18/02/2014
Dopo Madrid, anche Lisbona darà la nazionalità agli ebrei sefarditi
Nei giorni scorsi il governo portoghese guidato dal leader della destra Passos Coelho ha annunciato che concederà la nazionalità di Lisbona agli ebrei discendenti dai sefarditi cacciati dal territorio luso alla fine del XV secolo. Una misura simile a quella adottata poco più di una settimana fa dal governo di destra spagnolo.
Ad annunciare la misura è stato il ministro portoghese del turismo, Adolfo Mesquida Nunes, durante una visita realizzata in Israele per presenziare alla Fiera Internazionale del Turismo di Tel Aviv.
Quando nel 1496 il Re Manuel I decise di espellere tutti gli ebrei dal suo regno, così come avevano deciso quattro anni prima anche i sovrani di Madrid, nei territori soggetti al Portogallo vivevano circa 400 mila ebrei. Molti tra loro provenivano proprio dai territori spagnoli perché cacciati dal Regno di Spagna e avevano cercato rifugio nel paese confinante.
La maggior parte di loro abbandonarono il Portogallo rifiutando una conversione forzata che comunque non avrebbe loro risparmiato persecuzioni e discriminazioni da parte dell’Inquisizione, come avvenne in Castiglia, in Andalusia e in altri territori della Penisola Iberica, ed emigrarono in alcuni paesi del nord Africa o nelle colonie americane. Molti di loro finirono anche ad Amsterdam o a Istanbul.
Dopo la decisione del governo il problema ora è, così come in Spagna, la definizione dei criteri per la concessione della nazionalità portoghese ai discendenti degli ebrei espulsi nel XV secolo, che comunque manterranno anche la loro attuale nazionalità potendo però così muoversi e lavorare liberamente in tutta l’Unione Europea. Attualmente in Portogallo esiste una comunità ebraica assai ridotta, composta da poco più di mille aderenti concentrati a Lisbona e Porto.
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