di Pasquale Cicalese per Marx21.it
Ottimista, meno cupo dello scorso anno, anche se afferma che il 2013 è stato un altro anno duro. Keynesiano, non monetarista, fautore delle riforme strutturali (anche se non cita quelle del lavoro, ma della P.A.), ma non deflazionista. Invita ad una politica europea e nazionale espansiva, basata sugli investimenti nelle infrastrutture, di cui il nostro Paese risente della scarsità e che incide sulla produttività dei fattori produttivi, sulla ricerca e sull’istruzione. Ma in due passaggi sottolinea anche che è l’ora di implementare politiche di sostegno al reddito a lavoratori e famiglie, è la prima volta che da Banca d’Italia escono queste frasi. Sarà la crisi, sarà che vi è una disoccupazione spaventosa, sarà che abbiamo perso il 15% della capacità produttiva. Ma non è pessimista il napoletano: stanno affluendo molti capitali esteri, gli ordinativi nel settore manifatturiero sono buoni, l’export è ritornato ai livelli pre-crisi. Resta il crollo della domanda interna, da qui la sua svolta keynesiana, del resto lo stesso Draghi due mesi fa invitava gli europei a non fare la gara a chi più deflazionava i salari, ma a basare la strategia sugli investimenti.
Evidentemente Palazzo Koch avrà sussurrato qualcosa a Francoforte nell’ultimo anno. Già, ma dove trova il governo i soldini per sostegni al reddito e per investimenti? Da corruzione, criminalità ed evasione fiscale, il sistema trasversale fattosi governo negli ultimi vent’anni. Tradotto: rastrellamento di fondi dal capitale commerciale a favore del capitale industriale... E poi fondi europei, magari centralizzati, visto che il napoletano è per la semplificazione amministrativa che, tradotto, significa una cosa: il federalismo è stato una totale idiozia. Il Mezzogiorno e i suoi giovani sono alla deriva, si stanno perdendo capacità lavorative immense che potrebbero essere fatali per il Paese, non c’è più tempo da perdere, occorre agire subito. Dal lato della domanda, con politiche espansive e fonti finanziarie pubbliche e private (chi li dà i soldi, la Merkel, per caso?), europee e nazionali. Il napoletano non dice di dare un sussidio ai disoccupati, ma quasi ci manca. Ma pur in un quadro pessimo, lancia qualche freccia di speranza. Certo, le imprese hanno una leva finanziaria pazzesca, ma il 40% di loro negli ultimi tre anni si è patrimonializzato, qualcosa si muove, visto che si stanno indirizzando le risorse sul capitale di rischio e non sul debito e che nel 2013 il patrimonio netto delle società non finanziarie è aumentato di 35 miliardi. Le medio-grandi aziende si sono affacciate sul mercato obbligazionario, ma le altre dipendono troppo del credito bancario. Non fa sconti: gli industriali devono cacciare di tasca propria 200 miliardi per patrimonializzarsi e altrettanti per ridurre la leva finanziaria, il credito bancario è finito definitivamente. Altro che Jobs Act e flessibilità (non a caso il “costo del lavoro” non è minimamente accennato dal governatore...), la questione è che gli industriali dovrebbero pianificare di tasca loro un GosPlan micidiale. Lo faranno? Non nutriamo speranze, sono quelli che sono, a meno che arrivino capitali esteri, come sembra sperare Visco. Sono 400 miliardi e se Visco afferma che devono farlo di tasca propria evidentemente sa che costoro i soldini ce li hanno: li cacciassero!
Dove si annidano i patrimoni degli imprenditori? Nelle ricchezze finanziarie loro e delle loro famiglie, solo il patrimonio del risparmio gestito ha raggiunto ad aprile di quest’anno il record di 1400 miliardi di euro. Poi ci sono i soldi detenuti all’estero e i titoli pubblici accumulati negli ultimi quarant’anni da questi soggetti. Ma per la ripresa dell’accumulazione il napoletano non crede in loro (troppo piccoli e frammentati), accenna ad investitori esteri che possono radicalmente cambiare il modo di produrre e di gestire le aziende in Italia, evidentemente da lui ritenuto troppo arcaico. Occorre leggere non le Considerazioni Finali ma la Relazione Finale per capire com’è l’andazzo economico in Italia. Come fanno i profitti gli imprenditori italiani? Ecco a pag. 97 cosa scrivono i tecnici di Via Nazionale: “ i margini di profitto sono lievemente aumentati grazie alla dinamica del Clup che risente della decelerazione del redditi orari medi”. Nel terzo trimestre 2013 il Clup è appena aumentato dello 0,4% grazie alla deflazione salariale, l’unico modo che hanno gli imprenditori italiani di fare profitti. E la produttività come sta messa, vista che secondo Renzi, Padoan, Squinzi dipende dalla “riforma del mercato del lavoro”? Qui Banca d’Italia non le manda a dire e spiazza tutti, ma bisogna leggere la Relazione Finale a pagina 100 per saperlo. Ecco cosa scrivono: “ le dinamiche del valore aggiunto e della produttività risentono di una struttura produttiva sbilanciata verso aziende di dimensione piccola e piccolissima e con bassa capitalizzazione. Non potendo sfruttare appieno economie di scala e di scopo, esse risultano meno coinvolte nei processi di innovazione e di internazionalizzazione”. Come a dire: state prendendo tutti una cantonata pazzesca.
Nessun giornale il giorno dopo le Considerazioni Finali ha prestato attenzione a questo lavoro, tutti a scrivere che Visco ha tributato un’ovazione a Renzi, per gli 80 euro e per la “riforma del mercato del lavoro”. Interessante poi ché, il giorno dopo, su La Stampa Renzi affermi che il suo modello è la Germania, dimenticandosi che lì la dimensione media delle aziende è notevolmente superiore a quella italiana e che, accanto ai mini job ci sono sostanziosi sostegni al reddito, a cominciare dall’alloggio popolare, quando in Italia se occupi una casa sfitta sei ormai un criminale. Dunque, la produttività dipende dal mercato del lavoro, come affermano i soloni del Sole 24 Ore? Niente affatto, scrivono a Via Nazionale, dipende dall’economia di scala, quasi assente in questo Paese. E, dunque, Visco dove ripone le speranze? Non nell’imprenditoria italiana, ma negli investitori esteri. Come a dire: con quel che abbiamo, dimentichiamoci la crescita...
L’Istat pochi giorni fa affermava che solo il 30% delle aziende italiane è adeguato, Visco informa che il 40% si è patrimonializzato. Il resto? Alla deriva, lascito del decentramento produttivo. Ma ne ha anche per le banche: vi bastoneremo come e più di prima se non cambiate la governance e non sciogliete i conflitti di interessi che avete nelle aziende partecipate (ad esempio Sorgenia di De Benedetti, per caso?). Francoforte, con la sua vigilanza, è in agguato anche per loro... Le banche tornino a concedere prestiti alle imprese più meritevoli e che mettono propri capitali. E’ come se Visco, avendo dati che noi non conosciamo, spronasse, dopo un ventennio di stagnazione, al ritorno dell’accumulazione capitalistica: per caso, caro Governatore, ciò è reso possibile dalla distruzione di capacità produttive conseguita negli ultimi tre anni? Siamo sicuri che siano fuoriusciti solo i meno efficienti o che magari qualche gioiello produttivo, per l’incapacità dei banchieri, che indirizzano lo sguardo solo ai Zunino, De Benedetti e Tronchetti, non sia stato perso definitivamente giacché i banchieri manco ci pensano a finanziare credito a medio lungo termine? Ora avranno più liquidità dalla Bce e dalla stessa Banca d’Italia, ma siamo sicuri che l’indirizzeranno verso l’economia reale e non verso il capitale fittizio, come hanno fatto finora? Dal LTRO di Draghi del 2011 i banchieri hanno fatto affari d’oro con il trading dei titoli pubblici, coprendo la loro incapacità di prestare soldi negli ultimi decenni a gente meritevole. E com’è che a tutto ciò stanno ovviando Cdp e Bei, due banche pubbliche? Sarà inflessibile nei confronti dei banchieri il napoletano, ma se non si distrugge il capitalismo relazionane in questo Paese ci sarà poco da fare.
Che dire, è un Governatore fiducioso nel ritorno dell’accumulazione. Avrà notizie che noi non abbiamo. L’unica cosa che so è che pare che in Calabria nell’ultimo triennio siano emigrati 200 mila persone, su di una popolazione di 1,9 milioni. Lascito della riforma del titolo V della Costituzione e del federalismo fiscale, fortemente voluti negli anni novanta dai confindustriali e da quelli che oggi stanno al PD. E che si ergono oggi a fautori delle “riforme” e della “precarietà espansiva” dopo l’idiozia dell’austerità espansiva.
E’ la crisi mondiale, certo, ma anche un’architettura imprenditoriale, istituzionale, bancaria, sindacale e politica che negli ultimi vent’anni non ha fatto altro che distruggere. E che gattopardescamente si sta riciclando sotto nuove insegne, a tutti i livelli.
E’ l’ora della ricostruzione, afferma Visco. Con chi? Con Renzi e Padoan? O con imprenditori che dovrebbero cacciare di tasca propria 400 miliardi? Buonanotte, popolo. Al prossimo anno, caro Governatore, quando forse, date le premesse politiche ed imprenditoriali, ritornerà ad essere più cupo di oggi.
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