La holding Sharma era pressoché sconosciuta al grande pubblico, con l’eccezione degli addetti ai lavori nel settore dei gioielli. Poi è scoppiata la clamorosa gaffe del viaggio in India “postato” su Instagram dalla capogruppo del Pd in Regione Veneto, Alessandra Moretti (poi dimessasi dall’incarico, restando consigliere regionale). La Moretti aveva partecipato ai quattro giorni di festa per il matrimonio di Jorge Sharma. È in quella occasione che l’opinione pubblica conosce il gruppo Sharma, una compagine indiana che opera in più comparti, nota a Vicenza come impresa nel commercio di pietre preziose, che ha base nella città del Palladio a pochi passi dalla Fiera. Le cronache di metà mese peraltro ricordano che in India è volato anche l’assessore alla sicurezza del Comune berico, Dario Rotondi. La vicinanza a Jorge Sharma rampollo della omonima famiglia è stata dichiarata dalla stessa Moretti: «una persona che mi è molto cara» ha detto al Corriere del Veneto del 15 dicembre.
Ma la galassia Sharma è al centro di una vicenda con risvolti penali per uno dei reati più odiosi e più severamente puniti dal codice, ovvero la riduzione in schiavitù. Un reato con una prescrizione lunghissima, che prevede una pena massima di vent’anni di carcere. Vvox.it infatti ha avuto conferma di questo coinvolgimento dopo avere attentamente letto una dettagliata denuncia depositata presso la questura di Vicenza alla fine dello scorso luglio. In quelle carte sta scritto che nel 2014 un giovane indiano viene avvicinato da «Narendra Sharma» fratello di «Giraj Sharma». Al ragazzo mentre si trova in India viene offerto un lavoro con la prospettiva di un buon salario, carte in regola con i visti ed un impiego con regolare contratto. Ma una volta in Italia la realtà, sempre stando alla denuncia, si manifesta di ben altra natura.
L’uomo si lamenta di non potere uscire mai dalla sede «in via dell’Industria 57 a Vicenza» (in foto). Più nello specifico nella stessa denuncia il giovane racconta così quanto accadutogli: «Non potevo uscire dal negozio, mai, mangiavo e dormivo lì dentro su un divano... non potevo mai uscire solo... non avevo diritto a parlare con nessuno... mi dicevano che dovevo solo fare il mio lavoro e che se avessi provato a uscire la polizia mi avrebbe catturato perché ero senza documenti». E ancora l’uomo spiega di avere avuto un serio problema con le sue gambe. «Una infezione» per la quale inizialmente «i signori Sharma mi accordano un appuntamento in ospedale» che poi «cancellano». Il rischio per la salute del giovane pare essere assai elevato.
Alcuni esponenti del sindacato berico Usb vengono a sapere della sua condizione. Nel 2016 approfittando di un momento di confusione nell’attività di via dell’Industria, fanno uscire il lavoratore e lo portano dritto all’ospedale di Vicenza dove viene curato a dovere. Dimesso l’uomo, debitamente assistito, si reca in questura e denuncia il tutto spiegando di volere perseguire penalmente chiunque sia responsabile di quanto capitatogli. Poi, ancora con l’aiuto del sindacato, gli viene trovato un luogo sicuro fuori dalla provincia di Vicenza.
Il giorno dopo con la copia della denuncia in mano i sindacalisti della Usb si presentano alla Direzione territoriale del lavoro berica e depositano un esposto dettagliato col quale chiedono di intervenire per valutare non solo l’accaduto, non solo la sussistenza di eventuali profili di «evasione contributiva e mancata regolarizzazione dei dipendenti», ma pure le condizioni di chi eventualmente si trovasse all’interno degli stabili del gruppo Sharma. L’intestazione del documento parla da sola perché si chiede all’ispettorato di valutare anche la violazione «dell’articolo 600 del codice penale», che è appunto il reato di riduzione in schiavitù. Per descrivere la condizione del ragazzo si usa il termine “recluso”. Ed è in questo senso che con ogni probabilità va inquadrato il blitz di cui i media avevano dato conto nell’estate del 2016. In quell’esposto peraltro l’Usb puntualizza anche la natura del problema medico del lavoratore, un problema al piede «con ferita, abrasione profonda infetta all’alluce» (nella denuncia firmata dall’indiano viene usato il termine «gambe»; ma il giovane non è a suo agio con la lingua italiana).
Il Gruppo Sharma, interpellato più volte da Vvox, non risponde. Molto conosciuto nell’ambiente orafo vicentino, si prepara a partecipare alla fiera berica del gioiello in programma a gennaio dove sarà presente nella hall 2.2.
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