Dietro alle recenti cadute dei prezzi del petrolio potrebbe esserci anche una manovra degli Stati Uniti per indebolire la Russia. "Non lo so se è così, ma è chiaro che ci sono interessi coincidenti e io sono sempre diffidente quando sui mercati vedo delle coincidenze", ha affermato Patrick Legland, capo della sezione ricerca di Société Générale.
Da diverse settimane i corsi dell'oro nero hanno segnato marcate flessioni, con il barile di Brent finito sotto gli 83 dollari e il Wti americano sotto gli 80 dollari, i minimi da due anni a questa parte. Il tutto mentre si moltiplicano i segnali di rallentamento della crescita globale.
Ma secondo l'economista francese "c'è stato sì un lieve rallentamento nella domanda globale, ma non in misura tale da giustificare il calo attuale delle quotazioni del greggio". Nel frattempo sui mercati i corsi dell'oro nero restano sommessi, dopo tentativi di stabilizzazione in apertura il Brent torna a calare, 44 cents in meno dalla chiusura di venerdì a quota 85,72 dollari.
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La manovra a ben guardare non danneggia solo la Russia, ma di fatto i principali competitori statunitensi mondiali, (Venezuela in America Latina, Iran in Medio Oriente) ad esclusione in parte della Cina.
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