Una indagine del Forum della Pubblica Amministrazione, basata su dati ufficiali italiani confrontati con le analisi ufficiali sul settore del pubblico impiego in Francia e Gran Bretagna, smantella un luogo comune destinato a diventare terreno di scontro politico e sindacale. L'indagine infatti dice che gli impiegati pubblici in Italia non sono troppi, non costano molto, stanno diventando troppo vecchi, sono mal distribuiti, poco qualificati e con troppi dirigenti pagati troppo.
I sistemi del settore pubblico dei tre paesi presi in esame, presentano ovviamente delle differenze, dettate dalle diversità normative e dalla differente organizzazione dello Stato. Nell'indagine si è cercato di restituire una comparazione sulle principali dimensioni di interesse del pubblico impiego, cercando di comprendere le coincidenze e le discontinuità che riguardano il settore.
In sintesi, alcune considerazioni dell'indagine del Forum P.A.:
I lavoratori pubblici non sono troppi. Sono il 14,8% rispetto al totale degli occupati, sono in numero minore sul totale degli occupati se raffrontati agli altri Paesi (Francia: 20%, UK 19,2%) e sono molto meno anche in termini assoluti: 3,4 milioni (5,6% pop) in Italia contro i 5,5 milioni in Francia (8,3% pop.) e i 5,7 milioni in UK (10,9% pop.)
Sono mal distribuiti: si passa dal 13 % di impiegati pubblici sul totale degli occupati in Calabria al 6% della Lombardia; ma la mobilità è praticamente assente: nel 2011 solo un dipendente su mille ha cambiato amministrazione e uno su cento ha cambiato ufficio, e tutti su richiesta volontaria.
Sono troppo “vecchi”: in Francia il 28% dei lavoratori pubblici ha meno di 35 anni, in UK sono il 25%, ma in Italia solo il 10%. E la percentuale di impiegati sotto i 25 anni, ossia assunti direttamente dall’Università, è praticamente nulla (1,3% e solo nelle carriere militari).
Le donne sono in maggioranza, ma contano meno degli uomini: le donne sono il 55% degli impiegati pubblici in Italia, il 61% in Francia e il 65% in UK, ma in tutti e tre i Paesi le percentuali calano drasticamente quando si passa alla dirigenza, per azzerarsi quasi negli incarichi fiduciari. Solo a titolo di esempio dei 254 direttori generali delle aziende sanitarie e ospedaliere le donne sono solo 28.
I dipendenti pubblici italiani sono meno qualificati: hanno la laurea solo il 34% degli impiegati pubblici, contro il 54% dei loro colleghi della Gran Bretagna.
I lavoratori hanno retribuzioni equivalenti ai colleghi europei, mediamente più alti che nel privato fino a qualche anno fa. Le retribuzioni medie sono simili nei tre Paesi, ma mentre in UK sono leggermente inferiori al settore privato e in Francia sono allineati, in Italia gli impiegati pubblici guadagnano in media il 49% in più dei lavoratori privati, ma la dinamica delle retribuzioni ha visto un salto per la PA di oltre il 7% medio annuo nel periodo tra il 2000 e il 2005, con una differenza di oltre 4 punti percentuali rispetto al privato che era rimasto al 2,8%, per rallentare nel quinquennio successivo e allinearsi con un + 3% al privato, per poi fermarsi dal 2010 ad oggi, così che ora la dinamica salariale del privato degli ultimi 10 anni con un + 41,8% nelle attività manifatturiere supera seppur di poco la dinamica del settore pubblico che registra un + 39,8%.
Gli occupati diminuiscono, ma tutti “progrediscono” e crescono i dirigenti: ogni dirigente poteva contare in media su 12,3 addetti del comparto nel 2003, che si sono ridotti a 11,5 nel 2013 (i dirigenti sono molti di meno in Francia: uno ogni 33 dipendenti). Oltre il 9% del pubblico impiego ha goduto di progressioni orizzontali nel 2011, con punte del 25% nei Ministeri e del 75% nella Presidenza del Consiglio dei Ministri. I dirigenti pubblici (259mila euro prima fascia nelle agenzie fiscali) arrivano a guadagnare nove volte di più della retribuzione media dei dipendenti (29mila euro medi nei Ministeri).
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