Un commando armato stamattina (15/04/2014 - ndr) ha rapito l’ambasciatore giordano Fawaz al-Itan in Libia e ferito il suo autista. L’agguato è avvenuto nella capitale Tripoli ed è stato messo a segno da una delle diverse milizie attive nel Paese dalla fine del regime di Muammar Gaddafi nel 2011. Il governo giordano ha fatto sapere che sono in corso le trattative per il rilascio del diplomatico.
I sequestri di funzionari e diplomatici stranieri sono sempre più frequente in Libia, alle prese con una perdurante instabilità politica e sociale a causa dei diversi gruppi che non hanno deposto le armi dopo la fine della battaglia per cacciare Gheddafi, e adesso hanno occupato territori, città, zone produttive del Paese, seminando caos e paura.
Lo scorso gennaio furono sequestrati cinque dipendenti dell’ambasciata egiziana e un uomo d’affari sudcoreano. Tutti furono rilasciati, ma in Libia si sono verificati anche attacchi contro stranieri occidentali finiti male. Lo scorso dicembre fu ucciso a Bengazi un insegnate britannico e altri due stranieri, un altro britannico e una donna neozelandese, furono trovati morti a gennaio vicino a Mellitah, nell’ovest del Paese.
Il governo di Tripoli non ha il controllo di tutto il territorio e le milizie non sembrano temere le forze di sicurezza locali. Il Paese vacilla sotto la pressione di gruppi armati che rivendicano la gestione del potere e delle ingenti risorse minerarie del Paese, e che non temono di attaccare direttamente gli uomini al potere.
Domenica scorsa il primo ministro libico, Abdullah al-Thinni, si è dimesso dopo che i miliziani hanno minacciato e attaccato i suoi famigliari. E la questione sicurezza è stata anche al centro delle dimissioni del suo predecessore, Ali Zeidan, fuggito all’estero dopo essere stato costretto alle dimissioni per non essere riuscito a garantire sicurezza al Paese. In particolare la questione era legata al tentativo di una milizia di Bengazi di vendere petrolio all’estero, uno schiaffo all’autorità delle istituzioni che sono riuscite a fermare la nave carica di greggio dei miliziani soltanto grazie all’intervento delle forze speciali statunitensi.
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