Siamo di fronte ad una operazione al riguardo della quale la Corte Costituzionale, tra un paio d’anni, ci dirà che è stata tutta illegittima?
Nei giorni scorsi si erano indicate le differenze tra la formula elettorale oggi in discussione tra PD, Forza Italia e Movimento 5 Stelle che si contrabbanda per “tedesca”.
Una formula elettorale che prima di tutto non c’entra nulla con la Germania e in secondo luogo, proprio rispetto al modello “made in Deutsch” omette i punti fondamentali.
Ripetiamo allora per punti:
1) Il voto disgiunto tra parte proporzionale e collegi uninominali;
2) La flessibilità nel numero dei parlamentari eletti, possibile in Germania ma impossibile in Italia senza una modifica della Costituzione. In questo modo, in Italia, restano irrisolte due questioni: la prima quella dei seggi eventualmente conquistati nella parte uninominale da partiti che in quella proporzionale non superano la soglia del 5% (in Germania si ha diritto a partecipare alla suddivisione dei seggi nella parte proporzionale non soltanto superando – appunto – il 5% ma anche conquistando tre seggi nella quota uninominale. Inoltre resta inevasa, sempre in Italia, la possibilità di candidature indipendenti nei collegi uninominali, non legate a liste presenti nella quota proporzionale;
3) La scelta delle candidature nei collegi uninominali avviene, in Germania, attraverso il voto segreto degli iscritti ai partiti riuniti collegio per collegio in assemblea (non per le strade o nei gazebo con la partecipazione di chi passa come avviene nelle finte primarie italiane). Questo è un altro passaggio fondamentale perché accadrà nel “caso italiano” che le scelte dei candidati nei collegi uninominali arriverà da parte delle segreterie dei partiti attraverso il criterio del “paracadutare” i fedelissimi nei collegi sicuri: con il risultato che, in combinato disposto, con le liste bloccate nella parte proporzionale avremo nuovamente un Parlamento composto completamente di nominati dall’alto. Questo elemento rende del tutto di retroguardia la cosiddetta battaglia dei “vitalizi”. I vitalizi, infatti, ci saranno – eccome – per i “fedeli” secondo i criteri inscindibili del “bacio della pantofola” ai maggiorenti e capi bastone;
4) Inoltre in Germania, con buona pace dei cultori della “governabilità” (del cui novero non facciamo parte) esiste, costituzionalizzato, l’istituto della sfiducia costruttiva. Insomma: non si può far cadere un governo se non ne è già pronto un altro.
Oggi all’operazione “nominati” si sono aggiunti ancora alcuni tasselli mancanti.
1) Confermata l’impossibilità del voto disgiunto tra uninominale e proporzionale.
2) La parte proporzionale sarà suddivisa in 27 circoscrizioni, con 3 candidature per partito. Non sarà possibile esprimere alcuna preferenza, né sovvertire l’ordine dato.
3) La prima scelta sarà quella del n.1 nella lista proporzionale.
4) Ogni candidato, a discrezione assoluta del segretario del partito (colui che ha il potere di convalida sulle candidature) potrà candidarsi in un collegio uninominale e, per sicurezza, come capolista in tre circoscrizioni nel listino proporzionale.
5) I candidati vincitori di collegio uninominale seguiranno e saranno eletti nel caso scattino ulteriori seggi per la lista. Di conseguenza avremo candidati vincitori di collegio uninominale non eletti, anche in partiti che supereranno la soglia del 5%.
6) I candidati eventuali vincitori di collegio ma collegati a liste inferiori al 5% non saranno sicuramente eletti.
7) Perfino il Corriere della Sera ammette che il combinato disposto dei due meccanismi, corsia preferenziale per i capilista e multi candidature eufemisticamente “aumenta la capacità di programmazione a tavolino dei gruppi parlamentari della XVIII legislatura".
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