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05/08/2013

Riviera Adriatica, la rivolta dei lavoratori stagionali: “Umiliati e senza diritti”

Oltre 200 i casi segnalati ogni anno, senza contare le centinaia di situazioni che non vengono denunciate. L'associazione Rumori Sinistri gira le spiagge della Romagna per fornire assistenza ai "nuovi schiavi" costretti a orari massacranti e a condizioni di vita senza dignità.

Mangiano gli scarti dei clienti, lavorano 12 ore al giorno, tutti i giorni, e dormono in stanze grandi come sgabuzzini o nel peggiore dei casi su brandine all’aperto. Sono l’altra faccia del turismo di massa. Una zona grigia composta da una grossa fetta di stagionali che ogni anno arriva sulla riviera romagnola in cerca di un’occupazione e si ritrova invece sfruttata in alberghi o ristoranti con paghe da fame, contratti fasulli e nessun diritto. È capitato a Lucia, la ragazza siciliana di 33 anni, il caso che ha fatto il giro è stata cacciata dall’hotel dove era stata assunta, per essersi ribellata a uno stipendio di meno di 800 euro per 15 ore al giorno.

Ed è capitato a Marco, a Marta, a Dario e ad altre decine di giovani, che in questi anni hanno chiesto aiuto a sindacati e ad associazioni come Rumori sinistri. Storie sommerse che da cinque anni sono raccolte dal gruppo di volontari: organizzano sportelli mobili e forniscono assistenza ai lavoratori, denunciando l’assenza delle istituzioni. Si riuniscono quando cala la sera e vanno a cercare i lavoratori per spiegare quali sono i loro diritti e perché dovrebbero ribellarsi. E’ stato il caso di Lucia, e l’obiettivo è quello di dare sempre più visibilità ad un fenomeno che continua a crescere.

I racconti arrivano dalle località simbolo della Romagna: Cesenatico, Rimini, Riccione, Cervia, Milano Marittima. Città che nel tempo hanno fatto del turismo la loro fortuna, uno speciale marchio di fabbrica romagnolo, noto, non solo in Italia, per le vacanze del divertimento a basso costo, accessibile a tutti. “Provate a pensare che dietro le facce sorridenti di chi vi accoglie in albergo spesso si nascondono giornate di lavoro massacrante, privo di qualsiasi diritto di base”. Marco ha 35 anni e nella voce un accento che tradisce la sua provenienza lombarda.

A Bellaria è arrivato a marzo, rispondendo a un annuncio di lavoro trovato online per receptionist in un albergo a tre stelle. Si è ritrovato invece a fare il muratore e l’idraulico, per più di 12 ore al giorno, tutta la settimana, senza giorno libero. “Ho ricostruito interi bagni, completamente da solo. Veri e propri lavori edilizi, fisicamente molto pesanti, senza trovare un centesimo in più in busta paga. Ma la cosa peggiore era la pressione psicologica, che viene fatta anche con piccole gesti. Per esempio, il divieto di mangiare dei pasti normali: noi avevamo diritto solo agli scarti lasciati dai clienti del ristorante”.

Ora Marco, dopo aver raccontato la sua esperienza all’ispettorato del lavoro, è alla ricerca di un altro posto. “Ho visto lavoratori umiliati e impiegati completamente in nero. A volte costretti a dormire su brandine messe fuori in cortile. Ora me ne voglio andare e di sicuro non farò mai più una vacanza in albergo, sapendo che dietro c’è tutto questo”. Con Marco c’è Marta, emiliana di 22 anni arrivata in Riviera fresca di una laurea in Lingue. Anche lei preferisce non mostrarsi: “Da marzo, sono impiegata nella reception di un albergo. Le prime settimane ho lavorato in nero, poi mi hanno fatto un finto contratto di apprendistato, che prevedeva 4 ore al giorno. Ma in realtà lavoro molto di più, almeno 6 o 8 ore al giorno, per tutta la settimana, senza pause”. Sul cellulare una foto della stanza che le hanno dato per dormire. Un tugurio di un metro e mezzo per un metro, con un letto a castello e senza aria condizionata, che divide con un’altra lavoratrice.

“Il lavoro gravemente sfruttato nel turismo ha origini lontanissime, ma oggi il fenomeno è peggiorato, ce ne accorgiamo dalle voci di chi arriva da noi”, spiega Manila Ricci di Rumori sinistri, che giovedì sera, sul lungomare di Rimini, ha organizzato uno sportello mobile per accogliere e informare stagionali alle prese con condizioni di lavoro insostenibili. Dal 2008 l’associazione è impegnata a denunciare casi di sfruttamento di italiani e stranieri: oltre 200 ogni anno. Anche se è difficile dare dei numeri. Il fenomeno infatti è in gran parte sommerso, dato che una delle principali difficoltà del lavoratore è uscire allo scoperto senza ritorsioni. Senza considerare quelli che non hanno il coraggio di uscire allo scoperto. “Raccogliamo sempre maggiori denunce di violenza fisica e psicologica”. Colpa anche della crisi. “Di certo la povertà ti spinge ad accettare anche condizioni di lavoro pesantissime, in una sorta di ricatto”.

Non solo contratti irregolari, e paghe che possono anche essere di 2 euro l’ora. “Una delle problematiche che ultimamente incontriamo in maniera sempre più frequente è quella legata all’alloggio del lavoratore. E quando parliamo di alloggi non parliamo delle stesse camere riservate ai turisti, ma di spazi angusti ricavate in zone di deposito del materiale alimentare, o scantinati. Un modo per calpestare il diritto alla salute e a vivere in luoghi sani”. E se qualcuno durante la settimana è fortunato e una sua stanza ce l’ha, nei week end deve sloggiare e dormire perfino in giardino: quella stanza serve ai clienti.

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