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07/12/2020

ILO: “La pandemia impatta duro su salari e disuguaglianze. Sì al salario minimo”

Secondo un nuovo rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), la pandemia COVID-19 nella prima metà del 2020 ha causato la riduzione e un lentissimo aumento dei salari mensili in due terzi dei paesi per i quali sono disponibili dati ufficiali.

Inoltre, è probabile che la crisi eserciti un’enorme pressione al ribasso sui salari nel prossimo futuro. Gli effetti più negativi della crisi si sono fatti sentire sui salari delle donne e dei lavoratori meno pagati. Inoltre, analizzando i dati, è emerso un aumento del salario medio solo in un terzo dei paesi che avevano fornito i dati.

Questo è dovuto alla distorsione del valore medio causata dal gran numero di lavoratori mal pagati che avevano perso il lavoro e i cui dati non vengono più inclusi tra quelli dei salariati. Nei paesi in cui sono state adottate misure forti per preservare l’occupazione, gli effetti della crisi sono stati avvertiti principalmente come tagli salariali, piuttosto che come massicce perdite di posti di lavoro.

Il World Wage Report 2020-2021 indica che la crisi non ha colpito tutti i lavoratori allo stesso modo. Le donne hanno sofferto più degli uomini.

Le stime basate su un campione di 28 paesi europei mostrano che, senza i sussidi, nel secondo trimestre del 2020 la perdita di salario per le donne sarebbe stata dell’8,1 per cento contro il 5,4 per cento degli uomini.

La crisi ha anche inferto un duro colpo ai lavoratori meno pagati. Quelli con un’occupazione poco qualificata hanno perso più ore di lavoro rispetto a quelli in una posizione manageriale o professionale più retribuita.

Utilizzando i dati del gruppo di 28 paesi europei, il rapporto spiega che, senza sussidi temporanei, il 50% di coloro che guadagnano meno avrebbe perso circa il 17,3% del proprio salari. Senza i sussidi, l’ammontare medio dei salari persi in tutti i gruppi sarebbe stato del 6,5%. Tuttavia, questi sussidi hanno compensato il 40% di tale importo.

Secondo Guy Ryder, Direttore generale dell’ILO, “La crescita della disuguaglianza dovuta alla crisi del COVID-19 potrebbe lasciare un devastante equilibrio tra povertà e instabilità sociale ed economica. La nostra strategia di recupero deve essere incentrata sulle persone. Abbiamo bisogno di politiche salariali adeguate che tengano conto della sostenibilità dell’occupazione e delle imprese, affrontando anche le disuguaglianze e la necessità di sostenere la domanda. Se vogliamo ricostruire pensando a un futuro migliore, dobbiamo anche porci domande scomode, come il perché così spesso occupazioni di grande valore sociale, come badanti e personale docente, sono sinonimo di bassa retribuzione“.

Il Rapporto include un’analisi dei sistemi di salario minimo, che potrebbero essere un fattore determinante per ottenere una ripresa sostenibile ed equa. Attualmente, il 90% degli Stati membri dell’ILO ha una qualche forma di salario minimo in vigore.

Tuttavia, anche prima dell’inizio della pandemia COVID-19, a livello globale, 266 milioni di persone – il 15% di tutti i salariati nel mondo – erano pagate meno del salario orario minimo, sia per l’inosservanza della normativa in materia o perché da essa sono state escluse determinati tipo di occupazione. Le donne sono la maggioranza tra i lavoratori che ricevono il salario minimo o meno.

“Un salario minimo adeguato salva il lavoratore da una paga bassa e riduce la disuguaglianza”, ha detto Rosalía Vázquez Álvarez, uno degli autori del rapporto. “Tuttavia, rendere efficaci le politiche del salario minimo richiede un insieme completo e inclusivo di misure. Significa ottenere una maggiore conformità, estendere la copertura a più lavoratori e stabilire un salario minimo a un livello adeguato e aggiornarlo, in modo che il lavoratore e la famiglia possano avere un tenore di vita migliore. Nei paesi in via di sviluppo ed emergenti, il miglioramento della conformità richiederà il passaggio dei lavoratori dal settore informale a quello formale”.

Il Global Wage Report 2020-2021 esamina infine anche le tendenze salariali in 136 paesi nei quattro anni precedenti la pandemia. Si osserva che la crescita mondiale dei salari reali variava tra l’1,6 e il 2,2 per cento.

I salari reali sono aumentati più rapidamente in Asia, nel Pacifico e nell’Europa orientale, e molto più lentamente – o quasi per nulla – nell’America settentrionale e nell’Europa settentrionale, meridionale e occidentale.

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