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30/04/2014

F-35: volano i costi Promesse e inganni a colpi di polemica


Renzi starebbe lavorando alla riduzione degli F35: da 90 a 45. Forse Sì, ma quest’anno No. Il Presidente Napolitano e la lotta partigiana: “non c’era spazio per un’aspirazione inerme alla pace”. La ministra Pinotti rinvia e Gino Strada ricorda i 9 milioni di italiani senza soldi per le cure.


Massima confusione per minima chiarezza. Potrebbe essere questa la formula per calcolare la verità attorno al pasticcio dei caccia bombardieri F35. Ha provato a capirci qualcosa il bravo Massimo Lauria che sul sito di Repubblica-RSera e su PopOff ha condotto una sua inchiesta. Prima lui sui fatti senza farci condizionare dalle opinioni. Sappiamo che è il programma militare più costoso della storia. Sappiamo che c’è poca chiarezza e trasparenza. Sul punto le citazioni si sprecano, con la stupore che non esisterebbero contratti scritti su quanti aerei dovremmo acquistare, che esistono contratti per lotti separati sui quali è posto il segreto. Strano, davvero strano quel presunto segreto.

Pacifisti schierati, aviatori preoccupati. Per le stesse relazioni tecniche americane l’F35 è un aereo con diversi difetti di progettazione. E costi da missione spaziale: stratosferici. Il governo annuncia di cancellare 153 milioni di euro dal programma della Lockheed Martin. Applausi, salvo accorgersi della presa in giro. Si tratterebbe di rinunciare a un F35 e qualche bullone in più, visto che il costo di un singolo caccia si aggira intorno ai 140 milioni di euro. Stando ai dati del Dipartimento di Stato americano, ancora oggi non è possibile stabilire il costo esatto di quei velivoli. Massimo Lauria scrive di 14-15 miliardi di euro. Senza i costi di gestione per aereo, con circa 50 miliardi nel futuro.


In ballo c’è anche la revisione complessiva della nostra Difesa su cui si attende l’ormai leggendario Libro della ministro Roberta Pinotti. Stabilire le nuove linee strategiche della parte militare per sapere che aerei ti servono. Al momento l’operazione pare muoversi all’incontrario: stiamo per comprare delle Ferrari in fase di collaudo senza sapere ancora se l’Italia ha deciso di partecipare ai Gran Premi di Formula 1, o alla marcia longa, a piedi. Dubbi anche in casa Pd. Il gruppo Dem in commissione Difesa alla Camera, come voterà sull’indagine conoscitiva del Parlamento sui sistemi d’arma. Dal ministero Difesa si punta a rinviare a fine anno, in attesa della rivelazione Libro bianco.

Più delicata per ruolo la posizione espressa dal Presidente Napolitano, con cenni polemici in andata e di ritorno. Occasione 25 aprile, la Resistenza, che fu “una mobilitazione armata” perché “non c’era spazio per un’aspirazione inerme alla pace; l’alternativa era tra un’equivoca passività e una scelta”. Napolitano non ama quelle che definisce “nuove pulsioni antimilitariste” e da esse non è amato. Insiste sui processi di integrazione militare a livello europeo. Il Quirinale non esclude, pare di capire, la necessità di tagli, ma sulla base di un progetto. Torno il Libro Bianco ed esce fuori “la spesa produttiva”. Non tagliare qualsiasi cosa a prescindere, conferma la ministro Roberta Pinotti.


Un’impostazione che non coincide esattamente con quella pensata dal gruppo Pd in Commissione Difesa alla Camera, con un documento molto deciso sui tagli agli stanziamenti per F-35 e altri programmi militari. I deputati Pd si riuniscono il 6 maggio per preparare il voto in commissione, previsto il 7 maggio. Ora al sottosegretario Delrio la ricerca di una mediazione tra i piani del governo e quelli del Parlamento. Governo sollecitato da Obama a sostenere la Difesa. Il Parlamento vuole voce in capitolo sulle spese militari, grazie a una modifica alla legge sulla Difesa che dà al Parlamento la facoltà di bloccare, ridimensionare o sostenere un programma sui sistemi d’arma.

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