Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

03/11/2012

Rauti, Grillo, Di Pietro, Ikea Piacenza. La tv che si scatena

Ore 19,00 di venerdì. Prima edizione serale di Sky Tg 24. Ospite principale: Francesco Storace. Oggetto principale della conversazione con la giornalista in studio: il profilo umano (sic) e politico di Pino Rauti. La domanda più critica e impegnativa della giornalista: “Quanto è stato importante Rauti nella storia della destra italiana?”. Storace risponde bonariamente come se si parlasse di un sereno pensatore lontano dalle vicende mondane. E si che Rauti uscito dal Msi, perchè considerato un partito morbido, per fondare Ordine Nuovo non è stato un politico qualsiasi. E’ stato interno alla guerriglia scatenata dai neofascisti in Italia subito dopo la seconda guerra mondiale, all’internazionale nera per almeno un trentennio e stratega dichiarato della guerriglia anticomunista nel paese (relatore al famoso convegno sulla guerriglia nera in Italia, organizzato da fascisti e militari, del maggio 1965 considerato la madre di tutte le trame di destra del decennio successivo). Inquisito inoltre per le stragi di Piazza Fontana e piazza della Loggia. Ma tra lo studiato, pacioso conversare nazionalpopolare di Storace e le pillole di notizie di Sky, tutto questo o viene diluito fino ad essere incomprensibile o addirittura scompare. Nessuno protesterà. Tanto per il centrosinistra i fascisti sono quelli che contestano la Fornero, i “black bloc”, chiunque stia a sinistra. Quando si fa propaganda per i fascisti veri, e su un canale molto seguito, tutto tace.

Cambio di canale: ore 19,30, rete All News della Rai. Oggetto: Grillo candida Di Pietro a presidente della repubblica. Notizia data a questo modo: i grillini sono spaccati sull’argomento, l’Idv è sull’orlo della scissione. Si suggerisce: la mossa di Grillo o è strumentale o disperata. Per commentare la notizia si intervista un editorialista del Corriere, Massimo Franco, che non manca di considerare per mezzo servizio quanto sia becero Di Pietro. A questo punto viene data notizia della dichiarazione di Bersani sull’argomento “Di Pietro candidato non fa bene al paese”. Siamo alla propaganda piena e nemmeno di quella fine. Per farlo capire facciamo l’esercizio contrario: immaginiamo che Bersani candidi Montezemolo presidente della Repubblica. E magari che il servizio pubblico All News della Rai rappresenti un Pd lacerato e l’Udc pronta alla scissione sul nome. Poi viene magari intervistato un giornalista del Manifesto che dice “Bersani è sempre stato un servo della Bce”. Infine montato commento di Ferrero: “Montezemolo candidato non fa bene al paese”. A quel punto Rainews farebbe servizio pubblico o propaganda? Ci siamo già capiti.

Ore 20,00. Tg7. Servizio sulle cariche ai lavoratori dell’Ikea di Piacenza. Le immagini, rispetto a foto e filmati che circolano su youtube sono abbastanza, diciamo, contenute. Nel servizio appare il sindaco piddino di Piacenza che cerca di mediare le ragioni degli scioperanti con quelle dei crumiri. E’ evidente che nel servizio de La7 il sindaco piddino appare come l’unico soggetto ragionevole. Il solito modo di prendere le parti dei crumiri e dell’azienda facendo finta di fare mediazione. E’ questo il modo di rappresentare uno sciopero? Ovviamente no. Anzi immaginiamo La7 che parla di questa vicenda come una vergogna inaccettabile proprio nella patria di Bersani, e alla vigilia delle primarie. Ma sono cose da immaginare e basta.

Ultimo frammento di una tv da tempo immemore unificata per temi e linguaggi. Ore 20.30 Tg1: intervista ad un reduce di El Alamein. In un'intervista ben pilotata, interrotta di volta in volta da immagini con voce fuori campo che narra gli episodi storici, la battaglia di El Alamein si trasforma da guerra coloniale in guerra per difendere l'onore della patria (da chi?) e i combattenti dell'esercito fascista diventano i futuri partigiani antifascisti. Avete sentito bene. Nessun accenno al fatto che esercito fascista e nazista erano in nordafrica a combattere una guerra contro gli inglesi in un contesto coloniale, cioè di aggressione a popoli terzi. Anzi, mentre scorrono le immagini la voce fuori campo racconta quasi di una guerra difensiva per difendere l'onore italiano. Torna l'ex combattente che respinge ogni accusa rispetto al fatto che stesse combattendo una guerra al fianco dei nazisti voluta dal regime fascista. E rilancia dicendo che molti di quei combattenti avrebbero partecipato poi alla caduta del fascismo una volta rientrati in Italia. I famosi partigiani di El Alamein. Ma il finale è ancora più bello. Dopo un lungo sospiro l'ex combattente ammette: "Combattavamo per valori come patria e famiglia che purtroppo oggi non sono sentiti come li sentivamo noi". Grazie di tutto, compagno partigiano di El Alamein.

La tv è, dunque, scatenata contro la memoria storica, contro i lavoratori e a favore di un modo di costruire notizie che salvaguardi quei 2-3 partiti che provano a spogliare il paese del poco che è rimasto. Il bello è che questo modo,  indisturbato, di produrre propaganda, pure di bassa qualità, viene chiamato libertà di informazione. Non a caso infatti, tutti questi media hanno adottato Sallusti nella battaglia a favore della libertà di espressione. Ognuno, del resto, ha i campioni che si sceglie. E che si merita.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento