Le menzogne durano poco, su certe cose. Nemmeno il ministero del lavoro, pur appannaggio di Giuliano Poletti, riesce più a nascondere che tutta la strategia renziana sul mercato del lavoro è un completo fallimento. Naturalmente alle aziende va benissimo così, a rimetterci sono soltanto i lavoratori di ogni ordine, grado e contratto.
Nel secondo trimestre del 2016, infatti, le “attivazioni di contratti a tempo indeterminato” sono state 392.043, il 29,4% in meno rispetto all'anno scorso (-163.099). La ragione è nota da sempre: fino al 31 dicembre 2015 c'erano degli incentivi ricchissimi (fino ad 8.000 euro l'anno, e per tre anni, per ogni assunzione con questo contratto ormai “purgato” dell'art. 18), mentre dal 1 gennaio sono finiti o diminuiti moltissimo. Dunque le imprese hanno semplicemente smesso di trasformare in contratti fintamente “stabili” quelli che fin lì erano dipendenti precari o false partite Iva.
Peggio. Come conseguenza del Jobs Act e dell'abolizione dell'art. 18 sono drammaticamente aumentati i licenziamenti: +7,4%. Mentre, per effetto della legge Fornero che ha allungato a dismisura l'età pensionabile, sono calate ancora le “dimissioni chieste dal lavoratore”: -24,9%. Mentre i pensionamenti automatici per raggiunto limite di età hanno subito un crollo ancora più ampio: (-41,4%). Per le donne lo scarto è ancora più ampio: -47%.
I numeri astratti sembrerebbero persino positivi: sono state registrate 2,45 milioni di attivazioni di contratti a fronte di 2,19 milioni di cessazioni. La maggioranza delle cessazioni sono peraltro dovute al termine del contratto a tempo determinato (1,43 milioni), mentre il resto sono appunto licenziamenti (oltre 220.000) o pensionamenti. Ma quasi tutti i nuovi contratti sono contratti precari (ancora attive 46 forme contrattuali diverse, su questo fronte).
In conclusione: lavora meno gente, con contratti peggiori, per orari a discrezione del padrone (è stato introdotto il notturno anche nella grande distribuzione), con salari mediamente molto più bassi. Il risultato spiacevole per le imprese è che in questo modo si riduce la quota dei consumi; quindi anche le loro vendite...
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento