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29/04/2014

Afghanistan al voto. I signori della guerra diventano ‘Warlord’


Il classico bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Dipende dai punti di vista. 7 milioni su 12 al voto, il 60% di chi ne aveva diritto. E’ un buon risultato o hanno vinto i Taleban che hanno combattuto le elezioni? Opinioni variabili ma la scelta che conta è quella prossima del Presidente e amici

L’attacco Taleban contro la pratica miscredente del voto e quella infernale della democrazia ha colpito il Paese nelle due settimane precedenti al voto. Stragi a Kunduz, Jalalabad, Maimana.

Inoltre nuclei di militanti hanno ucciso nell’Hotel Serena della capitale otto persone fra cui il giornalista afghano della France Press Sardar Ahmad e a Khost la giornalista tedesca dell’AP Anja Niedringhaus e ferito gravemente la sua collega Kathy Gannon portando a 32 il numero dei giornalisti uccisi nel Paese.

Comunque le elezioni - primo turno - ci sono state e stanno fornendo qualche indicazione non facile da tradurre nelle attenzioni occidentali. Questioni politiche ma soprattutto etniche.

Supporter del candidato alle presidenzaili Abdullah Abdullah
I dati indicano in testa Abdullah Abdullah, già Ministro degli Esteri, leader dell’Alleanza del Nord ed esponente del Jamat-e-Islami a prevalenza tajika, con il 44, 9% dei voti.

Abdullah ha indicato come eventuale suo vice il pashtun Mohammed Khan legato all’ala politica Hezb-e-Islami.

Con il 31,5% dei voti segue Ashraf Ghani Ahmadzai, già funzionario della Banca Mondiale e in Afghanistan Ministro delle Finanza e responsabile della transizione, il processo con cui la coalizione internazionale trasferisce la responsabilità militare agli afghani.

Ghani ha scelto come eventuale vice Presidente Abdul Rashid Dostum, noto ‘Signore della guerra’, leader della comunità uzbeka, fondatore del Partito Jumbesh-e-Milli, con un bacino elettorale stimato in 3 milioni di voti.

Con solo l’11,5% dei voti è Zalmai Rassoul, per 8 anni consigliere per la sicurezza nazionale del Presidente uscente Hamid Karzai e dal 2010 al 2013 suo Ministro degli Esteri.

Al quarto posto con 7,1% si è piazzato il fondamentalista Abdul Rasul Sayyaf, noto per avere invitato nel Paese Osama bin Laden.

Il candidato Presidente Ashraf Ghani Ahmadzai
I candidati sostenuti dal presidente uscente Karzai, Ghani e Rassoul, sono al momento battuti da Abdullah, che fu già antagonista di Karzai nelle elezioni del 2009 e con il quale rifiutò il ballottaggio accusandolo di brogli.

Rimane comunque incerta la posizione di Abdullah per la sua etnia tajika che potrebbe alienargli molti voti della parte pashtun della popolazione che è maggioritaria.

Proprio per la sua etnia Abdullah non è accettato dal potente “Signore della guerra” o - come va di moda chiamarli ora - “Warlord” Gulbuddin Hekkmatyar, leader del partito radicale Hezb-e-Islami, che ha presentato un “candidato di disturbo”, ed è pronto a sostenere Ghani pur di non averlo come Presidente, posizione che da 200 anni è occupata dai pashtun.

Il “Warlord” e candidato vicepresidente Abdul Rashid Dostum
Chiunque uscirà vincitore dalla competizione presidenziale dovrà misurarsi con gli alleati americani e la NATO perché Karzai non ha firmato il Trattato bilaterale di sicurezza con gli USA da cui dipende la presenza dei soldati stranieri anche dopo la fine del 2014.

Sono contrari alla firma del Trattato sia i Taleban sia il “Warlord” Gulbuddin Hekkmatyar. Tutte gli altri candidati e formazioni politico-tribali si sono espressi a favore.

Il trattato prevede:

1) La permanenza per 10 anni di un contingente di 8-12 mila soldati;

2) La missione NATO di addestramento delle Forze Afghane Resolute Support, sulla quale anche l’Italia ha dato la disponibilità;

3) 4 miliardi di dollari all’anno per finanziare le Forze di Sicurezza afghane di 350 mila uomini;

4) 16 miliardi di dollari di aiuti civili fino al 2016 stabiliti dalla Conferenza di Tokyo del 2013.

Fonte

Grossi numeri in ballo...

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