di Francesca La Bella
Il
Governo di Tobruk guidato da Aquila Saleh ha nuovamente fatto mancare
la fiducia all’esecutivo di stanza a Tripoli. Secondo le parole del
presidente del Parlamento libico la nuova presa di posizione contro il
Governo di Accordo Nazionale (Gna) sarebbe motivata dalla sfiducia nel
Primo Ministro. Secondo Saleh, infatti, al Sarraj, in quanto non nominato dal popolo libico, non avrebbe la legittimità per guidare il Paese. Parallelamente è di pochi giorni fa la notizia dell’incursione nell’abitazione di Amer
Omran, membro della Casa dei Rappresentanti di Tobruk (HoR), e
dell’arresto del fratello minore del Parlamentare da parte delle forze
di Khalifa Haftar. Secondo Omran, l’operazione sarebbe dovuta al proprio
supporto ai negoziati di Skhirat ed ai propri legami con Ibrahim Jadhran
e le Guardie petrolifere. Una politica di forte contrapposizione con
Tripoli che, a prima vista, potrebbe far presagire un ulteriore
allontanamento di Tobruk dalla comunità internazionale che riconosce nel
Gna l’unico Governo legittimo. La realtà, però, sembra essere più
complessa.
Il sistema di alleanze di Tobruk,
infatti, sembra aver acquistato maggiore solidità dopo la conquista dei
giacimenti della mezzaluna petrolifera da parte dell’Esercito Nazionale
Libico (Lna) guidato da Haftar. Ad inizio ottobre, a Parigi, su
iniziativa del Governo francese, si è tenuta una conferenza
internazionale sul futuro della Libia alla quale non sono stati invitati
nè membri del Gna, nè i rappresentanti dei Paesi del Maghreb e della
Lega Araba. Il meeting di Parigi, che ha visto la
partecipazione dell’inviato Onu Martin Kobler e di rappresentanti di
Francia, Gran Bretagna, Italia, Stati Uniti, Unione Europea, Egitto,
Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti (Uae), Qatar e Turchia, è stato per
questo duramente criticato in quanto considerato una chiara apertura
verso il fronte internazionale favorevole a Tobruk.
Nonostante Brigitte Curmi, ambasciatrice
francese in Libia, si sia affrettata a negare qualsiasi ambiguità,
ribadendo l’esclusiva legittimità del Gna, e il sostegno francese al
processo di unità nazionale avviato a Skhirat, la distanza tra le
potenze internazionali e Tripoli non è mai stata così vasta. In
quest’ottica, significativa risulta la visita di Al Sarraj in Algeria in
concomitanza con il meeting di Parigi e le dichiarazioni dei ministri
dei due Paesi a seguito dell’incontro. In evidente contrapposizione con
Parigi, durante la conferenza stampa congiunta, Abdel-Qader
Mesahel, Ministro algerino per Affari del Magheb, dell’Unione Africana e
della Lega Araba, e Mohamed Al-Taher Siyalah, Ministro degli Affari
esteri libico, hanno, infatti, annunciato una nuova conferenza sulla
questione libica in Niger a fine ottobre che dovrebbe vedere il
coinvolgimento di tutti Paesi dell’area.
La mancata sconfitta definitiva dello
Stato Islamico che, nonostante le ingenti perdite a Sirte, sembra
mantenere un accettabile grado di controllo dell’area ed il progressivo
avanzamento delle forze di Haftar, sembrano aver indebolito il sostegno
internazionale al Gna. La ripresa delle esportazioni
petrolifere, inoltre, obbliga le potenze internazionali ad un maggior
riguardo nei confronti di Tobruk e di Haftar. Se, secondo
quanto dichiarato ad Istanbul da Mustafa Sanalla, Presidente della
compagnia petrolifera nazionale libica (Noc), entro dicembre, nonostante
l’accordo per il congelamento della produzione Opec, la produzione
libica dovrebbe raggiungere i livelli più alti degli ultimi tre anni, il
petrolio libico potrebbe avere nel breve periodo anche un significativo
impatto sulle relazioni diplomatiche internazionali. In
risposta alla mancata fornitura di greggio all’Egitto da parte saudita a
causa del voto favorevole del Cairo alla risoluzione russa su Aleppo, Zyad
Daghaim, parlamentare di HoR avrebbe dichiarato che le necessità
egiziane potrebbero essere soddisfatte dal petrolio libico.
Secondo quanto riportato dal Libya Observer, infatti, il Governo di
Tobruk si sarebbe detto disponibile a fornire all’Egitto il greggio
necessario dato il sostegno del Cairo alla Cirenaica e al Generale
Haftar.
L’apertura verso Tobruk e la necessaria
integrazione di Haftar nel futuro Governo libico sarebbero, inoltre,
legate al generale dissesto dell’economia libica che, in base ai dati
diffusi dalla Banca Mondiale, potrebbe assistere ad una ripresa solo se
si dovesse giungere ad un accordo duraturo tra Tripoli e Tobruk. Nel
prospetto previsionale di ottobre sull’economia libica, la Banca
Mondiale, infatti, evidenzierebbe una condizione in cui il tasso di
inflazione in continua ascesa e la svalutazione continua del Dinaro, in
connessione con i danni alle infrastrutture a causa della guerra e la
crescente disoccupazione, hanno portato ad un crollo inarrestabile del
prodotto interno lordo del Paese. Vedendo nella ripresa delle
esportazioni la soluzione di breve periodo e nell’economia della
ricostruzione e nella diversificazione degli asset il piano di crescita
per il medio-lungo periodo, la stessa Banca Mondiale, sottolinea, la
necessità imprescindibile di un voto di fiducia di HoR alla Gna. Secondo
l’organismo internazionale, infatti, solo questo modo le politiche
economiche potrebbero essere messe in atto in maniera coordinata e
univoca su tutto il territorio nazionale.
La Banca Mondiale si dimentica casualmente di specificare che le politiche economiche da distribuire coordinatamente su tutto il territorio nazionale dovranno essere improntate all'interesse dei grandi capitali.
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