09/08/2018
La “bomba” sull’autostrada. L’esperto: “Sulla sicurezza siamo ancora indietro”
Lunedì scorso uno spaventoso incidente tra un camion cisterna e un altro camion è avvenuto sulla tangenziale di Bologna tra Casalecchio e Borgo Panigale. Il bilancio delle vittime è stato fortunatamente basso anche se ci sono moltissimi feriti. In molti si interrogano sulla sicurezza nei trasporti di materiali pericolosi sulle strade, ma anche sulle ferrovie come vedremo più avanti. Abbiamo intervistato sull'argomento Fabrizio Cerreti, esperto di trasporti e istruttore di guida sicura per i mezzi pesanti e trasporti pericolosi. Le sue considerazioni sono importanti, avvalorate anche dall’esperienza diretta. Prima di diventare istruttore ha passato una vita sui Tir condividendo quindi rischi ed esperienze di chi guida i mezzi pesanti sulle strade e autostrade del nostro paese e in Europa.
In molti sono rimasti impressionati dall’incidente di Borgo Panigale. Abbiamo visto un camion cisterna arrivare senza frenare visibilmente addosso ad altri camion in fila. Poi una prima e una seconda, devastante, esplosione. Come e cosa è accaduto secondo lei?
In mancanza di dati, quindi con l’unico supporto delle immagini trasmesse, il colpo di sonno, più che il malore (vista l’età del conducente), è l’ipotesi più verosimile. Non possiamo avvalerci dei dati registrati dal cronotachigrafo, sicuramente andato distrutto nell’esplosione, però, considerando che da Vicenza a Livorno ci sono oltre 4 ore di guida, cui si aggiungono almeno 2 ore per le operazioni di carico ed altre tre ore di guida da Livorno a Bologna, possiamo dedurre che l’autista aveva sulle spalle almeno 9 ore di lavoro (guida + carico), quindi la stanchezza c’era. Non c’è da meravigliarsi di un colpo di sonno alle due pomeridiane: i processi fisiologici degli esseri viventi sono regolati da ritmi di veglia-sonno (ritmi circadiani) modulati, oltre che da specifici ormoni, dalla variazione di luminosità e temperatura ambiente. Il periodo più critico per viaggiare si colloca in genere tra la mezzanotte e le quattro del mattino e tra le quattordici e le sedici del pomeriggio.
La domanda è: in questo periodo l’autista ha avuto modo di riposare per bene, considerando che trasportava 22 tonnellate di GPL? Difficile saperlo, sappiamo invece che è in Italia è consuetudine per l’autista registrare come riposo le soste per il carico, anche se vi provvede personalmente, quindi formalmente tutto in ordine, in concreto si crolla all’improvviso. E il gran caldo di questi giorni, ammesso si sia preso una pausa, non aiuta a riposare.
Ma che cosa ha provocato quella esplosione?
Si può ragionevolmente supporre che a seguito dell’urto – violentissimo – contro il rimorchio fermo in colonna, il carico del mezzo tamponato, trasportato in colli, abbia preso fuoco (si parla di solventi, prodotti facilmente infiammabili). Il calore sviluppato ha riscaldato il gas contenuto nella cisterna facendo aumentare la pressione oltre il suo punto di rottura provocando l’esplosione e il conseguente incendio del gas fuoriuscito dalla cisterna.
Le cisterne utilizzate per il trasporto di merci pericolose (così dette cisterne ADR), sono costruite e controllate periodicamente in conformità a specifiche tecniche internazionali molto stringenti, prevedono inoltre degli equipaggiamenti di sicurezza che in altre occasioni hanno dimostrato la loro efficacia. È possibile che nell’urto la cisterna sia però rimasta danneggiata indebolendosi, infatti dalle foto sembrerebbe essersi aperta secondo una linea longitudinale, mentre di solito sono le due pareti, frontale e posteriore saldate al cilindro principale, a cedere. Questo potrebbe aver provocato il cedimento del contenitore prima che la pressione interna facesse aprire le valvole di sicurezza per scaricare all’esterno la sovrapressione. Occorre dire che per un po’ la cisterna ha retto, tra l’incendio dei camion e la grande esplosione è infatti trascorso del tempo che ha consentito di sgomberare le strade e ridurre le vittime.
Ma i mezzi pesanti non hanno un sistema frenante automatico?
Non ho dati certi sul veicolo coinvolto. In un’intervista il titolare dell’azienda dichiara che il mezzo aveva due anni di vita, quindi immatricolato nel 2016. Da novembre 2015 i grandi autocarri di nuova costruzione devono avere il sistema AEBS, un dispositivo che attiva automaticamente la frenata in modo da ridurre di almeno 10 km/h (20 km/h dal 2018) la velocità d’impatto contro ostacoli fissi, quindi proprio il caso in questione. Dal filmato non si può dedurre se il sistema sia intervenuto o meno, il fatto è che questi sistemi (analoghi a quelli pubblicizzati dalle case automobilistiche, dove spensierati guidatori chiacchierano amabilmente mentre il veicolo frena da solo davanti a pedoni od altri ostacoli), hanno un elevato tasso di errore perché, a differenza dei sistemi di sicurezza che agiscono su frenata e tenuta di strada gestendo semplici leggi fisiche, entrano di fatto nell’ambito del libero arbitrio (oltre a limiti tecnologici che saranno prima o poi superati). E qui si apre uno scenario completamente diverso che poco ha a che fare con la sicurezza della circolazione. Sintetizzo.
Nel comparto dell’autotrasporto vi sono ingenti investimenti da parte delle case e delle grandi multinazionali di logistica, per mettere a punto la guida autonoma, con l’obiettivo di eliminare l’autista dal ciclo del trasporto, o dimensionarlo (supervisione, carico, ecc.) come già avvenuto in altri settori. Quale il vantaggio? Il costo del lavoro rappresenta in media quasi il 30% del TCO, Costo Totale Azienda, inoltre i Regolamenti limitano le ore di guida del conducente, non del camion, eliminare l’autista significa risparmiare denaro e far marciare senza sosta i mezzi. Vi sembra poco?
Per molti aspetti quell’esplosione ha ricordato un incidente analogo – ma con un costo di vite umane assai più pesante – avvenuto a Viareggio nel 2009. In quel caso però il trasporto pericoloso era su rotaia e non su gomma. Quindi il problema non è solo il trasporto su strada ma la sicurezza complessiva dei trasporti di materiali pericolosi. Che scala di paragone possiamo utilizzare tra Borgo Panigale e Viareggio?
In realtà incidenti stradali nei quali le merci pericolose trasportate hanno giocato un ruolo determinante sono rari: norme tecniche stringenti, controlli e sanzioni persuasive, maggiore formazione degli addetti rendono questi trasporti addirittura più sicuri di altri. Non voglio dire che tutto è perfetto, sto paragonando questi trasporti a quelli generici. Il problema è che gli incidenti che coinvolgono le merci pericolose possono provocare vere e proprie catastrofi, come a Viareggio. E Viareggio ci porta alla ferrovia e alla prevalenza del trasporto su gomma. La questione è più complessa di come si presenta, vero è che una maggior razionalizzazione dei trasporti in Italia è assolutamente necessaria, ma la ferrovia non è panacea di tutti i problemi.
Per quanto riguarda la sicurezza, nei corsi sul trasporto di merci pericolose, la prima cosa che s’insegna è che il pericolo di una sostanza aumenta con il quantitativo trasportato e la ferrovia ne trasporta contemporaneamente molta di più. Tra l’incidente di Bologna e la strage di Viareggio, considerando che la materia era la stessa e il quantitativo coinvolto paragonabile, la differenza probabilmente l’ha fatta il caso, ad iniziare dal luogo: il primo è avvenuto sopra le case, il secondo TRA le case. Anche la dinamica è stata diversa: a Viareggio il gas prima si è incuneato tra case e strade poi si è incendiato. Questo mette in risalto un aspetto tutt’altro che secondario: le linee ferroviarie oggi attraversano interi agglomerati urbani, ancora più di quanto non facciano le autostrade.
Oggi vi sono motivi che rendono la modalità ferroviaria forse addirittura più pericolosa di quella stradale:
- maggior quantitativo di prodotto trasportato.
- la privatizzazione del settore che ha moltiplicato soggetti, compiti, responsabilità e controlli (spesso operati dagli stessi controllati).
- sistema che favorisce il remunerativo trasporto ad alta velocità sacrificando il resto.
- una strategia fortemente orientata a logiche di mercato e al raggiungimento degli obiettivi (con relativi cospicui bonus ai manager) che ha completamente stravolto l’originale funzione di servizio alla collettività.
Siamo ancora una volta di fronte ad una tragica fatalità oppure siamo ancora indietro sul piano della sicurezza nei trasporti, in particolare di quelli con materiali pericolosi?
Siamo indietro sulla sicurezza dei trasporti, sia generici che pericolosi, come siamo indietro sulla sicurezza idrogeologica, sismica e in tanti altri settori. A tutti i livelli vige la ricerca del profitto (qualcuno parla di sopravvivenza, o dei mercati, o del così fan tutti, sempre ottime scuse), e qualità, sicurezza, utilità per la collettività passano in ultima posizione (la TAV insegna). Le leggi ci sono (a parte la curiosa abitudine di dimenticare di emanare i regolamenti d’attuazione, vedi legge sul caporalato), è che a chi gestisce un sistema conviene sempre far finta di niente, magari cercando di salvare la forma, tranne poi inondare i media con lacrime di coccodrillo, fino alla prossima tragedia! Ne sono esempi le continue infrazioni al Regolamento sui tempi di guida, le revisioni periodiche false, il sovraccarico, le frodi fiscali e previdenziali, il ricorso al lavoro a tempo e tanto altro ancora. La legge impone all’azienda un corso sulla sicurezza? Ok, ma che sia il più semplice ed economico possibile, poi, se il lavoratore non ha appreso nulla, non importa, anzi...
Infine, ma non per importanza, le risulta che l’Unione Europea a giugno abbia autorizzato orari di guida più lunghi per i mezzi pesanti? Secondo le organizzazioni degli autotrasportatori i datori di lavoro possono tenere i conducenti in viaggio per tre settimane con non più di 24 ore di riposo. E’ così?
Per fortuna no, o almeno non ancora, quella riportata era la proposta della Commissione Trasporti per il momento bocciata dal Parlamento Europeo che l’ha rimandata in commissione, ma non è detto che sia finita qui. L’attuale Regolamento sui tempi di guida è una valida tutela della sicurezza e del lavoratore ma un ostacolo ai profitti delle aziende, e questo proprio non va giù a qualcuno.
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