"Non posso garantire per il futuro”. Lo ha detto il premier Mario Monti commentando la prima tappa della sua missione nel Golfo a caccia di investitori per l’Italia, in risposta a chi gli ha chiesto se se abbia fornito in Kuwait
garanzie sull’affidabilità del Paese dopo il suo mandato. “Chi
governerà deve avere come obiettivo quello di continuare a garantire
crescita, giustizia, lotta a corruzione e evasione”, ha aggiunto. I prezzi da saldo
sono invece le leve usate per attrarre i capitali dei fondi sovrani
arabi. Le valutazioni ”sono ai minimi e servono capitali per la
crescita. Abbiamo illustrato a potenziali investitori che è il momento
in cui i titoli a reddito fisso e le valutazione delle imprese in Italia
sono bassi. E’ il momento di comprare “a buon mercato” perché si
rivaluteranno”, è stato il messaggio. ”I più avveduti, quelli che sono
in grado di valutare il percorso di risanamento e riforme messo in campo
ritengono che l’Italia abbia imboccato una strada giusta, proficua e
promettente: ritengo che ci siano oggi buone opportunità di investimenti in Italia”, ha aggiunto.
In vendita “asset, equities e probabilmente anche real estate, destinati a rivalutarsi.
L’Italia proprio perché ha perso 10-15 anni rispetto all’Eurozona se si
rimette in carreggiata ha una potenzialità maggiore rispetto ad altri
Paesi”, ha poi precisato il premier che nel viaggio è accompagnato dal
presidente e dall’amministratore delegato della Cassa Depositi e Prestiti
in queste settimane alle prese con due trattative piuttosto delicate,
una sul fronte interno con le fondazioni bancarie che ne controllano il
30% e una su quello esterno con Telecom Italia. In entrambi i casi
l’oggetto della trattativa è una questione di prezzo: quello che le
fondazioni dovranno pagare per mantenere invariata la loro
partecipazione e quello che la Cassa, che gestisce il risparmio postale
degli italiani, dovrà pagare a Telecom per la rete telefonica.
Cassa
depositi e Prestiti “con circa 300 miliardi di attivo sta svolgendo un
ruolo crescente nell’economia italiana e ha avviato relazioni con
partner internazionali di alto profilo, può interloquire con investitori
esteri interessati all’Italia sul piano paritario”, ha detto Monti
nella conferenza stampa in Kuwait. “Siamo oggi accompagnati qui dai
vertici di Cdp e dal Fondo Strategico Italiano (Fsi)
costituito un anno fa” da Cassa per “favorire il business italiano”: il
sistema Italia può usufruire del suo appoggio grazie al fatto che si è
impegnato a portare avanti il processo di registrazione necessario alle
imprese italiane per partecipare a importanti gare in diversi Paesi.
Come appunto il Kuwait dove è in atto un importante piano da 150
miliardi di euro, ricorda il premier citando diverse opportunità che si
aprono per le imprese tricolori. Come quella per la realizzazione di
otto ospedali, oltre alle opere infrastrutturali. Ma anche quelle per la
realizzazione di impianti petroliferi per un paese che si è posto come
obiettivo quello di aumentare l’attuale produzione da 3,1 a 3,5 milioni
di barili al giorno di oro nero.
”Poteva risparmiarsi questa battuta di cattivo gusto”, ha replicato a distanza il leader di Sel, Nichi Vendola,
a proposito della mancata “garanzia” sull’affidabilità dell’Italia dopo
il voto. “Credo che un presidente del Consiglio – ha aggiunto – non
possa lanciare strali sul futuro. Penso che Monti abbia rappresentato un
danno per il Paese e credo che un’alternativa di centrosinistra possa
riacchiappare un’Italia alla deriva e rimetterla in piedi”. Mentre
secondo il leader Idv, Antonio di Pietro, quello di
Monti è “un ricatto bello e buono: o rivado io al governo, o agli
investitori stranieri dico che non garantisco per l’affidabilità del
Paese dopo di me”. “Ma questa – attacca il capo dell’Idv – è una cosa
gravissima e dimostra come da parte sua non ci sia né senso dello Stato,
né rispetto per la democrazia dell’alternanza”.
Fonte
Il dato positivo di questa notizia (al solito presentata con toni ampiamente ridimensionanti la sua oggettiva gravità) è che finalmente viene messo nero su bianco il fatto che il Governo lavora per svendere pezzi di patrimonio pubblico destinati a rivalutarsi. Il fatto che venga ammesso candidamente che le istituzioni italiane lavorino per garantire la speculazione internazionale sui nostri beni la dice lunga sul potere assoluto che questa gente sente d'avere in mano.
Il dato negativo risiede invece nelle reazioni politiche alle parole di Monti, nessuno tra i citati dall'articolo entra nel merito dello sperpero del patrimonio nazionale (quindi pure mio, di voi che leggete, di vostra nonna ecc.) preferendo scagliarsi contro la mancanza d'affidabilità che Monti ha espresso indirettamente verso il governo che potrebbe reggere la prossima legislatura, come se fosse un segreto che la classe politica ha le pezze al culo anche secondo i falchi del liberismo.
In questi momenti avverto più che mai il peso della cappa d'indolenza e ignoranza della gente.
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