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04/09/2016

De Magistris a Livorno: "Coraggio e partecipazione popolare"

Diciamocela tutta: Luigi De Magistris ha una carica e una vitalità di quelle vere, contagiose, che sanno farsi apprezzare. E magari anche perdonare qualche risposta un po' generica alle domande che sono venute fuori all’iniziativa del 30 agosto promossa da Buongiorno Livorno. Perché in effetti De Magistris un vero, grande regalo a Livorno l’ha fatto: ha portato vivacità ed entusiasmo ad un dibattito politico cittadino, ormai annichilito dal dopo elezioni 2014. Livorno, infatti, di fronte all’appuntamento più importante della sua storia recente (la fine di una era di governo ormai logora) ha finora risposto avvitandosi su se stessa. In polemiche, eccezioni di forma, carte bollate, dichiarazioni di amministratori, revisori dei conti, tribunali, giornalisti, dirigenti, consigli comunali bloccati o blindati a seconda della contingenza politica. E, in questo contesto è imploso il rapporto tra politica e governance territoriale, risolvendosi in una miriade di polemiche velenose tra ceti professionali, associazioni, media e amministrazione comunale. Quando, come abbiamo visto recentemente con la vicenda delle rivelazioni sul piano industriale Aamps, non emergono veri e propri veleni di palazzo.

Con De Magistris, Livorno si è ritrovata ad essere se stessa: cercare di essere protagonista dal basso, dove la dimensione assembleare e sociale assume un ruolo essenziale nelle forme di governo. Tutto il contrario del metodo renziano, dove i notabili voglio decidere mentre i media li difendono, ma anche di quello grillino, dove gruppi ristretti provano a decidere, polemizzando tra loro, mentre infuriano i post su Facebook. De Magistris, talvolta con eccesso di retorica, ha gettato un po' di acqua fresca affinché la sinistra cittadina ritrovi se stessa raccontando come nel momento più difficile del suo primo mandato, mentre tutti i poteri forti chiedevano le sue dimissioni, lui abbia scelto di fare il sindaco di strada, girando per i quartieri e prendendosi anche critiche e contestazioni. Ma i napoletani alla fine lo hanno sostenuto. A tratti De Magistris ha raccontato di una Napoli come quello che avrebbe dovuto essere Livorno dopo la sconfitta del centrosinistra: un luogo dove, rotto un metodo di governo ormai logoro, la centralità doveva essere assegnata alla mobilitazione popolare. E uno sguardo a quello che può essere in futuro se si sa lavorare, se la retorica lascia spazio alla concretezza ma anche alla capacità di sapersi mobilitare per il futuro di una città che si sta giocando la sopravvivenza. Durante tutto il suo intervento, infatti, De Magistris non ha mai mancato di ricordare come a suo avviso comitati, occupazioni pubbliche e mobilitazioni dal basso siano il sale del cambiamento napoletano e per certi versi anche la forza della sua affermazione. Così come tutto il suo primo intervento è scorso all'interno del concetto di legalità e illegalità dentro il quadro costituzionale: "È più illegale a livello costituzionale rispondere ad un diritto e una necessità come la casa occupando luoghi abbandonati o in mano a malavita e speculazione, oppure avere 10 case e tenerne 8 sfitte?". La risposta nel suo ragionamento è apparsa chiara per tutti. Non per nulla il filo rosso della serata tra Costituzione e protagonismo popolare si riassumeva nello slogan "La sovranità appartiene al popolo" che campeggiava dietro il tavolo dei relatori e sulle magliette di molti presenti.

La serata con De Magistris è stata gradevole, con una partecipazione popolare piena, nonostante l’acquazzone che ha costretto, nel pomeriggio, a spostare l’evento da piazza Cavallotti all’ex Circoscrizione 1 in Corea, perdendo un po' di persone che sono passate dalla piazza senza trovare niente. Ma il successo di pubblico c’è stato lo stesso con la Circoscrizione 1 riempitasi ben prima dell'inizio e con molte persone in piedi in sala e sul marciapiede adiacente. La serata si è svolta, come può capitare proprio sulle ali dell’entusiasmo, facendo saltare lo schema precostituito di discussione ma sostanzialmente su una serie di temi ben precisi: casa, beni comuni, rifiuti, difesa della Costituzione. Presenti i compagni dell’Ex Opg di Napoli, e fa un certo effetto vedere il sindaco di una delle più importanti metropoli del mediterraneo trovarsi a discutere, senza rete e senza inciuci, con i collettivi autogestiti di casa propria davanti ai livornesi e alle forze politiche locali.

C’era attenzione a cosa accade a Napoli, curiosità politica, non eccitazione da divismo per il personaggio televisivo. Certo, la politica è fatta di proposte strutturate che reggono e, se non ci sono quelle, l’entusiasmo può anche durare poco o non portare da nessuna parte. E, se Livorno deve trovare la propria strada, Napoli invece deve continuare. Lo stesso De Magistris, alla fine, lo ha detto chiaro: la metropoli campana non può andare avanti, nonostante una amministrazione migliore rispetto al passato, a zero euro. Nonostante abbia rivendicato di aver tagliato sprechi, rami secchi, reinternalizzato una serie di appalti e tolto alcuni interessi di mano alla criminalità organizzata (settore rifiuti in primis), ha detto chiaramente che servono investimenti pubblici e serve autonomia reale per le città. Il punto, che vale per entrambe le città, è questo: si può provare a risolvere i problemi, che sono sistemici, coinvolgendo sul serio la popolazione. Cercando di uscirci tutti assieme. Oppure ci si può rinchiudere nei cda, o nelle cerchie di Whatsapp, blindandosi dal resto del mondo. La prima opzione è quella che è stata, di nuovo, apprezzata a Livorno. La seconda, alla fine perdente, la lasciamo ai partiti intossicati dallo spettacolo istituzionale.

Non è certo mancata qualche spigolatura. De Magistris, che non era certo a Livorno in visita privata, non ci risulta abbia ricevuto alcun saluto istituzionale. Oltretutto alcune forze politiche, che con De Magistris governano a Napoli, non hanno, come dire, sentito il piacere neanche di mandare una lettera o un contatto di benvenuto, probabilmente sentendo aria di "derby". La stampa più istituzionale ha compresso quanto possibile l’evento. Ci vorrebbe maggiore maturità nelle relazioni politiche cittadine. Buono e obiettivo invece il servizio di Telegranducato, a dimostrazione che i media possono vedere e rappresentare senza tensioni o alimentando polemiche. Già, perché oggi la misura dei media è quella della polemica. Se fai polemica, anche se non esisti politicamente, trovi spazio. E il nanismo politico, infatti, si reitera.

La cosa importante però è il domani. Serate come quella del 30 possono riportare la città di fronte ai suoi problemi veri, per affrontarli. Il resto è infantilismo su Twitter, carte bollate o sedicenti superdocumenti caricati su Facebook, veleni, polemiche e trame di un palazzo sinistrato. Una miseria che, comunque vada, a Livorno non ha futuro. I problemi veri o li guarda bene in faccia un certo tipo di politica, oppure non li guarda nessuno.

Redazione, 2 settembre 2016

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