Mentre il principe saudita al Yubeir minaccia azioni militari contro la Siria, l'Olanda ha ritirato la bozza di risoluzione che chiedeva alle Nazioni Unite d'indagare sulle violazioni dei diritti umani in Yemen, lasciando così il campo a un testo dell'Arabia Saudita che affida l'inchiesta al governo yemenita filo-saudita. Il New York Times scrive che, di fronte alla dura resistenza da parte dell’Arabia Saudita e dei suoi partner della coalizione, e con grande costernazione dei gruppi per i diritti umani, i governi occidentali hanno accettato una risoluzione basata su un testo saudita in cui manca qualsiasi riferimento ad un'inchiesta internazionale indipendente.
Amnesty International il 18 agosto scorso aveva pubblicato un rapporto in cui documentava i risultati di un’inchiesta su otto casi di possibili crimini di guerra commessi durante i bombardamenti della coalizione filo-saudita sullo Yemen contro la popolazione civile.
Nel rapporto di Amnesty si chiedeva un’indagine indipendente dell'Onu, l'identificazione dell'identità dei responsabili e il sanzionamento delle relative responsabilità penali. Il documento seguiva di pochi giorni un’analoga denuncia da parte di Human Rights Watch che ipotizzava crimini di guerra in Yemen da parte della coalizione filo-saudita appoggiata da Usa, Francia e Gran Bretagna, anche in questo caso chiedendo una commissione d’inchiesta dell'Onu.
Ma le potenze occidentali, con quelle europee in testa, hanno scelto di non disturbare il lavoro sporco che l’Arabia Saudita sta conducendo all’interno del proprio paese (con esecuzioni capitali che per brutalità richiamano quelle dell’Isis), nel suo cortile di casa (guerra nello Yemen) e nell’intera regione (Siria, Libia etc.). Del resto l’Arabia Saudita in questi ultimissimi anni è stata il principale paese acquirente di sistemi militari europei ed ha ottenuto autorizzazioni per oltre 3,5 miliardi di euro: la Francia è stata il maggiore fornitore della monarchia saudita rilasciando autorizzazioni per circa 1,6 miliardi di euro. Tra il 2012 ed il 2014, la società RWM Italia ha esportato bombe MK83 direttamente rintracciate in Yemen e fotografate da Ole Solvang, un ricercatore della ONG Human Rights Watch. I documenti parlano di un giro di affari da 62 milioni di euro sviluppatosi tra il 2013 e il 2014 per l’acquisto di 3.650 bombe vendute con licenze a destinazione non specificata. L’Italia si conferma il terzo più grande fornitore di armi all’Arabia Saudita, preceduto solo da Francia e Gran Bretagna.
Oggi pomeriggio a Roma, alle 15:00 davanti all’ambasciata dell’Arabia Saudita in via Pergolesi, la Rete No War ha convocato una manifestazione di protesta. Per denunciare la lunga lista di violenze e sopraffazioni sia interne al Paese che fuori casa: l'aggressione allo Yemen; il potente sostegno all’Isis (il regime saudita è la più grande scuola di indottrinamento e ingaggio dei criminali che ne ingrossano le fila); la sua stretta e fedele alleanza con l’entità sionista; la sua diretta partecipazione al disfacimento della Siria (è di poche ore fa la dichiarazione del ministro degli esteri del regime saudita presso l'Assemblea Generale dell'Onu, in cui dichiara che l'Arabia sarà pronta ad attaccare la Siria se Assad non andrà via). E poi l’ennesima condanna alla pubblica decapitazione e crocifissione, questa volta toccherà ad Alì al-Nimr.
Infatti non ci sono solo i crimini di guerra delle forze armate saudite e filo-saudite nello Yemen ma anche l’escalation bellica minacciata contro la Siria. “Ci sono due opzioni per la Siria, una è politica, nel corso della quale si creerebbe un consiglio di transizione. L’altra è una opzione militare, che anche quella dovrà concludersi con la distruzione di Al-Assad”, ha dichiarato il capo della diplomazia saudita Al-Yubeir al margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in corso a New York. L’Arabia Saudita, che, assieme alla Turchia, da sempre è stato il principale sostenitore dell’Isis e antagonista di Al-Assad, non ha offerto dettagli su quale sarebbe la strategia militare, ma ha riaffermato l’appoggio che Riyad sta fornendo ai “ribelli moderati” radicati in Siria, quelli che Damasco definisce terroristi. “Vogliamo sperare di aumentare ed intensificare questo appoggio ai gruppi armati che combattono per rovesciare il Governo della Siria”, ha manifestato il ministro saudita.
Allo stesso modo il ministro ha rigettato le iniziative diplomatiche della Russia per formare una coalizione internazionale per fare fronte al gruppo terrorista dell’ISIS (Stato Islamico), con la partecipazione di Damasco.
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