Qui pubblichiamo un articolo apparso sul giornale svizzero Beobachter che riporta l'iniziativa di un gruppo di medici stufi di subire il ricatto del bamboccio miliardario proprietario di Gilead, la società produttrice del farmaco "miracoloso". La Svizzera, infatti, è sostanzialmente priva di una sanità pubblica, dunque la terapia viene somministrata soltanto da chi ha un'assicurazione. Qui il problema è stato dunque sollevato dalle assicurazioni stesse, stanche si essere truffate da uno più infame di loro.
Va ricordato infatti che il farmaco non è stato scoperto di recente e già era in commercio ad un prezzo molto più basso, ma comunque tale da aver ripagato i costi della ricerca (64 milioni di dollari) già molte volte. Semplicemente, il nuovo "proprietario", ha deciso di praticare il più estremo e radicale dei ricatti: se volete sopravvivere, mi dovete dare quanto chiedo io... Un po' come la mafia che controlla l'acqua, insomma.
La soluzione al problema non è neanche difficilissimo: in India il farmaco viene prodotto al costo di un euro a pasticca (Gilead ne chiede 1.000!). Basta organizzarsi per portare legalmente qui quel farmaco.
Certo, ci vorrebbe uno stato e un governo che pensa ai cittadini e non ai profitti delle multinazionali. Specie se, come in questo caso, a stelle-e-strisce.
O almeno un gruppo di medici con il coraggio normale degli esseri umani...
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Le istituzioni stanno a guardare la moria
I nuovi medicamenti contro l’epatite C salvano vite, ma costano milioni.
Mentre la confederazione rimane immobile, dei medici svizzeri fanno arrivare le pillole a buon mercato dall'India.
Quando Stephan Vavricka studiava medicina, il virus dell’epatite C era stato appena scoperto. Si annida nel fegato, dove si diffonde. Il fegato se ne vuole liberare, si infiamma e rimangono cicatrici. Dopo varie prove di difesa il fegato si indurisce o si creano tumori, per poi arrendersi.
I medicamenti per sostenere il fegato in questa lotta contro il virus erano diventati disponibili solo quando Vavricka era diventato specialista in organi interni. La cura con Interferone e Ribavirin come killer del virus durava fino a un anno e otteneva risultati solo su una parte dei pazienti. In tanti soffrivano di effetti collaterali come spasmi, mal di testa, eruzioni cutanee e perdita di capelli.
Vavricka era primario del “Triemlispital” di Zurigo da quattro anni, quando arrivò la svolta.
Grazie al Sofosbuvir, chiunque era afflitto del virus dell’epatite C è riuscito a guarire completamente. E senza pesanti effetti collaterali.
I nuovi farmaci danno degli ottimi risultati. Stiamo parlando di una quota dal 95 fino a 100%, dice Vavricka, 47 anni, che nel frattempo è diventato professore.
“La mia carriera lavorativa ebbe inizio quando questa malattia infettiva era quasi sconosciuta, ora siamo passati da una situazione con una piccola possibilità di guarigione a una in cui si può essere completamente guariti. Tutto questo è fenomenale”.
Più di 100 milioni di franchi svizzeri l’anno
Fenomenale è però anche il prezzo per un trattamento. La società statunitense Gilead chiede per una pillola 1.000 dollari, complessivamente 84.000 dollari per un trattamento. A volte, secondo la gravità e il peso del paziente, può essere necessario raddoppiare il trattamento fino a 24 settimane. Le assicurazioni sanitarie svizzere calcolano un costo di di 54.000 – 105.000 franchi svizzeri a paziente. (Visto che non esiste un sistema sanitario nazionale, ogni residente è obbligato ad assicurarsi presso una delle compagnie sanitarie private, ndT)
Le aziende farmaceutiche, per giustificare questi prezzi abnormi, normalmente usano l’argomento secondo cui trovare una nuova cura è estremamente costoso. Questo non è però il caso del Sofosbuvir, visto che è stato scoperto dal laboratorio farmaceutico statunitense Pharmaasset con una spesa di “soli” 64 milioni di dollari.
Nel 2012, però Gilead ha comprato il laboratorio per 11,2 miliardi di dollari, e “ha seguito il consiglio degli investiment banker: alzare al massimo i prezzi all'unico scopo di massimizzare il profitto, senza alcuna considerazione per le conseguenze sulla popolazione”. Così si legge in un rapporto del Senato degli Stati Uniti. André Lüscher, responsabile della Gilead Svizzera risponde: “rispetto a trattamenti come il trapianto di fegato il costo di Sofosbuvir è pur sempre basso”. Altre domande poste dal nostro giornale sono però rimaste senza risposte.
L’obiezione di Lüscher è plausibile, i trapianti sono cosa costosa, ma sono anche rari (ricordiamo che la Svizzera non ha in pratica una sanità pubblica; in Italia i trapianti sono molto più numerosi, ndT). L’anno scorso in Svizzera sono stati trapiantati solo 136 fegati. Con l’entrata in commercio del farmaco contro l’epatite C, con il nome di Sovaldi e Harvoni, nel mercato esplodono le vendite e i profitti della Gilead. Mentre gli azionisti sono diventati ricchi, lo “chef” è diventato miliardario.
Sul lato opposto esplodevano però le spese che devono essere coperte dai contribuenti. Nel 2015 gli svizzeri hanno speso più di 100 milioni di franchi per la pillola contro l’epatite C, mentre il costo di produzione arriva ad un massimo di 100 dollari per un mese di cura. Questi prezzi hanno un riflesso immediato nell’aumento dei premi delle assicurazione sanitarie: nel 2017 saliranno in media del 4,5%.
Il capo della Concordia, assicurazione sanitaria, di recentemente è sbottato: “non è possibile che in Svizzera credano di poter chiedere i prezzi che vogliono. Chi paga deve avere la possibilità di avere voce in merito”.
Gilead ha abbassato i prezzi, venduto licenze per copiare Sovaldi e Harvoni e commercializza in 101 paesi la sua pillola miracolosa ad un prezzo meno alto. Per esempio in Egitto, dove un abitante su sette è portatore del virus dell’epatite C. Dal 1950-1980 si e cercato di liberare gli egiziani dalla schistosomiasi infettandoli però con il “killer del fegato“ (il virus dell’epatite C), perché spesso venivano usate siringhe infette.
L’ufficio federale della sanità svizzera limita l’accesso a Sovaldi e Harvoni ai pazienti con danni al fegato moderati o gravi: “non ha senso trattare coloro che oggi non sono ancora malati e forse non lo diventeranno mai”. Ma che restano comunque infettivi.
I portatori di epatite C non sono disposti ad accettare questa pratica. Accusano le autorità federali di osservare impassibile la moria dei pazienti invece di negoziare dei prezzi migliori con le aziende farmaceutiche.
Philip Bruggmann dirigente del gruppo di esperti dell’epatite virale e primario dei Centri Arud di Zurigo, specialista in medicina per le dipendenze, ci dice di non essere a conoscenza di altre situazioni in cui persone provenienti da vari gruppi sociali elaborano una strategia comune. Molti dei suoi pazienti sono portatori di epatite C perché come tossicodipendenti sono costretti a condividere le siringhe. L’epatite C, a lungo, era stata vista come malattia dei tossici perché ogni secondo paziente era o è tossicodipendente.
Andrea Rinderknecht, psicologa e moglie del consiglio di amministrazione della Lindt 6 Sprüngli, si adatta male a questo quadro. Lei scrive sul suo blog – Patiententube.com – che era rimasta infettata a 23 anni da un omeopata che ha usato una siringa contaminata e che ha dovuto interrompere due precedenti terapie a causa degli effetti collaterali. L'idea di dover morire dieci anni prima a causa dell’epatite C le ha fatto affrontare la vita sempre a mille. Finché le miracolose pillole americane non hanno fatto guarire anche lei.
Philip Bruggmann: “ci servono più persone celebri che ci mettano la faccia, magari della scena musicale, con o senza passato di dipendenza”. Lui con altri medici, si impegna a far arrivare a buon prezzo le pillole miracolose ai portatori del virus, anche se le assicurazioni non sono disposte a risarcire i costi. Loro hanno contatti in Austalia con il “Fix Hep C Buyers Club”, un'organizzazione no profit che si procura in modo legale le pillole dall’India per poi spedirle in Svizzera. Dove arrivano a un costo di circa 1.500 franchi per un ciclo di terapia (12 settimane).
Bruggmann: “questo progetto funziona correttamente e lavoriamo per poterlo espandere, allo scopo di poter trattare tutti pazienti. Cosi riusciamo ad aiutarli, ma si alza anche la pressione nei confronti delle aziende farmaceutiche.”
Entro il 2020, in Australia, l’epatite C dovrà essere sradicata. Ogni persona infetta riceve oggi le pillole costose, a prescindere dalle condizioni del fegato, ha raccontato il medico australiano Gregory Dore durante una presentazione a Zurigo. Dore faceva parte della commissione che ha negoziato con l’industria farmaceutica il prezzo da praticare in Australia.
L’importo concordato rimane un segreto “ma lo sconto ottenuto era molto grande”. Punto importante del negoziato era che il prezzo massimo fosse in rapporto alla quantità di pazienti. Finora 22.500 portatori del virus dell’epatite C sono guariti. “Potete immaginare la gratitudine di ogni persona guarita. Ogni singola storia e un successo”.
Questo programma, della durata di 5 anni, avrà un costo totale di 740 milioni di franchi. “Si tratta di una situazione win-win-win per tutti coloro che sono coinvolti: per i malati, per l’industria farmaceutica e anche per lo Stato”, dice Dore. Per i medici, la guarigione di migliaia di pazienti è un pezzo interessante nella storia della medicina.
Ma la Svizzera rimane testarda. L’ufficio federale della sanità non cambia opinione sulla limitazione e non può negoziare prezzi più bassi; il modello australiano non viene preso in considerazione.
Numeri riguardanti l’epatite C:
- 130 milioni di persone nel mondo sono portatori del virus dell’epatite C , stima WHO
- 33.600 di casi di epatite C sono conosciuti in Svizzera
- 250 svizzeri muoiono ogni anno per gli effetti del'infezione da epatite C
- 2.300 pazienti, nel 2015, in Svizzera, sono stati trattati con il nuovo medicamento;
- 50.200 franchi è il prezzo pagato dall’assicurazione sanitaria svizzera per la cura di 3 mesi con Harvoni
- 900 franchi è il prezzo della la cura con Harvoni in India
René Ammann per Beobachter 20/2016
Tradotto dal tedesco da Christine Putrino
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