Il premier libanese Saad al-Hariri ha ritirato oggi formalmente le sue dimissioni. L’annuncio è avvenuto al termine della prima riunione governativa da quando, il 4 novembre scorso, Hariri ha annunciato a Riyadh le sue dimissioni. Dopo una prolungata (e ingiustificata) permanenza in Arabia Saudita – per gran parte delle forze politiche libanesi nonché per lo stesso presidente della repubblica Aoun una vera e propria “detenzione” – il leader del partito al-Mustaqbal, grazie alla mediazione francese del presidente Macron, era ritornato nel Paese dei Cedri il 22 novembre dopo una sosta di tre giorni a Parigi. A Beirut aveva incontrato Aoun e aveva deciso di sospendere le sue dimissioni.
In una nota ufficiale letta oggi dallo stesso premier, il governo libanese ha ringraziato “il suo leader [Hariri] per aver revocato le dimissioni”. “Tutte le componenti politiche – recita ancora il comunicato – hanno deciso di dissociarsi dai conflitti, dispute, guerre o dagli affari interni dei paesi arabi fratelli in modo da preservare le relazioni politiche ed economiche del Libano”.
In un discorso televisivo pronunciato il 4 novembre scorso da Riyadh, Hariri aveva annunciato a sorpresa le sue dimissioni accusando il partner (e rivale) di governo Hezbollah e l’Iran di diffondere il caos nella regione. Il premier, inoltre, aveva anche denunciato un piano per ucciderlo. Il leader di Hezbollah (alleato di Teheran) aveva prontamente puntato il dito contro l’Arabia Saudita: secondo Nasrallah la monarchia wahhabita aveva imposto ad Hariri di dimettersi per alimentare le tensioni in Libano (accuse sempre negate sia dal premier che dai Saud).
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