Il secondo indicatore decisivo è perciò l’atteggiamento di un genitore nei confronti del processo di formazione dei propri figli. Senza alcuna simpatia per quelli convinti di aver messo al mondo un genio, in una società orientata a migliorare ogni genitore spera che i propri discendenti possano avere un futuro migliore grazie a competenze vere, sapere vero, fondamentali di buon livello. Per quanta sfiducia si possa nutrire nella scuola pubblica, insomma, in una società di questo tipo si tiene conto – senza sacralità, ovvio – del “termometro” rappresentato dal corpo docente, chiamato a fornire le conoscenze e giudicare (a fine anno o fine ciclo) se il processo di apprendimento individuale ha raggiunto gli obiettivi minimi.
In un società rassegnata al declino, invece, un genitore si preoccupa di trovare la “giustificazione” che il figlio magari non è neanche in grado di elaborare da sé, oppure di contestare le procedure, la qualità dei “giudici”, ecc. Insomma, per non sapere che si ha la febbre alta, si preferisce rompere il termometro. Senza neppure capire che da 25 anni, da Luigi Berlinguer a oggi, i governi stanno pazientemente lavorando per distruggere il “termometro scuola” e consegnare la maggior parte delle future generazioni a un destino da schiavi ignoranti.
A voi la storia poco edificante, ma frequente, narrata dal disperato Spartaco.
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La storia è vera. Il ragazzo rischia di essere rimandato perché per tutto l’anno non ha fatto niente, nonostante i professori gli riconoscano una intelligenza viva e brillante, di quelle che basterebbe poco per mettere a frutto. A due giorni dagli scrutini i genitori presentano alla scuola un certificato. Il documento, prodotto da uno studio privato, segnala alcune non meglio precisate difficoltà di concentrazione che sarebbero la causa dello scarso rendimento.
Mi chiedo quale insegnamento quei genitori stiano dando al proprio figlio. E mi chiedo quale messaggio facciano passare quei genitori che davanti alle negligenze dei propri figli chiedono l’accesso agli atti pretendendo che venga consegnato loro tutto il materiale prodotto nell’intero anno scolastico, nella consapevolezza che un semplice vizio di forma, la mancanza di una firma, di una data, di una indicazione puramente accessoria, può rendere nullo il giudizio di uno scrutinio e salvare il ragazzo dall’essere rimandato o non ammesso alla classe successiva.
Io vorrei guardarli negli occhi dei genitori così. Vorrei guardarli per scoprire che colore ha la malafede, l’arroganza e il menefreghismo.
p.s.
La faccia assai perplessa è quella di Eli Wallach, l’indimenticabile Tuco (Il Buono il Brutto e il Cattivo)
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