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23/02/2014

In Ucraina l'Occidente apre un vaso di Pandora

«L’assistente del segre­ta­rio di Stato Vic­to­ria Nuland ha detto al Natio­nal Press Club di Washing­ton, lo scorso dicem­bre, che gli Stati Uniti hanno inve­stito 5 miliardi di dol­lari (…) al fine di dare all’Ucraina il futuro che merita», così scrive Paul Craig Roberts sul suo blog. Lui è ex assi­stente al Tesoro degli Usa e dice cose docu­men­tate. E ho letto che la Nuland ha già scelto i mem­bri del futuro governo ucraino per quando Yanu­ko­vic sarà stato spo­de­stato (o fatto fuori). L’Ucraina potrà avere così «il futuro che merita».

Ma quale futuro merita l’Ucraina, gli ucraini? Per come stanno andando le cose nes­suno: non ci sarà l’Ucraina. Nell’indescrivibile clan­gore delle menzogne che gronda dai media main­stream la cosa prin­ci­pale che manca in asso­luto è la banale con­sta­ta­zione che Yanu­ko­vic, l’ennesimo «dit­ta­tore sangui­na­rio» della serie, è stato eletto a larga mag­gio­ranza dagli ucraini. Nessuno ne con­te­stò l’elezione quando scon­fisse Vik­tor Yushenko, anche se fu un boc­cone amaro per chi di Yushenko aveva finan­ziato l’ascesa. E gli aveva per­fino pro­cu­rato la moglie. Pochi sanno che la seconda moglie di Yushenko si chiama Kate­rina Chu­ma­cenko, che veniva diret­ta­mente dal Dipar­ti­mento di Stato Usa (inca­ri­cata dei «diritti umani»). Ancora meno sanno che Kate­rina, prima di fare car­riera a Washing­ton, era stata uno dei mem­bri più attivi e influenti dell’organizzazione neo-nazista OUN-B della sua città natale, Chicago. OUN-B sta per Orga­niz­za­zione dei Nazio­na­li­sti Ucraini di Ste­pan Ban­dera. L’OUN-B, tutt’altro che defunta, ha dato vita al Par­tito Svo­boda, il cui slo­gan di bat­ta­glie è «l’Ucraina agli ucraini», lo stesso che Ban­dera innalzava col­la­bo­rando con Hitler durante la seconda guerra mon­diale. Del resto Kate­rina era stata lea­der del Comi­tato del Con­gresso ucraino, il cui ispira­tore era Jaro­slav Ste­tsko, brac­cio destro di Ste­pan Ban­dera. Che è come dire che il governo ame­ri­cano si era spo­sato con i nazi­sti ucraini emi­grati negli Usa, prima di met­tere Kate­rina nel letto di Yushenko.
Anche di que­sto il main­stream non parla. Ma ho fatto que­sta digres­sione per dire che, certo, gli ucraini hanno tutto il diritto di essere scon­tenti, molto scon­tenti di Yanu­ko­vic. E di avere cam­biato idea. Anche noi abbiamo tutto il diritto di essere scon­tenti di Napo­li­tano o del governo, ma que­sto non significa che pen­siamo sia giu­sto assal­tare il Qui­ri­nale a colpi di bombe molo­tov prima e poi di fucili mitragliatori.

Essen­ziale sarebbe stato tenere conto di que­sti dati di fatto. Ma il piano, di lunga data, degli Stati Uniti era quello di assor­bire l’Ucraina nell’Occidente. Se pos­si­bile tutta intera. Sen­tite cosa scri­veva nel 1997 Zbi­gnew Brze­zin­ski, polacco: «Se Mosca ricu­pera il con­trollo sull’Ucraina, con i suoi 52 milioni di per­sone e le grandi risorse, ripren­dendo il con­trollo sul Mar Nero, la Rus­sia tor­nerà auto­ma­ti­ca­mente in pos­sesso dei mezzi neces­sari per ridi­ven­tare uno stato impe­riale». Ecco dun­que il per­ché dei 5 miliardi di cui parla la Nuland. Caduto Yushenko, in que­sti anni decine di Ong, fon­da­zioni, isti­tuti di ricerca, uni­ver­sità euro­pee e ame­ri­cane, e cana­desi, hanno invaso la vita poli­tica dell’Ucraina. Qual­che nome? Free­dom House, Natio­nal Demo­cra­tic Insti­tute, Inter­na­tio­nal Foun­da­tion for Elec­to­ral Systems, Inter­na­tio­nal Research and Exan­ges Board. E, men­tre si «faceva cul­tura», e si com­pra­vano tutte le più impor­tanti catene tele­vi­sive e radio del paese, una parte dei fondi ser­vi­vano per finan­ziare le squa­dre para­mi­li­tari che vediamo in azione in piazza Mai­dan. Che, gra­zie a que­sti aiuti, si sono mol­ti­pli­cate. Adesso emerge il Pra­vij Sec­tor («Set­tore di destra» e «Spilna Prava»), ma il gior­nale polacco Gazeta Wiborcza ha par­lato di squa­dre para­mi­li­tari polac­che che agi­scono a Mai­dan. E la piazza pul­lula di agenti dei ser­vizi segreti occi­den­tali: lo fanno in Siria, per­ché mai non dovreb­bero farlo a Kiev? È per­fino più facile: Yanu­ko­vic, dit­ta­tore san­gui­na­rio, appare più molle di Milo­se­vic, altro strano dit­ta­tore san­gui­na­rio che si fece scon­fig­gere elet­to­ral­mente da Otpor (fon­dato e ampia­mente finan­ziato dagli Usa). Tutto già visto. C’è solo un pro­blema: Putin non è un pel­le­grino sprovveduto.

È que­sto il popolo ucraino? Certo sono migliaia, anzi decine di migliaia, a mostrare il livello della rab­bia popo­lare con­tro un regime inetto (non più inetto di quelli dei pre­ce­denti amici dell’Occidente, Krav­chuk, Kuchma, Yushenko, Timo­shenko), ma chi guida è chiaro per­fino dalle imma­gini televisive. E que­sta è la ex Gali­zia, ex polacca, e la Transcarpazia.

Se crolla Yanu­ko­vic e pren­dono il potere costoro, sarà una dia­spora sanguinosa. I primi ad andar­sene saranno i rus­so­foni dell’est e del nord, del Don­bass dei mina­tori, che già stanno alzando le difese. E subito sarà la Crimea, che ha già detto quasi una­nime che intende restare dalla parte della Rus­sia, anche per ten­tare di sal­varsi dalla furia anti­russa di coloro che prende­ranno il potere. È l’inizio delle seces­sioni, oggi per­fino dif­fi­cili da preve­dere, dai con­torni inde­fi­niti, che pro­dur­ranno non fronti mili­tari ma selvagge rap­pre­sa­glie all’interno di comu­nità che non saranno più solidali.

L’Europa, fedele ese­cu­trice dei piani di Washing­ton ha aperto il vaso di Pandora. Che adesso le esplo­derà tra le mani. I nuovi inqui­lini saranno di certo con­cor­dati (sem­pre che Putin abbia la garan­zia che non sarà vali­cato il Rubi­cone dell’ingresso nella Nato), ma coloro che sono scesi in piazza armati hanno in testa un’idea di Europa molti diversa da quella che si figura Bruxelles. E quelli in buona fede che sono andati die­tro i neo­na­zi­sti – e sono sicu­ra­mente tanti – si aspet­tano di entrare in Europa domani. E saranno tremen­da­mente delusi quando dovranno comin­ciare a pagare, e non potranno comun­que entrare, per­ché nei docu­menti di Vil­nius que­sto non è pre­vi­sto.
L’unico tra i com­men­ta­tori ita­liani che ha scritto alcune cose sen­sate è stato Romano Prodi, ma le ha scritte sull’Inter­na­tio­nal New York Times. Rivolto agli euro­pei li ha invi­tati a non met­tere nel mirino solo Yanu­ko­vic, bensì con­dannare anche i rivol­tosi. E ha aggiunto: «Coin­vol­gere Putin», visto che tutte le parti hanno «molto da per­dere e nulla da gua­da­gnare da ulte­riori vio­lenze». Giu­sto ma otti­mi­sta. Chi ha pre­pa­rato la cena adesso vuole man­giare e non si fer­merà. E l’isteria anti­russa è il miglior con­di­mento per altre avventure.

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