bastava più. Voleva unire la visceralità del grunge con la monumentalità del pop, la sensibilità dell’art rock con l’energia del metal alternativo.

“Mellon Collie” è un saggio estremo dell'abilità della band nel passare dall'"infinita tristezza" a scariche di adrenalina purissima, da contemplazioni trasognate a virulente invettive. Il tutto arrangiato in modo piuttosto magniloquente, tanto da far ricordare perfino qualcosa delle sinfonie progressive dei Genesis e dei deliqui glam-rock di Bowie. Il risultato è un’opera debordante e compatta al tempo stesso, dove ogni brano apre una porta diversa sullo stesso universo.

La hit trainante è "Bullet With Butterfly Wings", destinata a divenire uno degli inni dell'intero decennio col suo ritornello da knock-out: "The world is a vampire, sent to drain/ Secret destroyers, hold you up to the flames/ And what do I get, for my pain/ Betrayed desires, and a piece of the game". Un urlo di frustrazione generazionale (“Despite all my rage, I am still just a rat in a cage”) che si va ad affiancare idealmente a “Smells Like Teen Spirit” dei Nirvana tra gli innni indiscussi della Gen X. “Tonight, Tonight” è un'ode all’innocenza perduta, “1979” un ricordo sospeso tra nostalgia e libertà in tre minuti di perfezione pop, “Zero” il nichilismo tradotto in slogan, “Thirty-Three” una confessione intima. E poi c’è tutto il resto: la furia psichedelica di “X.Y.U.”, la dolcezza eterea di “In The Arms Of Sleep”, le derive oniriche di “Thru The Eyes Of Ruby”.

Nel calderone di Corgan finisce una moltitudine di suoni e stati d’animo che raccontano tutto il possibile del rock degli anni Novanta: art rock, alternative metal, dream-pop, psichedelia, folk elettrico. Uno specchio del disordine adolescenziale attraverso un viaggio senza direzione che passa anche attraverso le filastrocche di "We Only Come Out At Night", con accompagnamento di pianola e clavicembalo, e di "Cupid De Locke", con la sua soffice arpa immersa in atmosfere psichedeliche non lontane da quelle di Syd Barrett e dei primi Pink Floyd, fino alla struggente ballad "By Starlight", con la sua atmosfera trasognata da cui trapela tutta la “infinita tristezza” del titolo.

Mellon Collie And The Infinite Sadness” è il ritratto di un’età di passaggio, fatta di estremi e di sbalzi, dove dolcezza e rabbia convivono senza equilibrio. È anche, forse, il primo vero tentativo di Corgan di raccontare se stesso con tutta la complessità che lo contraddistingue: megalomane e vulnerabile, geniale e insicuro, capace di passare dal delirio di onnipotenza all’abisso della tristezza nel giro di un verso.

All’epoca, il mondo del rock era ancora scosso dalla rivoluzione di “Nevermind”. Il grunge aveva spazzato via l'euforia colorata degli anni Ottanta, riportando in primo piano rabbia, disillusione e realismo. Ma Corgan non voleva fermarsi lì. Voleva prendere quell’energia e trasformarla in qualcosa di più ampio, quasi sinfonico. “Mellon Collie” è, in fondo, il primo grande album post-grunge: conserva l’urgenza e il disagio di Seattle, ma li rielabora con un senso melodico e una cura produttiva che guardano oltre.

Bestseller inaspettato (con oltre dieci milioni di copie vendute in tutto il mondo), il disco ha ottenuto sette nomination ai Grammy Awards, tra cui Album of the Year e Record of the Year, ed è da tempo universalmente riconosciuto come uno dei più grandi lavori rock dei Nineties.

Pur con tutti i suoi eccessi e i suoi suoni inconfondibilmente legati a un'epoca, “Mellon Collie” rimane un punto fermo anche trent’anni dopo. Uno di quei dischi che definiscono un’epoca e, al tempo stesso, la superano. Forse perché dietro le chitarre distorte e le orchestrazioni grandiose, si cela un racconto universale: la fine della giovinezza, vista con la consapevolezza di chi la sta ancora vivendo. “Our lives are forever changed, we will never be the same”, canta Corgan – e a riascoltarlo oggi, sembra parlare a chiunque sia stato giovane.

Fu anche un passaggio paradossale nella saga delle Zucche. Mentre infatti gli Smashing Pumpkins toccavano l’apice del successo, il loro leader si sentiva sull’orlo del collasso. L’ossessione per il controllo – scriveva, arrangiava e suonava quasi tutto – lo aveva isolato; la tensione interna nella band cresceva, preludio di un declino inevitabile, che sarebbe arrivato dopo un ultimo, straordinario colpo di reni di nome “Adore”, il disco in cui Corgan declinò l'alternative rock dei 90 con i linguaggi più magnetici della darkwave del decennio precedente.

Al tempo stesso, “Mellon Collie” è stato il disco che ha messo fine a una certa idea di rock come forma d’arte totale. Negli anni successivi, il genere avrebbe iniziato a frammentarsi in mille rivoli, a inseguire altri linguaggi. Ma nel 1995, per un istante, sembrò che tutto potesse ancora tenuto insieme in quei debordanti inni alla tristezza infinita.

Riascoltarlo oggi significa tornare a quel momento, ma con uno sguardo diverso. Da quelle chitarre non trasuda più rabbia, ma nostalgia, e anche le orchestrazioni, che allora sembravano monumentali, oggi ci sembrano più ingenue. Trent’anni dopo, “Mellon Collie And The Infinite Sadness” resta ciò che è sempre stato: un disco che riflette sulla fine della giovinezza e che, paradossalmente, non smette mai di rinascere. (Claudio Fabretti)


La celebrazione: riedizione e opera lirica

Billy Corgan ha deciso di celebrare il trentennale del disco con un progetto ambizioso anche per i suoi standard: trasformare “Mellon Collie And The Infinite Sadness” in un’opera lirica. Dal 21 al 30 novembre, alla Lyric Opera di Chicago, porterà in scena “A Night Of Mellon Collie And Infinite Sadness”, sette spettacoli con la Lyric Opera di Chicago e il coro, diretti da James Lowe. Sul palco, accanto a Corgan, si esibiranno il soprano Sydney Mancasola, il mezzosoprano Zoie Reams, il tenore Dominick Chenes e il baritono Edward Parks, per un’esperienza che fonderà opera, rock e arte performativa. “Opera e rock raccontano emozioni amplificate - ha spiegato il leader degli Smashing Pumpkins - e voglio onorare entrambe le tradizioni nel modo più ispirato possibile”. Un’idea folle e smisurata, ma in fondo perfettamente coerente con la storia di un disco che già nel ’95 mirava a essere più di un semplice album.

Accanto all’opera, arriverà anche una riedizione monumentale: un cofanetto da collezione in sei vinili (o quattro cd), con oltre ottanta minuti di registrazioni inedite dall'Infinite Sadness Tour del 1996, un libro rilegato con nuove note firmate da Corgan, litografie, tarocchi personalizzati e una borsa in velluto.

La riedizione sarà disponibile dal 21 novembre in due versioni deluxe – 6Lp e 4cd – entrambe arricchite da 80 minuti di registrazioni dal vivo inedite tratte dal tour del 1996.
Le nuove edizioni deluxe saranno in vendita sullo shop di Universal Music Italia.

La versione 4cd includerà nuove note bio-discografiche curate da Billy Corgan, mentre il cofanetto 6Lp in vinile conterrà la stessa tracklist (l’album originale e i brani live del tour Infinite Sadness ’96), accompagnato da:

  • un libro rilegato,
  • un set di tarocchi personalizzato,
  • sette litografie incorniciabili,
  • il tutto racchiuso in una confezione in velluto con borsa da trasporto in tessuto.

L’intero materiale, inclusi i live del 1996, sarà disponibile anche in formato digitale.

Le registrazioni inedite, considerate da molti fan una sorta di Sacro Graal, mostrano la band nella sua formazione originale al massimo della forma.

“Portare alla luce queste registrazioni dell’ultimo vero tour su larga scala della formazione originale è stato un vero atto d’amore”, racconta Billy Corgan. “Riascoltarle è stato dolceamaro, considerando che dopo lo scioglimento del 1996 non siamo più stati gli stessi, né emotivamente né spiritualmente. Ma oggi come allora la band gode di una grande energia e in questi nastri si sente tutta la nostra forza di volontà”.

È già possibile effettuare il presave dell’album e ascoltare il brano dal vivo appena scoperto, “Geek U.S.A. (The Infinite Sadness Tour ’96)”, disponibile qui.
Qui sotto il videoclip del brano.


La recensione

È il 1995: la cosiddetta scena di Seattle sta dando sempre più evidenti segni di rigor mortis, i suoi alfieri Nirvana sono un ricordo, sta nascendo quello che di lì a poco verrà (orribilmente) chiamato "nu-metal"... ma per ora su Mtv fa furore il video di una canzone dalla classica struttura ruffianamente grunge, strofa piano-ritornello incazzato: si chiama "Bullet With Butterfly Wings" ed è degli Smashing Pumpkins, quartetto di Chicago costituitosi sei anni prima attorno al leader Billy Corgan. Il brano, dall'immediato impatto emotivo, forte anche delle liriche "despite all my rage I'm still just a rat in a cage" che Billy urla nel refrain, svolge perfettamente il suo ruolo di esca per milioni di ragazzini che si avventano a comprare il disco che lo contiene, ansiosi di colmare il vuoto lasciato da Cobain e soci; ma quello che questi incauti avventori si trovano tra le mani è ben altro che una semplice raccolta di canzoni pop condite da suoni punk-metal (non che questo fosse tutto ciò che conteneva un album dei Nirvana, ma tanto per capirsi...). Già il titolo, "Mellon Collie And The Infinite Sadness", e la copertina, decadente e romantica, dovrebbero lasciarlo intuire.

In questo doppio album, che segue un esordio acerbo ma incoraggiante ("Gish", 1991), un capolavoro assoluto capace di scardinare e ricreare le coordinate di un nuovo genere di rock ("Siamese Dream", 1993: in qualche modo avvicinabile al movimento dello shoegazing, è un disco costruito su muri di chitarre saturissime oscillanti tra metal e noise, alternate a oasi di assoluta serenità melodica, su cui Corgan innesta nenie vocali sognanti e dolcissime), e una interessantissima raccolta di rarità ("Pisces Iscariot", 1994), l'incontrollabile ego di Corgan viene lasciato finalmente libero di scorrazzare per ogni anfratto dell'universo musicale che gravita nei dintorni della parola "rock", anche laddove sia necessario forzare (e non poco) la mano per ritrovare i canoni tipici del genere: il risultato è una raccolta di ventotto canzoni, divise in due sezioni dai suggestivi titoli "Dawn To Dusk" e "Twilight To Starlight", quasi tutte stupende nella loro eccessiva, strabordante teatralità, e in grado di alternare con una noncuranza disarmante stili e generi tra i più disparati.

Si passa dal grunge-rock della già citata "Bullet With Butterfly Wings" al pop sinfonico della meravigliosa "Tonight, Tonight", da esperimenti proto-industrial ("Love", "Tales From A Scorched Earth" - quest'ultima decisamente Nine Inch Nails) a ballate tristi e semiacustiche come "In The Arms Of Sleep", "Galapagos", "By Starlight"; e ancora, da scherzi minori come "Beautiful" o "We Only Come Out At Night" al rock radiofonico (ma con che classe...) di "Here Is No Why" o "Muzzle"; dall'hardcore di "X.Y.U.", al rock a la "Siamese Dream" di "Jellybelly", da brani inconfondibilmente progressivi fin dai titoli ("Porcellina Of The Vaste Oceans", "Thru The Eyes Of Ruby") alla meravigliosa pop-wave di "1979", dal metal ("Fuck You") al dream-pop ("Cupid De Locke"), in un ribollente calderone di suoni, chitarre, melodie, parole. Su tutto, l'acida voce di Corgan, sempre al limite del sopportabile con quel timbro così particolare e nasale che ne è anche il marchio di fabbrica.

Impossibile coprire tutto l'arco musicale seguito in questo album da Corgan alla guida (dispotica) delle sue zucche: troppo ampia la materia di studio, troppo vasti i territori esplorati. Così come è impossibile indicare un capolavoro o un brano rappresentativo - non a caso, dal doppio cd verrano estratti sei singoli, ciascuno dei quali pubblicato insieme a diversi inediti (molti dei quali, peraltro, di estremo interesse) a testimonianza di un momento di grazia creativa incontenibile.

Unico trait d'union del disco, come il suo titolo lascia intuire, è un'aura di malinconia decadente che pervade tutte le tracce, sublimata in rabbia depressa nei brani più chitarristici o stemperata in languido romanticismo in quelli più atmosferici; anche questa componente contribuisce a rendere unico il risultato finale, salvandolo dal rischio di essere solo un'accozzaglia di ritagli musicali disparati e rendendolo un'opera competa e chiusa.

Dopo aver esplorato il rock in lungo e in largo, Corgan non aveva altro da fare nei suoi territori e ha dovuto cambiare strada. I risultati non sono stati all'altezza del personaggio, e l'agonia musicale di Billy è stata (è ancora?) lunga e dolorosa, dapprima con gli ultimi lavori degli Smashing Pumpkins e poi col progetto Zwan. Quello che è certo è che con questo doppio album Corgan e soci hanno lasciato ai posteri un monumento alla musica, una summa del rock (più o meno mainstream ) che assieme a pochi altri lavori potrebbe servire da sussidiario o compendio per iniziare a conoscere le infinite sfaccettature in cui si è evoluto dagli anni Settanta agli anni Novanta. (Emiliano Merlin)

Fonte

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