Una nave è esplosa con una deflagrazione spaventosa nel porto di Beirut (*). Dalle prime notizie raccolte conteneva grosse quantità di nitrato di ammonio. Il nitrato d’ammonio viene utilizzato come fertilizzante, ma è anche fondamentale per produrre l’ammonal e l’ANFO, due esplosivi.
Dalle prime notizie la doppia esplosione intorno alle 17 (ora italiana) nel porto di Beirut – la prima di minore intensità, la seconda devastante – hanno provocato almeno 73 morti e oltre 3.700 feriti, secondo i dati diffusi dal ministro della Salute, Hamad Hasan, e dalla Croce rossa libanese. Il giornale Al Sharq al Awsat parla di 57 morti, l’agenzia Anadolu parla invece di 70 morti. Tra i feriti ci sono anche due militari italiani del contingente Unifil di stanza in Libano dal 2006.
Testimonianze raccolte a Beirut, tra cui il compagno Kassem Ayna, che molti conoscono in Italia per aver organizzato e accompagnato molte delegazioni nei campi produghi palestinesi in Libano, ci riferiscono che l’onda d’urto dell’esplosione è arrivata anche in quartieri di Beirut lontani dalla zona portuale.
Alcuni dei feriti risultano intrappolati sotto le macerie degli edifici circostanti l’area portuale letteralmente abbattuti dalla deflagrazione. Secondo l’agenzia turca Anadolou, è interamente crollato un edificio di tre piani. L’onda d’urto ha mandato in frantumi i vetri e fatto saltare le porte degli edifici per un raggio di diversi chilometri. Alcuni distretti sono rimasti senza elettricità. Tra gli edifici danneggiati risulta esserci anche il Palazzo Baabda, residenza del presidente. Una prima squadra di vigili del fuoco giunta sul luogo dopo la prima esplosione risulta scomparsa.
Sulle cause dell’esplosione ancora non ci sono versioni definitive. Una donna, moglie di un lavoratore del porto, afferma che da anni la nave contenente gli esplosivi era ferma sotto sequestro nel porto di Beirut.
Secondo un responsabile della sicurezza libanese citato dalle agenzie Middle East online e Afp, l’esplosione è stata causata da materiale sequestrato ed altamente esplosivo. Al Jazeera riferisce invece che il capo della sicurezza, il generale Abbas Ibrahim, dopo una riunione del Consiglio Superiore della Difesa del Libano, ha affermato che 2.700 tonnellate di nitrato di ammonio erano nel porto di Beirut e sono esplose in attesa di partire per l’Africa.
La solita agenzia Adnkronos, citando non precisate fonti di “intelligence occidentali” veicola la velina secondo cui ad esplodere non sarebbe quanto finora comunicato ufficialmente, un deposito di fuochi di artificio o un vasto quantitativo di nitrato di ammonio, come riferito dal ministro dell’Interno libanese Mohamed Fehmi, ma un deposito di armi di Hezbollah. Una versione prontamente smentita dal movimento sciita libanese.
Il sito di intelligence israeliano Debka Files, si è affrettato a negare qualsiasi coinvolgimento israeliano nell’esplosione. In compenso sostiene che “la portata e la natura delle esplosioni hanno sollevato il sospetto che il conto ufficiale di un disastroso incidente potrebbe non essere del tutto credibile”.
Il movimento Hezbollah ha affermato in una dichiarazione che “questa tragica catastrofe e la sua devastazione senza precedenti, le gravi conseguenze umane, di salute, sociali ed economiche, richiedono a tutti i libanesi e a tutte le forze politiche e nazionali, solidarietà, unità e azione comune per superare gli effetti di questo calvario e affrontare con determinazione e volontà le difficoltà e le sfide emergenti”.
Hezbollah ha dichiarato che: “In questa triste occasione, salutiamo tutto il personale medico e infermieristico, le organizzazioni umanitarie di soccorso, il personale della protezione civile e i coraggiosi vigili del fuoco per i loro grandi sforzi nel salvataggio, nell’aiuto e nell’assistenza, abbiamo messo tutte le nostre capacità al servizio del nostro popolo”.
Il nitrato di ammonio, anche in passato è stato la causa di alcuni dei più grandi disastri industriali mai registrati, come il disastro di Texas City nel 1947 dove un’esplosione a bordo della nave SS Grandcamp fu equivalente a circa 3,2 kilotoni, in pratica come una piccola testata nucleare, ed uccise almeno 581 persone. Un altro disastro simile fu la doppia esplosione al porto di Tientsin nel 2015, che uccise 173 persone.
Il bilancio delle vittime è ancora provvisorio. Molti dei feriti sono in condizioni gravissime. Sulle cause e le responsabilità dell’esplosione e della strage che ne è derivata, il governo libanese – già alle prese con una durissima crisi economica ed istituzionale – ha affermato che condurrà una inchiesta rigorosa per accertarle.
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