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20/10/2025

La commedia di Meloni sulla tassazione alle banche, ancora una volta

Ci sarà tempo per analizzare più attentamente le varie voci della legge di bilancio. Anche su questo giornale abbiamo accennato a qualche riflessione, ma ora che il testo del Consiglio dei Ministri è stato licenziato si potrà dire qualcosa in più. A partire dall’elemosina di 20 euro alle pensioni minime e dal rinvio dell’aumento dell’età pensionabile... in pratica a chi sarà al governo nella prossima legislatura.

Quello che sappiamo per certo è che il fulcro sarà l’aumento delle spese militari secondo i vincoli NATO, e le coperture arrivano per lo più da tagli al resto secondo i vincoli della UE. Un combinato disposto di povertà e morte, ormai difficile da nascondere. Ma è anche il caso di analizzare come si è risolta la diatriba che ha scosso momentaneamente il governo: quella sulla tassazione degli extraprofitti bancari.

Come già era successo in passato, da una parte c’è la Lega, che si erge a paladina dei piccoli imprenditori, e anche di tanti piccoli evasori, affermando che il contributo delle banche è “doveroso e ragionevole”. Dall’altra Forza Italia, che con Tajani ci ha tenuto ad affermare che una tassa sugli extraprofitti è un “concetto da Unione Sovietica”.

Nel caso, ce lo rivendichiamo, in un paese in cui persino il Presidente della Repubblica, che ha firmato di tutto e di più, ha sottolineato come la maggior parte delle entrate fiscali provenga da dipendenti, pubblici e privati, e pensionati. Ma ciò che è interessante è come alla fine abbiano trovato un accordo i tre partiti di governo.

Nella manovra vi sono una serie di interventi che si stima dovrebbero garantire un gettito pari a 4,3 miliardi per i prossimi due anni, e altri 2,5 miliardi nel 2028. Un totale di circa 11 miliardi nel triennio a venire. I pilastri di questo ‘prelievo’ sono sostanzialmente due: l’aumento dell’Irap e, appunto, questo contributo volontario sugli extraprofitti, che va però sviscerato per comprenderlo a pieno.

Per quanto riguarda l’Irap, l’importo dovuto aumenterà di 2 punti percentuali, dal 4,65% al 6,65% per le banche e dal 5,9% al 7,9% per le assicurazioni. Al riguardo, però, Lando Maria Sileoni, segretario generale della Federazione Autonoma Bancari Italiani (FABI), ha già messo in chiaro chi sarà a pagare lo scotto del provvedimento, alla fine.

“Esiste la possibilità teorica – dice Sileoni – che le tasse in più vengano recuperate con maggiori costi sui servizi pagati dalla clientela, come i conti correnti”. Non solo, quindi, è stato già indicato dove le banche recupereranno l’aumento dell’Irap, ma l’incremento dei costi legati ai servizi era già stato messo in conto con la riduzione dei tassi di interesse e dunque con la riduzione dei margini di profitto su prestiti e mutui. Ora le banche hanno pure il capro espiatorio per la loro rapacità.

Per quanto riguarda poi il contributo volontario sugli extraprofitti, è sempre Sileoni a chiarire il meccanismo che, tirate le somme, andrà a favorire le banche. Non c’è, infatti, una tassa sui bilanci di quest’anno, ma la possibilità di svincolare ora i miliardi degli extraprofitti del 2023 messi a riserva, e pagare immediatamente su di essi un prelievo comunque dovuto entro il 2029.

Sileoni storce il naso di fronte a un sistema che, nei fatti, è molto poco ‘volontario’: “chi vuole pagare nel 2026 paga il 27,5%, altrimenti rischia di pagare il 40% nel 2029”. La realtà, però, è che il governo sta facendo un favore alle banche, riducendo il contributo che sarebbe dovuto, per recuperare immediatamente soldi e mascherando il tutto come impegno degli istituti per la collettività.

Quanto effettivamente verrà tolto alle casse dello stato è chiarito in un prospetto pubblicato dall’ANSA e che riportiamo qui a sinistra. Il contenuto è inequivocabile: sono 700 i milioni di euro in meno che arriveranno al bilancio, garantendo così di potersi intascare una porzione maggiore degli extraprofitti incassati. Il contrario di una misura perequativa.

Inoltre, stando a una sentenza del primo agosto della Corte di giustizia UE, poiché l’Irap sul 50% dei dividendi incassati dalle partecipate estere delle banche italiane è stata valutata come illegittima, lo stato ha già previsto un esborso di circa 1,5 miliardi di euro per pagare i rimborsi che verranno chiesti: quasi tutto quello che verrà preso verrà nei fatti restituito.

Un gioco delle tre carte, con il quale Salvini può dire di aver difeso i lavoratori, Tajani le banche, Meloni di aver trovato i fondi necessari per aumentare le spese militari, gli istituti bancari e assicurativi di essere stati costretti a pagare più di quanto dovevano per il bene di tutti... recuperando poi buona parte del contributo. E coloro che ci andranno a perdere, nei fatti, saranno solo lavoratori e pensionati
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