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14/10/2016

Libia - Sempre meno fiducia nel governo al Sarraj

di Francesca La Bella

Il Governo di Tobruk guidato da Aquila Saleh ha nuovamente fatto mancare la fiducia all’esecutivo di stanza a Tripoli. Secondo le parole del presidente del Parlamento libico la nuova presa di posizione contro il Governo di Accordo Nazionale (Gna) sarebbe motivata dalla sfiducia nel Primo Ministro. Secondo Saleh, infatti, al Sarraj, in quanto non nominato dal popolo libico, non avrebbe la legittimità per guidare il Paese. Parallelamente è di pochi giorni fa la notizia dell’incursione nell’abitazione di Amer Omran, membro della Casa dei Rappresentanti di Tobruk (HoR), e dell’arresto del fratello minore del Parlamentare da parte delle forze di Khalifa Haftar. Secondo Omran, l’operazione sarebbe dovuta al proprio supporto ai negoziati di Skhirat ed ai propri legami con Ibrahim Jadhran e le Guardie petrolifere. Una politica di forte contrapposizione con Tripoli che, a prima vista, potrebbe far presagire un ulteriore allontanamento di Tobruk dalla comunità internazionale che riconosce nel Gna l’unico Governo legittimo. La realtà, però, sembra essere più complessa.

Il sistema di alleanze di Tobruk, infatti, sembra aver acquistato maggiore solidità dopo la conquista dei giacimenti della mezzaluna petrolifera da parte dell’Esercito Nazionale Libico (Lna) guidato da Haftar. Ad inizio ottobre, a Parigi, su iniziativa del Governo francese, si è tenuta una conferenza internazionale sul futuro della Libia alla quale non sono stati invitati nè membri del Gna, nè i rappresentanti dei Paesi del Maghreb e della Lega Araba. Il meeting di Parigi, che ha visto la partecipazione dell’inviato Onu Martin Kobler e di rappresentanti di Francia, Gran Bretagna, Italia, Stati Uniti, Unione Europea, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti (Uae), Qatar e Turchia, è stato per questo duramente criticato in quanto considerato una chiara apertura verso il fronte internazionale favorevole a Tobruk.

Nonostante Brigitte Curmi, ambasciatrice francese in Libia, si sia affrettata a negare qualsiasi ambiguità, ribadendo l’esclusiva legittimità del Gna, e il sostegno francese al processo di unità nazionale avviato a Skhirat, la distanza tra le potenze internazionali e Tripoli non è mai stata così vasta. In quest’ottica, significativa risulta la visita di Al Sarraj in Algeria in concomitanza con il meeting di Parigi e le dichiarazioni dei ministri dei due Paesi a seguito dell’incontro. In evidente contrapposizione con Parigi, durante la conferenza stampa congiunta, Abdel-Qader Mesahel, Ministro algerino per Affari del Magheb, dell’Unione Africana e della Lega Araba, e Mohamed Al-Taher Siyalah, Ministro degli Affari esteri libico, hanno, infatti, annunciato una nuova conferenza sulla questione libica in Niger a fine ottobre che dovrebbe vedere il coinvolgimento di tutti Paesi dell’area.

La mancata sconfitta definitiva dello Stato Islamico che, nonostante le ingenti perdite a Sirte, sembra mantenere un accettabile grado di controllo dell’area ed il progressivo avanzamento delle forze di Haftar, sembrano aver indebolito il sostegno internazionale al Gna. La ripresa delle esportazioni petrolifere, inoltre, obbliga le potenze internazionali ad un maggior riguardo nei confronti di Tobruk e di Haftar. Se, secondo quanto dichiarato ad Istanbul da Mustafa Sanalla, Presidente della compagnia petrolifera nazionale libica (Noc), entro dicembre, nonostante l’accordo per il congelamento della produzione Opec, la produzione libica dovrebbe raggiungere i livelli più alti degli ultimi tre anni, il petrolio libico potrebbe avere nel breve periodo anche un significativo impatto sulle relazioni diplomatiche internazionali. In risposta alla mancata fornitura di greggio all’Egitto da parte saudita a causa del voto favorevole del Cairo alla risoluzione russa su Aleppo, Zyad Daghaim, parlamentare di HoR avrebbe dichiarato che le necessità egiziane potrebbero essere soddisfatte dal petrolio libico. Secondo quanto riportato dal Libya Observer, infatti, il Governo di Tobruk si sarebbe detto disponibile a fornire all’Egitto il greggio necessario dato il sostegno del Cairo alla Cirenaica e al Generale Haftar.

L’apertura verso Tobruk e la necessaria integrazione di Haftar nel futuro Governo libico sarebbero, inoltre, legate al generale dissesto dell’economia libica che, in base ai dati diffusi dalla Banca Mondiale, potrebbe assistere ad una ripresa solo se si dovesse giungere ad un accordo duraturo tra Tripoli e Tobruk. Nel prospetto previsionale di ottobre sull’economia libica, la Banca Mondiale, infatti, evidenzierebbe una condizione in cui il tasso di inflazione in continua ascesa e la svalutazione continua del Dinaro, in connessione con i danni alle infrastrutture a causa della guerra e la crescente disoccupazione, hanno portato ad un crollo inarrestabile del prodotto interno lordo del Paese. Vedendo nella ripresa delle esportazioni la soluzione di breve periodo e nell’economia della ricostruzione e nella diversificazione degli asset il piano di crescita per il medio-lungo periodo, la stessa Banca Mondiale, sottolinea, la necessità imprescindibile di un voto di fiducia di HoR alla Gna. Secondo l’organismo internazionale, infatti, solo questo modo le politiche economiche potrebbero essere messe in atto in maniera coordinata e univoca su tutto il territorio nazionale.


La Banca Mondiale si dimentica casualmente di specificare che le politiche economiche da distribuire coordinatamente su tutto il territorio nazionale dovranno essere improntate all'interesse dei grandi capitali. 

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