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31/10/2025

Un flop la manifestazione pro-Israele a Roma

Un po’ avrà influito il maltempo ma forse ha influito ancora di più l’enorme contraddizione di voler sostenere uno stato che sta producendo un genocidio. Fatto sta che la manifestazione a sostegno di Israele e contro l’antisemitismo di ieri a Roma è stato un visibile flop.

Curiosa la coincidenza tra la data di Roma e la conclusione del 39° Congresso Sionista Mondiale a Gerusalemme. Dei 525 delegati, il 38% proviene da Israele, il 29% dagli Stati Uniti e il 33% dal resto della diaspora. È evidente come il sionismo non sia un progetto solo legato al territorio israeliano ma un progetto suprematista e coloniale con dimensioni internazionali.

Ieri sera solo qualche centinaio di persone si sono radunate a Piazza SS Apostoli convocate dall’Associazione 7 Ottobre e da una trentina tra associazioni ebraiche, giornali, e partiti politici come FdI, Lega, Forza Italia, Italia Viva, Azione.

Per Fdi, sono intervenuti il capogruppo Lucio Malan e Giovanni Donzelli, presente anche l’ex ministro Giulio Terzi di Sant’Agata. Per Forza Italia il capogrupppo Maurizio Gasparri e Andrea Orsini, per la Lega Simonetta Matone, per i renziani Maria Elena Boschi, per Azione Elena Bonetti. A rappresentare il PD, che però non ha aderito, c’era Pina Picierno, leader della corrente moderata. Nel pubblico anche Renato Brunetta, il presidente del CNEL che proprio recentemente ha ospitato un convegno dei filo-israeliani nel quale sono circolate affermazioni che hanno suscitato indignazione.

Da sottolineare quanto detto dal presidente della “Associazione 7 Ottobre” Stefano Parisi (ex presidente di Confindustria e candidato della destra al Comune di Roma negli anni scorsi), il quale ha ringraziato i soldati israeliani “che difendono la sicurezza degli ebrei a Gaza”, come se a Gaza ci fossero ancora coloni ebrei da difendere (non ce ne sono dal 2005) e non migliaia di civili palestinesi morti sotto le macerie. Un concetto declinato anche dal fratelloitaliota Donzelli come “il diritto di Israele ad esistere in sicurezza”, una condizione esclusiva, come se i palestinesi non debbano mai usufruire di questo diritto alla sicurezza.

Per dare un’idea del clima, una giornalista che stava raccogliendo interviste nella piazza è stata apostrofata con “sei una rotta in culo” ed è stata allontanata dalla polizia.

Il giornale filo-sionista Il Riformista, lamenta oggi che “Nelle ultime stagioni l’Italia ha conosciuto troppi episodi oltre la soglia dell’opinione: pressioni, disinviti, minacce, censure di fatto”.

Il paradosso è che in questa condizione si sono trovati per anni giornalisti e attivisti italiani o esponenti delle comunità palestinesi in Italia, ai quali per anni sono state vietate aule universitarie o scolastiche, hanno subito pressioni e censure professionali, sono stati disdetti inviti precedentemente accordati dopo le pressioni dell’ambasciata israeliana o dei gruppi sionisti su rettori e istituzioni.

Poi, di fronte ad un inaccettabile genocidio del popolo palestinese sotto gli occhi di tutti, questo meccanismo si è finalmente rotto e la censura – e l’autocensura – non hanno più funzionato come prima.

Si capisce che sionisti e filo-israeliani vorrebbero ripristinare la situazione precedente a due anni fa, quando la narrazione israeliana della realtà spadroneggiava senza contrasti nei mass media come nelle università, e si vede anche che ci stanno provando con ogni mezzo.

Ma chi è sceso in piazza in questi anni e soprattutto negli ultimi mesi per la Palestina, non è intenzionato a cedere un millimetro né a concedere spazi nel nostro paese al ripristino di una narrazione suprematista e razzista sulla questione palestinese ispirata dagli apparati ideologici dello Stato di Israele.

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