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19/04/2014

Russia e Ucraina Stati Uniti ed Ue. La Nato che c’entra?


Michele Marsonet oggi offre uno spunto di riflessione che si lega perfettamente alla stretta attualità. Il giorno dopo gli accordi di Ginevra già contestati dalle parti sul campo, Mosca e Washington col colpevole di comodo, l’Ue che segue a traino e la Nato che abbaia ma con la Russia non morde.

Prime nubi sull’accordo di Ginevra per la pacificazione dell’Ucraina, siglato ieri da Kiev, Usa, Russia e Ue. I separatisti filorussi della “repubblica di Donetsk” hanno fatto sapere di non sentirsi legati all’intesa. Kiev fa sapere che l’operazione militare contro gli insorti prosegue anche se farà pausa per la Pasqua ortodossa che quest’anno coincide. Gli insorti chiedono il referendum per definire lo status delle regioni di Donetsk e Lugansk e le dimissioni del governo “illegale” di Kiev che intento concede uno “status speciale” per la lingua russa. Mosca chiede il disarmo del gruppo paramilitare ultranazionalista ucraino ‘Pravi Sektor’, in prima fila negli scontri di Maidan. E la NATO minaccia da Bruxelles senza sapere neppure cosa potrebbe fare.

Anche se ne ho già accennato in precedenti articoli, mi sembra importante porre ancora degli interrogativi riguardanti la NATO, un’organizzazione che col tempo ha assunto caratteri piuttosto diversi da quelli originari. Oppure – ancor meglio – conviene formulare un quesito più radicale: quali sono, oggi, tali caratteri e quali gli obiettivi che si propone di conseguire? Non sono certo questioni di poco conto, visto che l’Italia ne fa parte sin dalla fondazione avvenuta nell’ormai lontano 1949.

Preceduta da un trattato su scala minore siglato nel 1948 da Belgio, Olanda, Lussemburgo, Francia e Regno Unito, la North Atlantic Treaty Organization assunse un ruolo chiave ai tempi della Guerra Fredda e venne per ovvi motivi posta sotto l’egida degli Stati Uniti. Era quella un’epoca di rigide contrapposizioni ideologiche, con l’espansione sovietica nell’Europa orientale e la presenza di due visioni del mondo alternative. Semplificando molto, quella liberaldemocratica dell’Occidente e la visione basata sul marxismo-leninismo incarnata soprattutto dall’URSS, e poi dalla Repubblica Popolare Cinese e altri Paesi minori.

Collocandosi su un piano meramente storico, le due visioni cui ho appena accennato avevano, ognuna dal proprio punto di vista, giustificazioni più che sufficienti per organizzarsi pure a livello militare. La NATO da una parte e il Patto di Varsavia dall’altro, fermo restando che l’eventuale fine di uno dei blocchi avrebbe dovuto condurre alla loro abolizione per l’assenza delle rispettive “ragioni sociali”. Questo non è avvenuto, come tutti sappiamo. Al contrario, con il crollo dell’Unione Sovietica la NATO ha conosciuto un’espansione in precedenza inimmaginabile.

Il problema è che nessuno si è mai preso la briga di fornire delle ragioni ufficiali che giustificassero tale espansione che è, al contempo, geografica e militare. Non è difficile capire che l’input principale è di marca americana. Gli Stati Uniti, rimasti almeno per ora l’unica potenza davvero globale, hanno pensato di utilizzare la vecchia Alleanza per realizzare una politica di “esportazione della democrazia” i cui risultati si sono rivelati – almeno ad avviso di chi scrive – disastrosi. I fallimenti ormai non si contano più. Tutte le aree in cui si è intervenuti militarmente non sono affatto convertite alla democrazia liberale. Al contrario, sono precipitate in un caos pressoché impossibile da controllare. Ma non si tratta solo di questo.

La Nato aveva sul piano ufficiale scopi difensivi, garantendo la protezione degli alleati a ogni Paese membro in caso di attacco esterno. Se è così, qualcuno dovrebbe spiegare la “ratio” degli interventi in Libia, in Iraq e, soprattutto, nella ex Jugoslavia. Quale Paese membro era direttamente minacciato in tutti questi casi? In realtà l’Alleanza è diventata sempre più uno strumento offensivo e, spesso, ha consentito a Stati europei forti come la Germania di tornare a espandere la propria influenza in zone che a loro erano sfuggite dopo la sconfitta nel secondo conflitto mondiale.

Siamo insomma in presenza di uno stravolgimento radicale della natura e delle finalità della NATO. E lo si vede chiaramente anche nel caso ucraino. Tralasciando i più che legittimi dubbi sulla “democraticità” di molti protagonisti della rivolta di Piazza Maidan, è ovvio che l'intento principale di americani e tedeschi, in questo caso, è circondare la Russia con un cordone di Paesi satelliti ignorando sia la storia sia gli interessi strategici che i russi intendono tutelare.

E’ strano che si parli così poco del nuovo ruolo che un’Alleanza ancora nominalmente “atlantica” ha assunto contraddicendo i suoi intenti fondativi. E fino a che punto, inoltre, la sua attuale politica coincide con gli interessi italiani? Lo stesso quesito si può porre a proposito dell’intervento in Libia. Sarebbe ora che i nostri politici si svegliassero cominciando a porre il problema in nome dell’interesse nazionale, ammesso che ancora esista.

Fonte

Bell'analisi, pungente il giusto sul finale, credo, volutamente retorico...

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