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20/03/2014

Lavoratori pubblici. Troppi? No, pagati poco, organizzati male, con troppi dirigenti

Una indagine del Forum della Pubblica Amministrazione, basata su dati ufficiali italiani confrontati con le analisi ufficiali sul settore del pubblico impiego in Francia e Gran Bretagna, smantella un luogo comune destinato a diventare terreno di scontro politico e sindacale. L'indagine infatti dice che gli impiegati pubblici in Italia non sono troppi, non costano molto, stanno diventando troppo vecchi, sono mal distribuiti, poco qualificati e con troppi dirigenti pagati troppo.

I sistemi del settore pubblico dei tre paesi presi in esame, presentano ovviamente delle differenze, dettate dalle diversità normative e dalla differente organizzazione dello Stato. Nell'indagine si è cercato di restituire una comparazione sulle principali dimensioni di interesse del pubblico impiego, cercando di comprendere le coincidenze e le discontinuità che riguardano il settore.

In sintesi, alcune considerazioni dell'indagine del Forum P.A.:

I lavoratori pubblici non sono troppi. Sono il 14,8% rispetto al totale degli occupati, sono in numero minore sul totale degli occupati se raffrontati agli altri Paesi (Francia: 20%, UK 19,2%) e sono molto meno anche in termini assoluti: 3,4 milioni (5,6% pop) in Italia contro i 5,5 milioni in Francia (8,3% pop.) e i 5,7 milioni in UK (10,9% pop.)

Sono mal distribuiti: si passa dal 13 % di impiegati pubblici sul totale degli occupati in Calabria al 6% della Lombardia; ma la mobilità è praticamente assente: nel 2011 solo un dipendente su mille ha cambiato amministrazione e uno su cento ha cambiato ufficio, e tutti su richiesta volontaria.

Sono troppo “vecchi”: in Francia il 28% dei lavoratori pubblici ha meno di 35 anni, in UK sono il 25%, ma in Italia solo il 10%. E la percentuale di impiegati sotto i 25 anni, ossia assunti direttamente dall’Università, è praticamente nulla (1,3% e solo nelle carriere militari).

Le donne sono in maggioranza, ma contano meno degli uomini: le donne sono il 55% degli impiegati pubblici in Italia, il 61% in Francia e il 65% in UK, ma in tutti e tre i Paesi le percentuali calano drasticamente quando si passa alla dirigenza, per azzerarsi quasi negli incarichi fiduciari. Solo a titolo di esempio dei 254 direttori generali delle aziende sanitarie e ospedaliere le donne sono solo 28.

I dipendenti pubblici italiani sono meno qualificati: hanno la laurea solo il 34% degli impiegati pubblici, contro il 54% dei loro colleghi della Gran Bretagna.

I lavoratori hanno retribuzioni equivalenti ai colleghi europei, mediamente più alti che nel privato fino a qualche anno fa. Le retribuzioni medie sono simili nei tre Paesi, ma mentre in UK sono leggermente inferiori al settore privato e in Francia sono allineati, in Italia gli impiegati pubblici guadagnano in media il 49% in più dei lavoratori privati, ma la dinamica delle retribuzioni ha visto un salto per la PA di oltre il 7% medio annuo nel periodo tra il 2000 e il 2005, con una differenza di oltre 4 punti percentuali rispetto al privato che era rimasto al 2,8%, per rallentare nel quinquennio successivo e allinearsi con un + 3% al privato, per poi fermarsi dal 2010 ad oggi, così che ora la dinamica salariale del privato degli ultimi 10 anni con un + 41,8% nelle attività manifatturiere supera seppur di poco la dinamica del settore pubblico che registra un + 39,8%.

Gli occupati diminuiscono, ma tutti “progrediscono” e crescono i dirigenti: ogni dirigente poteva contare in media su 12,3 addetti del comparto nel 2003, che si sono ridotti a 11,5 nel 2013 (i dirigenti sono molti di meno in Francia: uno ogni 33 dipendenti). Oltre il 9% del pubblico impiego ha goduto di progressioni orizzontali nel 2011, con punte del 25% nei Ministeri e del 75% nella Presidenza del Consiglio dei Ministri. I dirigenti pubblici (259mila euro prima fascia nelle agenzie fiscali) arrivano a guadagnare nove volte di più della retribuzione media dei dipendenti (29mila euro medi nei Ministeri).

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