Bassa l’affluenza alle urne: secondo i dati diffusi dal Ministro Belaiz ha infatti votato solo il 51,78% dei 23 milioni aventi diritto.
Rispetto alle presidenziali del 2009 il numero di chi si è recato ai
seggi è calato vistosamente. Cinque anni fa i votanti erano stati il
74%. Un calo, in pratica, di quasi 24 punti percentuali. Dato disastroso
nella capitale Algeri dove ha votato solo il 37% degli aventi diritto.
L’affluenza più bassa, però, si è registrata in Cabilia, la regione
berbera a una centinaio di chilometri a est della capitale. Qui solo un
cittadino su quattro è andato a votare.
Considerata
l’ampia astensione, possono ritenersi (leggermente) soddisfatti i vari
partiti di opposizione e la coalizione di attivisti che avevano esortato
gli algerini a disertare le urne. Tra le varie forze di opposizione
merita sicuramente una menzione il movimento Barakat (in dialetto
algerino “basta") che ha riscosso molto successo tra chi guarda sempre
più con distacco e diffidenza la politica ufficiale algerina rea di
essere distante dai suoi cittadini e attenta solo a salvaguardare i
propri interessi e privilegi. Resta ora da chiedersi cosa farà Barakat
ora che le elezioni sono terminate. E soprattutto se su di essa
incomberà la dura repressione governativa.
Sono state elezioni dove non è mancata la violenza:
in Cabilia circa 70 persone sono state ferite nei tafferugli scoppiati
con la polizia dopo che alcuni giovani avevano provato ad interrompere
la fase di voto non appena i seggi erano stati aperti. Tensione alta nel
villaggio di Raffur dove il sentimento anti-regime è molto forte.
Ragazzi con maschere e armati di fionde si sono scontrati con la polizia
che ha sparato i lacrimogeni per disperderli. Scenari simili anche a
M’Chedellah e Sahaarij dove il voto è stato sospeso. A Bouira, regione
sud orientale dell’Algeria, alcuni giovani hanno devastato tre seggi
poco dopo l’apertura.
E’
stato un voto militarizzato nell’intero Paese: sono stati impiegati più
di 260.000 ufficiali di polizia, alcuni armati di Kalashnikov, affinché
fosse mantenuto l’ordine nello stato più grande dell’Africa.
C'è una caratteristica che accomuna la cronaca politica internazionale che più o meno giornalmente riporto qui: l'astensione che dall'Europa mediterranea all'Africa sub-sharaiana mediamente veleggia al 30%.
A livello macroscopio è un dato che dovrebbe far riflettere.
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