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27/10/2025

La UE lancia RESourceEU per rispondere alla Cina sulle terre rare

Dal palco del Forum 2025 Berlin Global Dialogue la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha lanciato il nuovo ed ennesimo piano per dare alla UE maggiore autonomia e allo stesso tempo fornirgli gli strumenti per continuare la guerra commerciale alla Cina che, a conti fatti, Bruxelles sta facendo per conto di Washington.

Il fulcro del progetto, questa volta, sono le terre rare. Il presidente statunitense Donald Trump aveva già intimato alla UE di allinearsi alle richieste stelle-e-strisce sulle relazioni con altri attori globali, in primis Pechino. La riaccensione dello scontro col Dragone che gli USA hanno promosso nelle ultime settimane sul piano delle restrizioni negli scambi è stato come dare il ‘via’.

I Paesi Bassi hanno seguito per primi, con il commissariamento dell’azienda produttrice di chip Nexperia. Ma il caso ha mostrato tutte le debolezze della UE nella competizione globale, e tutte le sue dipendenze in un quadro di crescente frammentazione del mercato mondiale – o almeno di rottura con le filiere cinesi.

I vertici europei sono ben consapevoli di queste debolezze, e vogliono correre ai ripari il prima possibile. RESourceEU nasce con questa prospettiva. Dopo il REPowerEU, che serviva a ridurre la dipendenza energetica dalla Russia cercando legami alternativi, ora arriva il suo omologo per le terre rare contro la Cina, su cui quest’ultima ha deciso ulteriori controlli alle esportazioni.

“Che si tratti di energia o materie prime, difesa o digitale – ha detto von der Leyen – l’Europa deve lottare per la propria indipendenza. Abbiamo imparato questa lezione dolorosamente con l’energia, non la ripeteremo con le materie prime critiche”. Ricordiamo, infatti, che le terre rare sono un gruppo di 17 elementi fondamentali nei prodotti elettronici, aerospaziali, militari e nelle tecnologie della transizione verde.

Insomma, è bene dirlo: come per il gas russo, è sostanzialmente la politica estera statunitense ad aver determinato le scelte europee. Bruxelles, però, cerca di approfittarne per un salto di qualità nella competizione globale. Infatti, la presidente della Commissione ha chiarito che si cercherà una collaborazione “con i nostri partner del G7 per una risposta coordinata, ma dobbiamo anche considerare questa come una sfida strutturale”.

Tradotto: ne va della capacità della UE di essere una potenza globale. Le strade sono due. Innanzitutto, provare comunque a trattare con Pechino... ma il fatto che il ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul, sia stato costretto ad annullare la sua visita in Cina perché nessuno era disponibile per incontri ufficiali non fa ben sperare.

La seconda passa invece dallo stringere legami alternativi per le forniture. Da Berlino, von der Leyen ha parlato di trattative già in corso con India, Filippine, Thailandia, Malesia, Emirati Arabi Uniti, e della prospettiva di rafforzare i partenariati con Ucraina, Australia (con cui ha da poco stretto un importante accordo anche Washington), Cile, Canada, Kazakistan, Uzbekistan e Groenlandia.

Il commissario europeo all'Industria, il francese Stéphane Séjourné, è entrato maggiormente nei dettagli. RESourceEU sarà fatto di nuovi accordi commerciali, ma anche dell’incremento della produzione di terre rare in Europa e della protezione delle catene del valore, a partire dalla creazione di un centro congiunto di acquisto e stoccaggio delle materie prime essenziali, come quello giapponese.

Altro elemento fondamentale sarà quello del riciclo. “Si parte da un’economia circolare, non per motivi ambientali, ma per sfruttare le materie prime critiche già contenute nei prodotti venduti in Europa”, ha specificato von der Leyen. Diremmo noi: “non avevamo dubbi che l’ambiente era l’ultima delle vostre preoccupazioni, in pieno stile greenwashing”.

Per concludere, la presidente della Commissione ha affermato che ci troviamo in una fase di “geoeconomia conflittuale”, in cui, tra l’altro, l’economia stessa viene ‘militarizzata’: “non possiamo più separare la sicurezza e la difesa dalla crescita economica”. In questo scenario, per von der Leyen “l’Europa ha tutto ciò che serve per essere indipendente”.

Non è di certo un caso che l’altro argomento trattato dalla politica tedesca durante il Forum sia stata la pesantezza istituzionale della UE, che limita e ritarda le decisioni. Un’eco alle parole di Draghi sul “federalismo pragmatico” da poco pronunciate dall’economista italiano. Gli imperialisti UE non hanno rinunciato ai loro piani. Ce li faranno solo pagare in maniera ancora più salata.

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