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22/04/2014

La Siria in guerra al voto per Assad ferma la trattativa


Il presidente del parlamento siriano ha fissato al 3 giugno il voto per il rinnovo del presidente. Si ricandida Assad. Prova di forza sui colloqui di pace a Ginevra dove si chiedeva un governo di transizione per riforme costituzionali prima di chiamare i siriani alle urne per un nuovo governo

Atto di forza, gesto di arroganza. Il presidente dell’Assemblea del Popolo di Siria, Mohammed al-Lahham, ha annunciato che le prossime elezioni presidenziali si terranno il 3 giugno, specificando che chiunque intenderà candidarsi avrà tempo di registrarsi entro il primo maggio. Scontata la ricandidatura del presidente uscente Bashar Assad. Schiaffo alla parte di comunità internazionale che sostiene le forze di opposizione dall’inizio del conflitto nel marzo del 2011. In fumo i tentativi di far sedere allo stesso tavolo esponenti della Coalizione Nazionale e i rappresentanti di Assad.

Gli Amici della Siria formati tra gli altri da Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Arabia Saudita e Turchia si sono arrabbiati. “Parodia della democrazia” la sentenza. Forzatura dei governativi ora vincenti sul campo di battaglia rispetto alla necessità emersa nei colloqui di Ginevra di istituire un governo di transizione per approvare una serie di riforme costituzionali prima di chiamare i siriani alle urne per la scelta di un nuovo governo. Risposta indiretta di Damasco che già aveva fatto fallire l’ultimo tentativo di trattativa a Ginevra: sul futuro della Siria si dovrà discutere ancora con Assad.

Assad in visita alla città cristiana di Maalula
Poco ore prima dell’annuncio di nuove elezioni, una scarica di colpi di mortaio erano esplosi a circa 100 metri dal palazzo del parlamento nel centro di Damasco. E ciò fa emergere la contraddizione principale. Come il governo intende organizzare il voto nelle aree del Paese in cui si combatte o in quelle sotto il controllo del Free Syrian Army o delle decine di formazioni legate ad Al Qaeda. Inoltre non è chiaro come si garantirà il voto agli oltre 6 milioni di siriani che in questi tre anni di guerra hanno dovuto abbandonare le loro case, ai 2,7 milioni di rifugiati scappati nei Paesi vicini

In questo scenario improbabile trovare uno sfidante anche di facciata al presidente Assad, che dopo aver resistito a tre anni di attacchi armati ora è pronto a conquistare il suo terzo mandato. Chi vorrà sfidare Assad dovrà aver vissuto negli ultimi 10 anni in Siria e non possedere altre cittadinanze se non quella siriana, cosa che esclude dal confronto le principali figure dell’opposizione in esilio. L’inviato speciale dell’Onu e della Lega Araba Lakhdar Brahimi aveva avvertito che un’eventuale elezione con guerra in corso avrebbe implicato l’abbandono dei colloqui da parte dell’opposizione.

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