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06/11/2012

Il sismografo siciliano

In approfondimento all'intervista di Gaspare Mutolo ripresa dal Fatto Quotidiano ieri, riporto di seguito l'analisi di Giannuli circa l'approccio di Cosa Nostra alle recenti elezioni regionali siciliane.
Personalmente non pensavo di riscontrare una convergenza così marcata con le parole di Mutolo.


Il sismografo siciliano

In diverse occasioni i segnali di un terremoto politico in arrivo si sono manifestati in Sicilia, come direbbe Pirandello “teatro del Mondo”. La strage di Portella delle Ginestre fu il segnale che fece precipitare la situazione, ponendo fine dell’intesa del Cln e determinando l’espulsione delle sinistre dal governo. Nel 1959 l’esperimento milazziano (che associava una parte della DC al Pci ed al Msi contro il candidato ufficiale della Dc) fu uno dei segnali dell’esaurimento della stagione centrista e dell’avvento del centro sinistra. Poi, la stagione delle guerre di mafia accompagnarono, come lugubre contrappunto, quella del terrorismo. Ma fu in particolare nel passaggio fra la prima e la seconda repubblica che il “sismografo siciliano” funzionò al meglio: nel 1987 la mafia, insoddisfatta per lo scarso impegno della Dc a proprio favore, tributò un clamoroso successo elettorale sia dei radicali che dei socialisti che raccolsero percentuali altissime nel seggio dell’Ucciardone. Poi, nel 1992, venne il delitto Lima, un segnale molto chiaro: abbiamo ancora davanti agli occhi le immagini di un atterrito Giulio Andreotti al funerale del suo proconsole siciliano. Poi vennero le stragi del 1993 e la successiva trattativa… la Mafia stava ricollocandosi nel nuovo sistema e stava ridefinendo le sue interlocuzioni politiche. Erano gli anni del 61 a 0 a favore del centrodestra nei collegi siciliani.
Poi, in anni assai più recenti, l’idillio con il partito del Cavaliere è andato raffreddandosi sin quasi a sparire. Già nel 2005 qualche collaboratore di giustizia riferiva dell’insoddisfazione per le concessioni troppo avare ricevute in cambio dell’appoggio dato. Ciò nonostante, Cosa Nostra confermò le sue simpatie tanto nelle elezioni del 2006 quanto in quelle del 2008.

Poi, nella sera del 26 febbraio 2010, un uomo coperto da un impenetrabile casco nero, uccise a bastonate l’avvocato Enzo Fragalà (già deputato di An e difensore di molti imputati di mafia) nel portone del suo studio. Una collaboratrice di giustizia sostenne che il delitto era stato causato dal fatto che l’avvocato “aveva mancato di rispetto alla donna di un suo cliente” (e ti pareva?! In Sicilia la pista del delitto d’onore e simili non manca mai), poi si parlò di una interrogazione presentata anni prima da Fragalà a proposito dell’Ems; ma non se ne è saputo più granché ed il dubbio che questo delitto somigli troppo ad un secondo caso Lima continua ad aleggiare. Di fatto, gli avvocati penalisti palermitani presenti alle esequie di Fragalà, non avevano facce molto diverse da quella di Andreotti nella precedente occasione…

Ora vengono queste elezioni, con il Pdl che precipita da più di 900.000 a circa 250.000 voti. Naturalmente non tutto può essere spiegato con i voti di Mafia, che, secondo stime abbastanza condivise, ammonterebbero a circa 200.000. Sicuramente ci sono altre componenti: il disorientamento generale dell’elettorato di destra che non riconosce più nel Cavaliere un cavallo vincente su cui puntare, i voti di protesta del ceto medio tartassato dal fisco e che non si è sentito difeso dal Pdl che ha votato le proposte di Monti, anche (ma questo è numericamente il meno) una quota di elettorato disgustata dagli scandali che hanno coinvolto gli uomini del Pdl. Tutto vero, ma il segnale della mafia è preciso e non fraintendibile: all’Ucciardone hanno votato solo in 46 e nessuno di questi era imputato di fatti di mafia. Dunque, nell’astensione record possiamo mettere nel conto una bella fetta di quei 200.000 voti di cui si è detto.

E già questo è un segnale molto inquietante: è vero che in questi venti anni la Mafia ha preso una serie di legnate come l’arresto di Boss del calibro di Caruana, Riina, Provenzano ecc e che, successivamente, ha tenuto un profilo molto basso evitando clamorosi fatti di sangue; ma la fase sta cambiando e non credo che Cosa Nostra abbia preso bene l’invito del neo eletto presidente della Regione a far le valigie: è gente suscettibile.

Magari non succederà nulla e facciamo i dovuti scongiuri, ma se fossi al posto della Cancellieri, prenderei, ad ogni buon conto, straordinarie misure a protezione di Crocetta. D’altro canto, non è la sola Cosa Nostra a destare inquietudine. Ci stiamo avviando ad elezioni che cambieranno radicalmente gli assetti del sistema e –se ormai è chiaro che voteremo con il Porcellum- è però vero che non si capisce affatto quali saranno gli schieramenti ed i partiti perché, soprattutto a destra il caos è totale e, meno che mai, si capisce se a sinistra ci sarà una coalizione Pd-Sel o Pd-Udc e, di conseguenza, uno schieramento Idv-Sel-Fds. Ovviamente questa situazione di incertezza crea molti nervosismi negli ambienti finanziari italiani ed europei, negli ambienti dell’intelligence sia italiana che, soprattutto, estera. Anche la Curia vaticana sembra attraversata (per ragioni proprie) da una febbre molto alta.
Insomma, tutti nervosi: ci sono ottime condizioni per qualche botto di capodanno. Speriamo bene.

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