Sono giorni di fibrillazione in Nigeria per l’intensificazione degli
attacchi ad opera del movimento islamista Boko Haram. Lunedì scorso i
miliziani hanno fatto irruzione in una scuola superiore femminile dello
Stato settentrionale del Borno e hanno rapito almeno cento ragazze.
Un attacco senza precedenti che ha seguito di poche ore il duplice attentato dinamitardo alla stazione dei bus di Nyanya Motor Park, vicino ad Abuja: oltre 70 morti e 120 feriti.
Erano due anni che il gruppo non colpiva la capitale nigeriana, che dal
7 al 9 maggio ospiterà la conferenza del Forum economico mondiale
sull’Africa. La settimana scorsa, invece, le vittime delle
violenze nel Borno erano state oltre 130 in diversi attacchi messi a
segno da questa milizia che dal 2009 conduce una “guerra santa”
per imporre la sharia nella sua versione più fanatica, contro ogni
forma di cultura occidentale. Boko Haram significa “l’educazione
occidentale è vietata”.
Le truppe governative stanno cercando le ragazze rapite in tutto il
Borno, uno dei tre Stati nord-orientali più colpiti dalle azioni degli
islamisti assieme all’Adamawa e al Yobe. Lo stato di emergenza è in
vigore da un anno e il governo ha inviato al Nord migliaia di soldati,
ma Boko Haram non sembra indebolito. Gli attacchi ai villaggi,
alle chiese, alle moschee, ai mercati e pure ad obiettivi militari come
caserme e prigioni si sono moltiplicati e dall’inizio dell’anno almeno
1.500 persone sono morte nelle violenze, la metà tra la popolazione
civile. Il movimento islamista è anche sospettato del rapimento di due sacerdoti italiani e di una suora canadese nel vicino Camerun.
La Nigeria è un gigante con i piedi d’argilla. È il maggiore
produttore di greggio del continente africano, ma anche uno dei Paesi
con un tasso di povertà tra i più alti al mondo, segnato dalla mancanza
di uno sviluppo economico slegato dal petrolio e da una perdurante
situazione di insicurezza soprattutto nelle zone nord-orientali dove
vive la popolazione più povera. L’ineguaglianza sociale, la
corruzione diffusa nell’amministrazione pubblica, le rivalità
etniche-religiose tra il Nord musulmano e il Sud cristiano, le violenze
commesse anche dalle forze di sicurezza sono un terreno fertile per il
proliferare di gruppi armati di stampo jihadista come Boko Haram, finito nella lista delle organizzazioni terroristiche stilata dagli Stati Uniti e sospettato di avere legami con al Qaeda.
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