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28/06/2017

Landini il “federmeccanico” entra in Cgil

La notizia del prossimo ingresso di Landini nella segreteria nazionale Cgil era annunciata da tempo. L’operazione è parte di un accordo complessivo che consegnerà i metalmeccanici ad una persona di assoluto gradimento di Susanna Camusso. Non c’è alcun motivo di stupore.

Si tratta della formalizzazione della svolta che, sotto la guida autoritaria e dispotica di Landini, ha cancellato con caparbietà e determinazione ogni differenza programmatica, politica e contrattuale tra la Fiom e la Cgil. Occorre andare molto indietro nel tempo per ritrovare un Segreterio generale Fiom eletto in segreteria nazionale Cgil. Una cortesia che non solo non è stata riconosciuta a Sabatini e a Rinaldini al termine del loro mandato alla guida dei meccanici, ma non è stato loro neanche offerto un incarico qualsiasi in confederazione.

Oggi Landini entra, a pieno titolo, in una Cgil che è ai minimi storici della sua credibilità, senza più anima e testa, e in caduta libera di iscritti e rappresentatività. È la Fiom che conquista la Cgil o viceversa? Con buona pace di tutti coloro che hanno bisogno di eroi presunti e feticci a cui affidare le ceneri della radicalità che fu, la Fiom che ha ordinato la battaglia più che decennale, sociale e politica, in difesa del contratto nazionale, della democrazia e del sindacalismo indipendente non esiste più.

Landini all’atto della sua elezione ha ereditato una linea che non è mai stata sua, sebbene abbia rappresentato la sua fortuna personale. Il No a Pomigliano e Mirafiori, lo stesso scontro con Marchionne sono in realtà la coda della lunga stagione di antagonismo dei metalmeccanici dentro la Cgil. Dalla sua elezione ha lavorato alacremente, in perfetta sintonia con i settori più retrivi della Fiom che non a caso lo hanno subito dopo eletto a loro leader naturale, per decostruire pezzo per pezzo il profilo programmatico e la linea contrattuale sino a sottoscrivere il contratto nazionale Federmeccanica che cancella se stesso, togliendo la libertà contrattuale, ogni politica salariale e autorità sindacale sugli orari per regalare un caffè al giorno e un buono benzina all’anno ai lavoratori metalmeccanici.

Per arrivare a ciò Landini ha combattuto sì una dura battaglia, ma contro la storia stessa della categoria che ha ereditato. Con i favori della notorietà televisiva ha governato la discussione interna con la mistificazione, le menzogne e le epurazioni, cancellando quel rigore intellettuale che aveva sempre contraddistinto il comitato centrale Fiom.

Landini lascia una Fiom indistinguibile dal resto delle categorie della Cgil. Il suo curriculum è pieno di sconfitte e flop, dalla coalizione sociale abortita all’occupazione della fabbriche (solo gridata) all’occupazione dei consigli di amministrazione degli enti bilaterali (reale) dall’art.18 e legge Fornero con il via libero di Cgil Cisl Uil, da Fiat sino alla resa sul contratto nazionale.

Tuttavia la storia (breve) la fanno sempre i vincitori e i loro pennivendoli. Così Landini è leader mainstream degli irriducibili di una sinistra del tutto compatibile con il sistema dominante e per questa ragione sempre presente sugli schermi TV.

Non deve essere sembrato vero al padronato metalmeccanico tutto quello che ha concesso loro la Fiom sul contratto nazionale. L’applauso unanime che ha salutato quella firma ha incoronato Landini quale segretario più apprezzato da Federmeccanica, imbarazzando non poco persino la composta e pacata segreteria Cgil... Ha espulso la sinistra sindacale, normalizzato i gruppi dirigenti e imposto la linea di un umile rientro con un pugno di ferro tanto caro ai padroni...

Landini, va riconosciuto, non ha fatto tutto da solo. Ha potuto contare su un quadro di pesantissima passività sociale, amara coda delle sconfitte subite, rappresentando il bisogno di pace e normalità del ventre molle di un apparato messo a dura prova dalla linea radicale precedente alla sua segreteria.

Nessuno può dire quale sarà il futuro di Landini, alla guida della Cgil o di uno schieramento politico alle prossime elezioni. Quello che è certo è che cadrà in piedi, come sempre accade a coloro che fiutano la direzione del vento. Destino ben diverso da quello consegnato ai lavoratori metalmeccanici.

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