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17/09/2015

Israele: giro di vite contro chi lancia pietre. Di nuovo in carcere Mohammed Allan

Nuovo giro di vite contro la resistenza palestinese da parte del regime colonialista israeliano.

Approfittando degli scontri degli ultimi giorni sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme, in conseguenza alla reazione palestinese alle continue provocazioni da parte degli estremisti sionisti, il governo di Tel Aviv ha deciso di inasprire le pene per i “lanciatori di pietre” che di fatto vengono equiparati a dei veri e propri terroristi. Al termine di un vertice straordinario sulla sicurezza, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato le nuove misure e promesso di ricorrere “a tutti i mezzi possibili” per arginare la “minaccia costituita da chi lancia pietre”. Di fatto il progetto del governo prevede di estendere di nuovo le pene detentive nei confronti di coloro che vengono sorpresi a rispondere con le pietre ai raid delle forze armate occupanti, dopo che solo un mese fa la Knesset – il parlamento israeliano – aveva approvato un emendamento che punisce con la carcerazione fino a 20 anni chi lancia pietre contro i soldati, contro le auto israeliane e contro le pattuglie di stanza nei Territori occupati. Non solo: Netanyahu ha annunciato anche l’intenzione di estendere ulteriormente le situazioni in cui i militari e i poliziotti israeliani sono autorizzati ad aprire il fuoco contro i manifestanti, modificando le regole di ingaggio dei membri delle forze di sicurezza.

Nonostante le smentite del primo ministro, i palestinesi temono che il governo israeliano di estrema destra miri ad approfittare della tensione creata a Gerusalemme dalle scorrerie degli estremisti nazionalisti e religiosi per modificare lo status della Spianata delle Moschee e di fatto annettersi una parte dei luoghi santi.

Nel frattempo, le autorità occupanti hanno rimesso in stato di detenzione amministrativa Mohammed Allan, l’avvocato palestinese scarcerato lo scorso agosto dopo 60 giorni di sciopero della fame iniziato per protestare contro il suo stato di detenzione senza che gli fosse stato notificato alcun atto d’accusa. “Il suo stato di salute è migliorato” ha precisato un portavoce della polizia, secondo cui Allan è stato arrestato questa mattina all’ospedale di Ashkelon, dove era stato ricoverato in seguito allo sciopero. Il giovane avvocato è divenuto l’icona della resistenza non violenta contro l'illegale pratica della ‘detenzione amministrativa’, che prevede che i prigionieri vengano tenuti in carcere, senza processo e senza accuse formali, per periodi di sei mesi in realtà rinnovabili all’infinito.

Nei mesi scorsi, la sua determinazione a portare la sua battaglia fino alle estreme conseguenze aveva messo all’angolo il governo israeliano preoccupato dalle conseguenze che la sua morte avrebbe potuto innescare nei Territori palestinesi occupati. Allan era stato quindi rilasciato dopo ripetuti coma e una sentenza della Corte suprema israeliana.

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