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18/02/2014

Nucleare, riprende il negoziato tra Iran e 5+1


Le dichiarazioni della vigilia di Iran e Stati Uniti gettano scetticismo sulla nuova fase di colloqui che si apre oggi a Vienna, ma la strada aperta a novembre pare l’unica percorribile per Teheran che sta affrontando una grave crisi economica, frutto anche delle pesanti sanzioni imposte al Paese a causa del suo programma nucleare.

Ieri la Guida Suprema Ayatollah Alì Khamenei ha parlato di un negoziato che “non porterà da alcuna parte” a causa dei pregiudizi americani nei confronti della Repubblica islamica, ma ha anche assicurato che l’Iran non si tirerà indietro e continuerà a perseguire l’accordo. Anche da Washington è arrivata una nota di scetticismo: un funzionario del governo ha parlato di un “processo complicato, difficile e lungo”. Ma l’atteggiamento più ostile è stato quello del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che non partecipa al negoziato, però è fermamente contrario a ogni alleggerimento delle sanzioni e convinto che l’Iran stia cercando di guadagnare tempo e costruire la bomba atomica.

La fase che si apre oggi nella capitale austriaca è delicata: l’obiettivo è raggiungere entro il 19 luglio un accordo permanente sul nucleare iraniano, riuscendo ad escludere in maniera definitiva la possibilità per Teheran di dotarsi dell’atomica. I colloqui tra Iran e i Paesi con diritto di veto in Consiglio di Sicurezza dell’Onu (Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia) più la Germania (5+1) verteranno anche sul destino dell’impianto di Arak un reattore ad acqua pesante visitato lo scorso dicembre dagli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’Energia atomica (Aiea), dove si sospetta che si produca uranio e che il governo iraniano si è impegnato a non ampliare.

Il negoziato si basa sull’accordo temporaneo siglato lo scorso 24 novembre, raggiunto dopo mesi di faticosa trattativa tra la Casa Bianca, che ha dovuto contrastare un’opposizione interna bipartisan, e il presidente iraniano, Hassan Rohani, decisamente più aperto al dialogo del suo predecessore Mahmud Ahmadinejad. L’intesa ha previsto l’alleggerimento delle sanzioni in cambio dello stop all’arricchimento dell’uranio a fini bellici, che comunque Teheran ha sempre negato, e disponibilità ad aprire gli impianti agli ispettori dell’Aiea.

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