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13/01/2021

Lo sviluppo sostenibile in Cina: centralizzare senza deregolamentare


In preparazione del Forum “La Cina nel mondo multipolare”, del 16 gennaio, abbiamo tradotto due documenti che ci sembrano interessanti sul “nuovo approccio” del governo di Pechino alle questioni ambientali.

Gran parte dell’impetuoso sviluppo industriale cinese degli ultimi 40 anni era avvenuto senza troppo badare alle conseguenze sul clima, il territorio, le acque. Come ogni processo storico, anche questo è arrivato al suo culmine e mostra l’impossibilità di continuare sulla stessa strada.

Alcune rivolte popolari contro l’inquinamento o il tentativo di insediare nuove produzioni ad alto impatto ambientale hanno convinto il PCC e il governo a rivedere i propri progetti. E subito dopo a lanciare il più vasto programma di risanamento ambientale che si sia visto fin qui sul pianeta.

Com’è noto, da noi in Occidente si parla molto di green economy, ma fin qui si è visto abbastanza poco sul piano concreto. Sontuosi incentivi economici per le imprese, o anche per la famiglie che adottavano qualche forma di approvvigionamento energetico con le rinnovabili, ma pochissimi controlli sulle emissioni inquinanti delle grandi aziende, e praticamente nessuno su quello delle piccole e medie che sversano residui e liquami in fiumi e canali; né sul traffico di rifiuti pericolosi che finiscono in mare o sotterrati nei campi. Una finta “lotta all’inquinamento”, spesso scaricata sulle “scelte individuali”, che ha come unico comandamento: non rompere le scatole alle imprese.

Interessante, dunque, vedere come la Cina ha affrontato il problema, ormai da dieci anni, e quali risultati ha raggiunto. Perché il come si fanno le cose qualifica una politica ambientale molto meglio che le “dichiarazioni” fatte a favore di telecamera.

Di seguito vi proponiamo quindi prima la traduzione del testo con cui Xi Jinping e altri illustrano, in un video, “la svolta” ecologica di Pechino, con esempi concreti di territori recuperati.

E subito dopo un articolato documento in cui la stessa svolta viene spiegata passo passo, collegando passato e presente di una storia millenaria.

Naturalmente, la forma espositiva è “con caratteristiche cinesi” e può risultare spesso troppo enfatica o cerimoniosa, specie nei confronti dei vari dirigenti del PCC che si sono succeduti nel corso degli ultimi 70 anni. Ma sotto quella forma, c’è una sostanza. Ed è quella che vi invitiamo a guardare.

Ricordando sempre quel che anche i prevenuti osservatori internazionali ormai ammettono senza problemi: i cinesi, quando dichiarano di voler fare una cosa, non fanno mai chiacchiere. La fanno davvero.

Buona lettura.

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In occasione del 15esimo anniversario del concetto di sviluppo sostenibile cinese, pubblichiamo questa testimonianza, a dimostrazione che lo sviluppo sostenibile, la crescita economica compatibile con la tutela dei territori e la rinnovazione urbana, sono processi possibili anche nel rispetto dei diritti sociali e ambientali, e non prevedono per forza gentrificazione ed esclusione sociale come avviene nei nostri Paesi a capitalismo avanzato.

La centralizzazione statale del modello cinese infatti, fa si che il passaggio alla green economy sia controllato e gestito in un sistema di pianificazione generale del processo a cui tutti possono avere accesso, evitando bolle speculative e aumento delle disuguaglianze.

Acque trasparenti e montagne verdi sono beni inestimabili, proteggono il nostro ambiente e le nostre forze produttive. Migliorare l’ambiente vuol dire migliorare e sviluppare le forze produttive e questo concetto ogg è accettato e consolidato da molte persone.

"Lo sviluppo del villaggio di Yucun è iniziato negli anni '70”, racconta l’ex capo di miniera di Yucun. “All’inizio ci occupavamo di attività estrattive. Prima estraevamo calcare, poi negli anni '80 siamo passati al cemento. Nel 1994 portavamo allo Stato un profitto di 2 milioni di Yuan.

Usavamo carbone bituminoso per scaldare e produrre il cemento, e i fumi danneggiavano parecchio la foresta intorno. Il bamboo qui non era verde come ora, era tutto giallo e secco; non potevamo nemmeno asciugare la biancheria al sole, perché si sporcava subito.

All’epoca ero il gestore della miniera... sei persone della mia squadra sono morte in quegli anni, e un’altra dozzina si sono ammalati. Anch’io stesso mi sono ammalato e ora sono sordo dall’orecchio destro.

Nel ‘94 iniziai a tenere un registro. Ci sono stati 39 incidenti tra il 1994 e il 2004. Il peggiore fu nel 2001, il 28 maggio, quando morì una persona nella cava del villaggio. Erano in due, ci fu un esplosione e uno morì sul colpo. Se una persona muore, ci doveva essere anche un registro del risarcimento economico pagato, e tutti gli altri dettagli dell’accaduto, ma ero così avvilito per l’incidente che anni dopo ho strappato la pagina del registro.

Lavoravamo fianco a fianco, anche quando sono diventato il direttore dei lavori, lavoravamo insieme, e quando ci fu l’incidente ero stravolto”
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Nel 2005 la chiusura della miniera rappresentò un punto di svolta per lo sviluppo sociale ed ambientale di Yucun.

Nel 2005 Xi Jinping prima di diventare segretario del Partito Comunista Cinese, visitò il villaggio di Yucun, e iniziò un percorso di sviluppo ecologico che riconoscesse che le risorse ambientali sono le più preziose qui. Per preservarle, dovremo stabilire dei confini anche a discapito della crescita economica a un certo punto. [...]

Non possiamo svilupparci sulle spalle dell’ambiente, lasciando territori inquinati e rovinati alle future generazioni. Abbiamo bisogno del PIL, ma il PIL deve essere verde.


Gli abitanti di Yucun volevano acque limpide e montagne rigogliose, ma volevano anche montagne d’oro e argento, il punto è che anche acque limpide e montagne rigogliose possono essere trasformate in montagne d’oro e argento. Quando però non puoi avere entrambe, devi fare una scelta. E la scelta giusta è stata quella di chiudere le miniere.

Così è iniziato il processo di ri-urbanizzazione del villaggio di Yucun basato sullo sfruttamento equilibrato delle risorse naturali. La popolazione ebbe due scelte: buttarsi sul turismo con attività di agricoltura a km 0 o in generale agricoltura di prossimità, oppure aprire una piccola attività.

A distanza di 15 anni, tutte le attività industriali sono state chiuse. La gente sta diventando ricca, grazie anche alla consapevolezza e all’aver imparato a proteggere l’ambiente. Ospitalità familiare, agricoltura a km 0, rafting, e altre attività simili hanno sviluppato nel villaggio un economia a base del turismo ecologico con guadagni molto più che dignitosi.

Dopo 15 anni, Xi visita di nuovo il villaggio di Yucun, questa volta come segretario del PCC.

“Come passa il tempo. Ancora ricordo quello che vi dissi 15 anni fa, e questo risultato è la prova che abbiamo fatto la scelta giusta. Questo mi dice che dovremo essere orgogliosi della nostra idea di sviluppo sostenibile. L’economia non deve svilupparsi a discapito dell’ecologia, l’ecologia è parte dell’economia. Occupiamoci della protezione ecologica e ne avremo un grosso ritorno“, ha dichiarato Xi.

Oltre al cambio di passo nello sviluppo economico del villaggio, ora è partito anche un nuovo progetto pilota di una “banca verde”, basato sul modello “point to point”, già usato in altri progetti. La banca ha implementato piani di integrazione e unificazione, in primis facendo un censimento di quanto era inutilizzato e delle risorse inattive nel villaggio, e su queste ha costruito un progetto di sviluppo.

Una volta che il progetto è stato realizzato, le risorse sono state rinnovate e la gestione viene data in mano alla popolazione, per trarne benefici.

Con questo metodo abbiamo rivitalizzato molte risorse, abbiamo trasformato vecchie scuole in hotel, vecchi edifici governativi in centri attrattivi della tradizione cinese, vecchie centrali energetiche in ostelli e strutture per l’ospitalità familiare. Attraverso questa rivitalizzazione (rinnovazione) il villaggio ha guadagnato risorse aggiuntive per 67 milioni di yuan, e abbiamo ottenuto 17 milioni di yuan dalla messa a valore di queste risorse in modo collettivo.

Anche per i lavoratori le cose vanno meglio, perché il lavoro è più facile, e lo stile di vita e di lavoro è più sano, più rispettoso dell’ambiente e più soddisfacente. È un beneficio collettivo insomma. Ora insomma va molto meglio, perché prima era davvero dura.

Il programma cinese ora, prevede di fare nuovi e maggiori sforzi, metteremo in atto misure ancora più concrete per promuovere il progresso ecologico, promuovendo un modo di produzione e di vita adeguato alla tutela dell’ambiente, e per risolvere le sfide e i problemi ambientali, perché il nostro Paese possa avere cieli più blu, montagne più verdi e acque più trasparenti, e così un ambiente più bello.

Vedi qui la versione integrale del video:



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Il sentiero cinese verso una civiltà ecologica

Un antico detto dice: “Quando il Fiume Giallo è tranquillo, tutto sotto il cielo è in pace“. In un certo senso, la storia degli sforzi cinesi per gestire il Fiume Giallo è anche una storia del governo della nazione.

Alla vigilia delle celebrazioni per il 70° anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese (RPC) alla fine del 2019, il presidente Xi Jinping ha fatto visita al fiume madre della nazione per ispezionare gli sforzi di protezione ambientale nel bacino di drenaggio del Fiume Giallo e indagare su alcune delle questioni che sorgono nel perseguimento di uno sviluppo di alta qualità.

Per secoli, il Fiume Giallo è stato sia la culla della civiltà cinese sia una costante fonte di disastri. Un altro vecchio detto dice: “Il Fiume Giallo romperà il suo argine due volte ogni tre anni, e una volta ogni 100 anni cambierà completamente il suo corso“. Eppure, nei 70 anni dalla fondazione della nuova Cina fino ad oggi, il fiume non ha mai infranto le sue sponde.

Sono passati 20 anni da quando il canale principale si è prosciugato per l’ultima volta e in quel periodo sono state sopportate 12 grandi inondazioni. Il Fiume Giallo ora scorre tranquillo.

Da notare in particolare la diminuzione della quantità di sedimenti trasportati dal fiume, un tempo una quantità stupefacente. C’è stato un brusco calo dalle più alte cifre annuali registrate prima dell’insediamento della RPC, che hanno raggiunto 1,6 miliardi di tonnellate, fino all’attuale carico annuale di sedimenti di circa 200 milioni di tonnellate.

Questo è vicino alla situazione che prevaleva ai tempi dell’agricoltura primitiva, quando l’attività umana non aveva alcun impatto sul carico di sedimenti.

Che l’antico Fiume Giallo abbia raggiunto una nuova vita nella nuova Cina guidata dal Partito Comunista Cinese (PCC) è una vivida illustrazione della costruzione di una civiltà ecologica socialista cinese negli ultimi sette decenni.

I. Un salto storico nel pensiero ecologico


La zona umida di Xixi. Nel 2005, Xi Jinping, allora segretario del Comitato provinciale del PCC Zhejiang, ha introdotto per la prima volta l’idea che “le acque lucide e le montagne lussureggianti sono beni inestimabili”. Negli ultimi anni, Hangzhou, capitale della provincia di Zhejiang, ha messo in pratica questo concetto portando avanti il lavoro relativo al miglioramento ambientale, all’ottimizzazione della disposizione spaziale e allo sviluppo di un’economia eco-compatibile, nonché di una cultura e di istituzioni eco-compatibili. Il 1° maggio 2005 è stato inaugurato ufficialmente il Parco nazionale delle zone umide di Xixi a Hangzhou. La zona umida è diventata un modello dell’idea che “le acque lucide e le montagne lussureggianti sono beni inestimabili”, servendo non solo come leader della tendenza a proteggere le zone umide della Cina, ma anche come base importante per mettere in pratica l’iniziativa della Bella Cina e costruire una civiltà ecologica. FOTO FORNITA DA VISUAL CHINA

Lo sviluppo economico e la tutela dell’ambiente sono importanti indicatori della felicità delle persone. Il PCC, che cerca di portare felicità alla gente, ha sempre attribuito importanza sia allo sviluppo economico sia alla protezione dell’ambiente naturale.

All’inizio del periodo successivo alla fondazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949, in concomitanza con la prima generazione della leadership centrale del PCC, con Mao Zedong al suo centro, si sono compiuti vigorosi sforzi per rilanciare e sviluppare l’economia, e sono stati messi in moto anche gli sforzi ispiratori per la governance e la protezione dell’ambiente su larga scala.

Nel luglio e nell’agosto del 1950, il bacino del fiume Huaihe si inondò su vasta scala, il tipo di disastro che si verifica solo una volta ogni 100 anni. Ha causato enormi perdite di vite umane e danni alle proprietà. Mao Zedong ha pianto di dolore nel sentire la terribile notizia e ha lanciato un appello: “Dobbiamo domare il fiume Huaihe.”

Così iniziarono otto anni di instancabile lavoro di gestione del fiume, con il risultato di migliorare di molto il controllo delle inondazioni e la capacità di gestione lungo il fiume Huaihe.

Successivamente, Mao Zedong ha emesso un altro emozionante appello, per risolvere adeguatamente la gestione del Fiume Giallo. Questo ha ispirato la determinazione e l’ambizione di raggiungere il buon governo dei principali fiumi del Paese tra generazioni di cinesi.

Le cifre mostrano che tra il 1949 e il 1952 la Cina ha scavato 1.037 chilometri di canali di scolo e ha smaltito oltre 20 milioni di tonnellate di rifiuti. È stato l’inizio di grandi miglioramenti delle strutture igienico-sanitarie nella Cina urbana e rurale.

Nel 1955, Mao Zedong invitò la popolazione a “rinverdire la patria”, con l’obiettivo di migliorare l’ambiente naturale della Cina. Rispondere a questo appello portò la trasformazione di Saihanba in Hebei attraverso 50 anni di duro lavoro. Un tempo deserto, Saihanba divenne una bellissima distesa di foresta.

Di fronte ai problemi ambientali che lo sviluppo economico su larga scala ha comportato per l’ambiente, il premier Zhou Enlai ha sottolineato che è indispensabile che la Cina dia importanza alla protezione dell’ambiente e che, in quanto paese che ha appena iniziato a industrializzarsi, la Cina non dovrebbe seguire la vecchia strada seguita dalle nazioni già industrializzate.

Ha detto che la Cina dovrebbe cercare di evitare il tipo di inquinamento ambientale visto in alcune delle nazioni industrializzate dell’Occidente. Se questo non fosse possibile, come potrebbe la Cina mostrare la superiorità del sistema socialista, ha chiesto il premier Zhou; la Cina meriterebbe di essere definita una nazione socialista?

Le idee e le pratiche ecologiche evidenti nel modo in cui i fondatori della Repubblica Popolare Cinese si sono impegnati a gestire i fiumi e a rendere la nazione più verde, riflettono un’etica ecologica caratteristica dei membri del PCC. Molte delle strategie e dei concetti rimangono gli obiettivi degli attuali sforzi per costruire una Cina più bella.

La Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano si è tenuta nel giugno 1972. Il governo cinese ha inviato una delegazione molto numerosa per parteciparvi.

La prima conferenza nazionale cinese sulla protezione dell’ambiente si è tenuta nell’agosto 1973. La conferenza esaminò e adottò una serie di progetti di “Regolamenti per la protezione e il miglioramento dell’ambiente”. Queste hanno reso la protezione dell’ambiente parte della funzione dei governi a tutti i livelli.

La conferenza formulò la prima politica guida della Cina sul lavoro ambientale, nota come “politica a 32 caratteri”, che in inglese significava: “Pianificazione globale e razionale; utilizzo completo; trasformare i danni in benefici; fare affidamento sulla gente; partecipazione pubblica; proteggere l’ambiente e portare benefici alla gente”. Questa è stata una pietra miliare per la protezione dell’ambiente in Cina.

Con la grande marea di riforme e di apertura che ha travolto la nazione, la scala della produzione industriale e dello sviluppo urbano si è ampliata, portando sfide sempre più difficili per la governance e la protezione dell’ambiente. Le persone di tutti i ceti sociali cominciarono ad interessarsi più seriamente alle questioni ambientali. Nel corso di oltre 40 anni, la Cina ha formulato e promulgato tutta una serie di politiche e sistemi di protezione ambientale.

La seconda generazione della leadership centrale del PCC, con Deng Xiaoping al suo centro, ha posto l’accento sullo sviluppo dello stato di diritto e sulla costruzione di organizzazioni e istituzioni, elevando la protezione ambientale allo status di politica nazionale di base. Questo ha gettato le basi che hanno permesso di istituzionalizzare, sistematizzare e portare la protezione ambientale in Cina nel quadro giuridico.

Nel 1978, il Comitato Centrale del PCC e il Consiglio di Stato hanno definito la loro politica strategica per sviluppare il “Programma Tre-Nord Shelterbelt” nelle regioni chiave che soffrono di tempeste di sabbia e di erosione del suolo nel nord-ovest, nord e nord-est della Cina.

Durante il sesto periodo del Piano quinquennale (1980-1985), la protezione dell’ambiente è stata per la prima volta inclusa come componente del piano nazionale di sviluppo economico e sociale. Alla Seconda Conferenza Nazionale sulla Protezione Ambientale convocata nel 1983, la Cina ha formalmente reso esplicito lo status di protezione ambientale come politica nazionale di base.

Nel 1987, la Cina ha emesso il suo primo programma ambientale quinquennale, il “Programma nazionale di protezione ambientale per il settimo periodo del piano quinquennale (1986-1990)”. Da questo momento in poi, la protezione ambientale è diventata una componente importante del piano per l’economia nazionale e lo sviluppo.

La terza generazione di leader centrale del PCC, con Jiang Zemin al centro, in linea con il corso della storia e con la tendenza dello sviluppo sociale umano, ha affermato in termini chiari che la protezione dell’ambiente è una questione di importanza strategica generale che influenza lo sviluppo della Cina nel lungo periodo e che è imperativo che l’attuazione di una strategia di sviluppo sostenibile sia trattata come una questione della massima importanza.

Il 15° Congresso nazionale del PCC nel 1997 ha incluso la strategia di sviluppo sostenibile nel suo rapporto finale, con la conferma esplicita che lo sviluppo economico e sociale della Cina avrebbe intrapreso un percorso sostenibile. Il 16° Congresso nazionale del PCC nel 2002, fissando obiettivi per la costruzione di una società moderatamente prospera sotto tutti gli aspetti, ha dichiarato quanto segue: “la capacità di sviluppo sostenibile deve essere continuamente potenziata, l’ambiente naturale deve migliorare, e devono essere apportati notevoli miglioramenti nell’efficacia dell’uso delle risorse naturali“.

La dichiarazione degli obiettivi continuava: “Dobbiamo promuovere l’armonia tra l’uomo e la natura e la nostra società nel suo insieme deve intraprendere un percorso di sviluppo che contemporaneamente accresca la produzione, arricchisca i mezzi di sussistenza e preservi un ambiente naturale eccellente”. Gli impegni della Cina in materia di protezione ambientale sono così entrati in una fase di rapido sviluppo.

Il Comitato Centrale del PCC con Hu Jintao come Segretario Generale ha proposto di stabilire e mettere in pratica una visione scientifica dello sviluppo che fosse incentrata sulle persone, completa, coordinata e sostenibile.

Il comitato ha rilevato che nel processo di sviluppo economico è necessario tenere pienamente conto della capacità di carico delle risorse e dell’ambiente naturale, nonché delle esigenze dello sviluppo presente e futuro, in modo da realizzare un ciclo virtuoso nell’interazione tra l’ecosistema naturale e i sistemi sociali ed economici.

Al 17° Congresso nazionale del PCC del 2007 è stata presentata per la prima volta la grande proposta di “costruire una civiltà ecologica“. I principi, i concetti e gli obiettivi della costruzione di una civiltà ecologica sono stati esposti in modo chiaro, e poiché ciò rappresentava un ulteriore nuovo requisito per l’obiettivo di costruire una società moderatamente prospera sotto tutti gli aspetti, è stata sottolineata la necessità di stabilire l’idea con fermezza in tutta la società.

Costruire una civiltà ecologica significava creare i fondamenti di una struttura industriale e modelli di crescita e di consumo che utilizzassero energia e risorse con parsimonia e preservassero l’ambiente naturale.

Dal 18° Congresso nazionale del PCC nel 2012, la leadership centrale con Xi Jinping al suo centro ha fatto della costruzione di una civiltà ecologica una parte del suo piano generale “a cinque punte” per lo sviluppo del socialismo con caratteristiche cinesi.

Questo ha portato il concetto a un livello strategico senza precedenti. Tutta una serie di nuovi concetti, nuovi modi di pensare e nuove strategie sono stati portati avanti, sottolineando che quando l’ambiente naturale prospera, prospera anche la civiltà.

C’è un fermo impegno per l’armonia tra l’uomo e la natura, per l’idea che le acque lucide e le montagne lussureggianti sono beni inestimabili, e per l’idea che nulla è più utile al benessere delle persone di un ambiente naturale di qualità. Si crede fermamente che le montagne, i fiumi, le foreste, i boschi, i campi, i laghi e le praterie costituiscano una comunità biotica.

C’è un forte impegno ad attuare le leggi più forti sotto il sistema più rigoroso per proteggere l’ambiente naturale, e a far partecipare tutto il pubblico alla costruzione di una bella Cina. C’è un ulteriore impegno a lavorare insieme per costruire una civiltà ecologica globale. Insieme, questi fermi impegni costituiscono il concetto di civiltà ecologica di Xi Jinping.

Il pensiero di Xi Jinping sulla civiltà ecologica è un sistema ricco e completo, che fornisce risposte profonde alle principali domande teoriche e pratiche sul perché la civiltà ecologica deve essere costruita, su cosa sarà e come sarà realizzata. Sotto la guida scientifica del pensiero del presidente Xi, ci sono stati cambiamenti storici, trasformativi e completi nello sviluppo della causa della costruzione della civiltà ecologica cinese.

Ciò ha fatto sì che dal diciottesimo Congresso nazionale del PCC, il rafforzamento del controllo dell’inquinamento, la frequenza di promulgazione di nuove regole, il rigoroso monitoraggio e l’applicazione delle norme relative al controllo dell’inquinamento e il rapido miglioramento dell’ambiente naturale hanno raggiunto livelli senza precedenti, con un successo globale.

II. Un salto storico nella tutela dell’ambiente


In alto: il fiume Liangshui dopo il risanamento. FOTO DI LIU XINWU In basso: Il fiume Liangshui prima del risanamento. XINHUA / FILE FOTO Il fiume Liangshui era una volta il più grande deflusso di acque reflue nel sud di Pechino. Con le acque di scarico pompate direttamente, il fiume è diventato molto inquinato, e gli abitanti del luogo lo chiamavano “Fiume delle acque reflue”. Nel 2013 è iniziata ufficialmente la bonifica completa del fiume, e come risultato degli sforzi per tenere sotto controllo le zone oscure e sporche dell’acqua e trasformare la terra in spazio verde piuttosto che riqualificarla, il fiume a lungo inquinato si sta ora riprendendo. Le sue acque sono diventate chiare e le sue sponde sono diventate belle, con numerosi parchi fluviali e sentieri che danno un senso di appagamento ai residenti locali.

Nel 1972, la pionieristica organizzazione ambientalista del Club di Roma pubblicò I limiti della crescita. Il libro suonava un allarme sul tradizionale modello di crescita occidentale e prevedeva la minaccia di un collasso ambientale. Ha contribuito ad innescare un’impennata della protezione ambientale in tutto il mondo.

Quarant’anni dopo, nel 2012, il Club di Roma ha pubblicato un nuovo autorevole rapporto basato sulla continua ricerca di uno degli autori di The Limits to Growth, Jorgen Randers - “2052: A Global Forecast for the Next Forty Years”. Il nuovo rapporto è rimasto pessimista nelle sue conclusioni come il suo predecessore, trovando motivi di ottimismo solo nel percorso di sviluppo e nelle prospettive future della Cina.

La grande fiducia che sentiva nella capacità del governo cinese di gestire l’ambiente e il macro controllo è stata citata da Randers come una delle ragioni principali. Egli ritiene che la miopia del capitalismo lo renda incapace di attuare politiche sensate che garantiscano interessi a lungo termine, mentre la pratica di lunga data della Cina di attuare piani quinquennali e la sua trasformazione verde le permettono di essere un Paese capace di raggiungere obiettivi a lungo termine in modo sistematico.

I ricercatori ambientali globali sono giunti a questo verdetto sulla base della costante pratica ambientale positiva della Cina negli ultimi 70 anni, dalla fondazione della RPC. Il verdetto rappresenta anche un ripensamento del modello occidentale di gestione ambientale che è stato una trappola per l’umanità, ed esprime speranze per qualcosa di diverso. La fonte di queste speranze è la forza del socialismo cinese sotto la guida del PCC.

La protezione dell’ambiente naturale deve essere sostenuta da regolamenti e leggi. Il presidente Xi ha osservato che una garanzia affidabile per la costruzione di una civiltà ecologica può essere fornita solo implementando i sistemi più rigorosi possibili e il più rigoroso quadro giuridico.

Da 70 anni ormai, la Cina ha continuamente approfondito la sua comprensione delle leggi che regolano la protezione dell’ambiente e la costruzione di una civiltà ecologica, mettendo costantemente in atto il quadro istituzionale per una civiltà ecologica socialista con chiare caratteristiche cinesi.

In termini giuridici, la Cina ha aggiunto alla Costituzione, già nel 1978, la clausola per cui “Lo Stato protegge l’ambiente e le risorse naturali e previene ed elimina l’inquinamento e altri pericoli per la popolazione“.

Nel 1989, il Congresso nazionale del popolo ha approvato la legge sulla protezione dell’ambiente. Nel 1995 è seguita la legge sulla prevenzione e la riduzione dell’inquinamento ambientale causato dai rifiuti solidi, la revisione del 1996 della legge sulla prevenzione e la riduzione dell’inquinamento idrico, la revisione del 1999 della legge sulla protezione dell’ambiente marino, la revisione del 2000 della legge sulla prevenzione e la riduzione dell’inquinamento atmosferico e la legge sulla prevenzione e la riduzione dell’inquinamento del suolo approvata nel 2018.

La legge sulla protezione dell’ambiente ha introdotto un sistema di leggi e regolamenti che copre tutte le principali parti dell’ambiente, come l’aria, l’acqua, il suolo e l’ambiente naturale. Nel 2014 sono state apportate ulteriori revisioni alla legge sulla protezione dell’ambiente, introducendo nuove misure tra cui un sistema di multe giornaliere in corso, poteri di blocco e detenzione, poteri di limitare o arrestare la produzione, detenzione amministrativa e contenzioso di interesse pubblico. È considerato il più rigoroso che la storia del diritto ambientale abbia mai visto.

Il presidente Xi ha ripetutamente sottolineato la necessità di implementare i sistemi più severi e le leggi più rigorose per la protezione dell’ambiente e di accelerare l’innovazione nella regolamentazione e il rigore nell’applicazione, così il sistema diventa un vincolo duro; una linea di fondo che nessuno osa oltrepassare. Quando si tratta di protezione ambientale, ogni trasgressione deve essere punita.

Il Comitato Centrale del PCC ha emanato una serie di documenti che stabiliscono norme sistemiche per la protezione dell’ambiente, proponendo la creazione di una società rispettosa delle risorse e dell’ambiente e il vigoroso sviluppo di un’economia circolare.

I documenti includono anche richieste per una maggiore protezione della natura e dell’ambiente e per una migliore gestione delle risorse. Includono proposte per la creazione di sistemi con un quadro normativo associato per il calcolo, il monitoraggio e la valutazione degli sforzi per conservare l’energia, ridurne il consumo e diminuire le emissioni inquinanti.

Questa nuova enfasi è stata particolarmente evidente fin dal 18° Congresso nazionale del PCC, poiché la civiltà ecologica è stata inserita nel Partito e nelle costituzioni nazionali, è stata aggiunta una linea rossa ecologica alla legge sulla protezione dell’ambiente e la sicurezza ambientale è stata inclusa nei sistemi di sicurezza nazionali.

Sono state emanate una serie di misure come le Linee guida per accelerare lo sviluppo della civiltà ecologica e il Piano di riforma integrato per la promozione della civiltà ecologica, e sono stati redatti più di 40 piani di riforma relativi alla civiltà ecologica.

Sono stati predisposti accordi completi e sistematici per la costruzione di una civiltà ecologica – i suoi obiettivi generali, i concetti di base, i principi fondamentali, i compiti chiave e le salvaguardie istituzionali – sono ora in vigore.

Sistemi per la valutazione degli obiettivi di sviluppo ecologico; audit delle risorse naturali sotto la responsabilità di ciascun funzionario quando lascia il suo posto; e la responsabilità per i danni ambientali sono ora implementati e un sistema di zone funzionali principali sta prendendo forma in modo costante.

Sono stati fatti rapidi progressi nella creazione di sistemi di governance ambientale. Questi includono la gestione verticale del monitoraggio, la supervisione e l’applicazione delle norme da parte delle agenzie di protezione ambientale a livello sub-provinciale; il controllo della qualità dei dati di monitoraggio ambientale; il rilascio di permessi di emissione; la nomina di funzionari responsabili per fiumi e laghi; e il divieto di importare rifiuti stranieri in Cina.

Ci sono stati progressi nella stesura e nell’attuazione di regolamenti economici e finanziari ambientali, tra cui la riforma della finanza verde, i bilanci delle risorse naturali, il prelievo di tasse per la protezione dell’ambiente e la compensazione per la protezione dell’ambiente.

Dall’introduzione di queste misure di protezione ambientale più severe, si è registrato un continuo aumento del rigore della loro attuazione. Lo stesso Comitato Centrale del PCC che conduce la supervisione della protezione dell’ambiente rappresenta un’importante mossa di riforma e un importante accordo istituzionale in grado di rafforzare la protezione dell’ambiente e di far progredire la costruzione di una civiltà ecologica.

Il primo ciclo di lavoro di supervisione svolto tra la fine del 2015 e il 2018 ha risolto più di 150.000 problemi ambientali incontrati dai cittadini comuni nella loro vita quotidiana, e ha anche risolto oltre 2.100 questioni ambientali più grandi.

Nel 2018, il team di supervisione ambientale del Comitato Centrale del PCC ha effettuato revisioni “a posteriori” in 20 province e regioni. Un’ondata di responsabilità ha travolto la Cina, con oltre 10.000 persone chiamate a rendere conto del proprio operato. Nel 2019 è iniziato il secondo ciclo di lavori di supervisione.

Lo scioccante caso di danni ambientali nelle montagne del Qilian è stato uno di quelli portati alla luce da questo lavoro di supervisione della protezione ambientale.

III. Una trasformazione storica nella governance ambientale

Il 18 maggio 2018, in occasione di un’importante conferenza nazionale sulla protezione dell’ambiente, il presidente Xi Jinping ha invitato il PCC e il popolo cinese ad essere risoluti nella lotta per la prevenzione e il controllo dell’inquinamento, e a fare di tutto per conseguire il risultato a prescindere dalle difficoltà.

Dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese, e in particolare dall’avvio della riforma e dell’apertura, l’industrializzazione e l’urbanizzazione sono procedute a un ritmo sorprendente. Purtroppo, a causa del mancato equilibrio tra le esigenze dello sviluppo economico e la tutela dell’ambiente, alcuni luoghi a volte hanno preso la strada sbagliata, permettendo di ripulire l’inquinamento in seguito o di inquinare e pulire man mano che l'attività procedeva.

Il modello di crescita economica è stato troppo rozzo, l’energia e le risorse si sono rapidamente esaurite in un modo che l'ambiente non può sostenere. È stato troppo anche per la società e spesso ne ha ostacolato lo sviluppo futuro.

Il presidente Xi ha lanciato un monito: anche se riusciremo a raddoppiare il Pil perseguendo un grezzo percorso di sviluppo, cosa ne sarà dall’ambiente? Sarebbe troppo da sopportare per le risorse e l’ambiente. In quale situazione si troverà la Cina se la crescita economica avrà un costo per la felicità pubblica o anche a rischio di un risentimento diffuso?

Il presidente Xi ha sottolineato che la costruzione di una civiltà ecologica, il miglioramento della protezione dell’ambiente e la promozione di uno stile di vita a basse emissioni di carbonio non sono questioni meramente economiche. C’è anche una grande quantità di politica in gioco.

Nel 2018, il Comitato Centrale del PCC e il Consiglio di Stato hanno emanato le loro linee guida sul miglioramento globale della protezione ambientale per vincere completamente la battaglia contro l’inquinamento, stabilendo accordi olistici per la protezione dell’ambiente e vincendo la lotta contro l’inquinamento. Con questo chiaro appello a prevenire e combattere l’inquinamento, è iniziata la campagna per fermare l’inquinamento dell’acqua, dell’aria e del suolo.

Si sono registrati progressi costanti nel controllo dell’inquinamento dell’acqua e nel miglioramento delle capacità di prevenzione. La Cina ha emanato una serie di regolamenti e norme, tra cui la legge sulla prevenzione e il controllo dell’inquinamento dell’acqua, gli standard integrati per lo scarico delle acque reflue e gli standard per la qualità ambientale delle acque superficiali.

Il Paese ha promulgato un Piano d’Azione per la Prevenzione e il Controllo dell’Inquinamento delle Acque (noto come “Ten Water Regulations” in breve) e ha pubblicato il Piano Nazionale per la Prevenzione e il Controllo dell’Inquinamento delle Acque nei principali bacini fluviali (2016-202020).

La Cina attua ora un piano globale per la terra e l’acqua e una pianificazione congiunta per gli ambienti marittimi e fluviali, promuovendo la prevenzione e il controllo dell’inquinamento idrico, la protezione dell’ambiente idrico e la gestione delle risorse idriche in modo sistematico.

Anche il controllo dell’inquinamento atmosferico sta andando avanti, con un evidente impatto sulla conservazione dei cieli limpidi. I vigorosi sforzi per prevenire gravi episodi di inquinamento atmosferico sono sotto gli occhi di tutti.

Nel 2013, il Consiglio di Stato ha presentato il suo Piano d’azione per la prevenzione e il controllo dell’inquinamento atmosferico (noto come “Ten Air Regulations” in breve), che mira a diffondere la sensibilizzazione sul grave inquinamento atmosferico che la Cina ha sperimentato da tempo. Il piano stabilisce le richieste, gli obiettivi e le politiche generali per il controllo dell’inquinamento atmosferico.

Nel 2018, è stato elaborato un ulteriore piano – il Piano d’azione triennale per i cieli blu – ed è stato istituito un gruppo leader sulla prevenzione e il controllo dell’inquinamento atmosferico a Pechino, Tianjin, Hebei e nelle regioni limitrofe. Sono stati istituiti meccanismi di collaborazione per la prevenzione e il controllo dell’inquinamento atmosferico nella Pianura del Fenwei e nel Delta del Yangtze.

Questi meccanismi di lavoro hanno permesso di determinare rapidamente la progettazione di alto livello e gli accordi di governance generale. Attraverso l’ottimizzazione delle strutture industriali, del settore energetico, dei trasporti e dell’uso del suolo, sono stati raggiunti eccellenti risultati nella prevenzione e nel controllo dell’inquinamento atmosferico.

Si stanno facendo progressi costanti nella prevenzione e nel controllo dell’inquinamento del suolo, con progressi nella battaglia per un suolo pulito. Negli ultimi 70 anni, la Cina ha condotto numerose indagini sull’inquinamento del suolo e sull’uso del suolo.

Nel 2016, il Consiglio di Stato ha pubblicato il suo Piano d’azione per la prevenzione e il controllo dell’inquinamento del suolo (noto come “Ten Soil Regulations” in breve), il primo documento guida della Cina sulla prevenzione e il controllo dell’inquinamento del suolo.

Successivamente sono state introdotte una serie di altre misure, tra cui le misure provvisorie sulla bonifica ambientale del suolo nei siti contaminati, le misure provvisorie sulla bonifica ambientale del suolo dei terreni agricoli e le misure provvisorie sulla bonifica ambientale del suolo dei terreni industriali e minerari.

La Legge sulla prevenzione e il controllo dell’inquinamento del suolo promuove l’istituzione di regioni pioniere per il controllo integrato e la prevenzione dell’inquinamento del suolo, attuando programmi di prova per la prevenzione e il controllo dell’inquinamento del suolo e tecniche di ripristino. Questi statuti danno chiare garanzie legali per il lavoro di prevenzione e controllo.

La Cina ha stabilito l’inizio di un quadro di norme tecniche per la prevenzione e il controllo dell’inquinamento del suolo, come gli Standard per la qualità ambientale del suolo e gli Standard per la valutazione della qualità ambientale del suolo nei terreni utilizzati per le colture alimentari.

La promulgazione di una serie di politiche e la stesura di numerose serie di norme hanno permesso di entrare in una nuova fase in cui la qualità del suolo è garantita parallelamente al controllo dei rischi ambientali.

I controlli dell’inquinamento in Cina sono cresciuti sempre di più negli ultimi 70 anni, con grandi passi avanti nella crescita degli input per questo sforzo. All’inizio degli anni ’80, l’investimento annuale della Cina nella prevenzione e nel controllo dell’inquinamento ambientale si aggirava tra i 2,5 e i 3 miliardi di yuan. Alla fine degli anni '80 tale cifra aveva superato i 10 miliardi di yuan.

Nelle ultime fasi del nono piano quinquennale, l’investimento complessivo aveva raggiunto i 101 miliardi di yuan, superando per la prima volta l’1% del PIL. Nel 2017, l’investimento totale della Cina nella prevenzione e nel controllo dell’inquinamento ambientale è stato di 953,9 miliardi di yuan, con un aumento di 7,2 volte rispetto al 2001 e un tasso di incremento annuo del 14%.

Alla vigilia del 70° anniversario della fondazione della RPC, il direttore del Centro per l’economia e la politica climatica dell’Australian National University, il professor Frank Jotzo ha scritto un articolo per il quotidiano britannico The Guardian. Il professor Jotzo ha osservato che stigmatizzare la crescita delle emissioni cinesi avrebbe potuto avere un senso decenni fa, ma ora nel Paese sono avvenuti enormi cambiamenti e per molti aspetti la politica ambientale della Cina è oggi molto più avanzata rispetto all’Australia e agli Stati Uniti.

IV. Una trasformazione storica in conquiste ecologiche


Una foto col drone della East Lake Greenway a Wuhan, nella provincia di Hubei. Il fiume Yangtze è l’asse dorato dello sviluppo economico della provincia di Hubei. Hubei sta attualmente adottando misure sistematiche per promuovere il ripristino integrato di montagne, corsi d’acqua, foreste, campi, laghi e praterie. Implementando una serie di progetti ambientali chiave come l’iniziativa della cintura di protezione del fiume Yangtze, la bonifica dell’erosione del suolo e la conservazione dei fiumi, dei laghi e delle zone umide, la provincia ha migliorato notevolmente l’ecosistema del fiume Yangtze e ha aumentato continuamente la qualità dell’acqua del fiume. Hubei ha attivamente esplorato modi per capitalizzare il suo patrimonio naturale, e si è concentrata sul rafforzamento delle barriere ecologiche che proteggono il corso medio del fiume Yangtze. FOTO DI XINHUA REPORTER XIAO YIJIU

Per 70 anni, la Cina ha mantenuto un’uguale attenzione alla protezione dell’ambiente e alla gestione dell’inquinamento, attuando una serie di importanti programmi ambientali, come la protezione naturale delle foreste e la restituzione dei terreni agricoli marginali alle foreste o ai pascoli.

Il Paese ha progredito nello sviluppo di un sistema di riserve naturali composto principalmente da parchi nazionali, segnando una linea di fondo nella conservazione ecologica. Questa enfasi è stata ancora più marcata dal 18° Congresso nazionale del PCC.

C’è stata innovazione nella protezione e nel ripristino sistematico delle montagne, dei fiumi, delle foreste, dei terreni coltivati, dei laghi e delle praterie; anche il lancio di un programma di ecologizzazione a livello nazionale. Ciò ha significato un continuo rafforzamento della barriera di sicurezza ecologica nazionale, portando chiari miglioramenti nella stabilità e nella qualità degli ecosistemi.

L’ambiente della Cina ha raggiunto una transizione storica da miglioramenti localizzati in modo frammentario a un miglioramento globale coordinato. La patria cinese diventa sempre più bella e la sua gente prova un senso di appagamento, felicità e sicurezza.

La copertura forestale è cresciuta da appena l’8% nei primi anni della RPC al 22,96% di oggi, con un volume di legname di 17,56 miliardi di metri cubi, facendo della Cina il Paese con la più grande crescita delle risorse forestali del mondo. Il tasso di protezione delle zone umide naturali è salito al 49,03%, ottenendo grandi elogi da parte della comunità internazionale.

C’è stata una completa inversione di tendenza nella desertificazione; i deserti crescevano di 3.436 chilometri quadrati all’anno alla fine del secolo scorso, ma oggi si stanno riducendo al ritmo di 1.980 chilometri quadrati all’anno.

La Cina è oggi il Paese con il più marcato successo nel controllo della desertificazione nel mondo. I dati satellitari rilasciati dalla NASA l’11 febbraio 2019 hanno mostrato che la nuova copertura vegetale in Cina rappresenta il 25% dell’aumento globale, rendendo il Paese un leader mondiale in questo senso.

Nella gestione dei corpi idrici, la percentuale di sezioni di campionamento che mostrano una buona qualità delle acque superficiali cinesi continua ad aumentare, mentre quella che mostra una scarsa qualità dell’acqua di grado V è in calo. C’è un costante miglioramento della qualità dell’acqua nei principali fiumi cinesi.

Nel 2018, su 1.935 sezioni o punti di campionamento delle acque superficiali in Cina, il 71% ha soddisfatto gli standard di qualità di grado I-III, con un aumento di 3,2 punti percentuali rispetto ai dati del 2016. La percentuale che mostra una scarsa qualità di grado V è stata del 6,7%, con un calo di 1,9 punti percentuali rispetto al 2016. Su 417 punti di prova dell’acqua di mare nelle acque costiere cinesi, il 74,6% ha raggiunto gli standard nazionali di qualità dell’acqua di mare di grado I o II, con un aumento di 1,2 punti percentuali rispetto al 2016.

C’è stata una continua innovazione nei metodi per il controllo e la prevenzione dell’inquinamento, un’espansione continua di settori che operano con un vigore sempre maggiore nel lavoro. Nel 2005, le emissioni di anidride solforosa della Cina sono aumentate del 27,8% rispetto al 2000, un picco storico.

Nel 2010 si è registrata una svolta: le emissioni di anidride solforosa sono diminuite del 14,3% rispetto al 2005 e la domanda di ossigeno chimico è diminuita del 12,5%, superando gli obiettivi fissati nell’11° Piano quinquennale.

Nel 2015, questi dati sono nuovamente diminuiti, in quanto le emissioni di anidride solforosa sono diminuite del 18% rispetto al 2010 e la domanda chimica di ossigeno del 12,9%, superando entrambi gli obiettivi fissati per il controllo delle emissioni.

Nel 2018 i dati sono di nuovo in calo rispetto al 2017, rispettivamente del 6,7% e del 3,1%. Grazie a una triplice politica di riduzione delle emissioni programmatica, strutturale e gestita, sono stati raggiunti importanti risultati nella riduzione delle emissioni inquinanti.

In soli sei brevi anni di attuazione, dal 2013 al 2018, il “Ten Air Regulations” ha visto il primo lotto di città iniziare il monitoraggio delle PM2,5 e un calo complessivo medio delle concentrazioni di PM2,5 del 41,7%.

Gli ultimi anni hanno visto i miglioramenti più evidenti, con cifre per il 2017 in calo del 20,5% su base annua e del 12,1% su base annua per il 2018. Anche i dati relativi al periodo gennaio-agosto 2019 sono diminuiti del 14,3% su base annua.

Nel 2018, la percentuale di giorni di buona qualità dell’aria in 338 città della Cina a livello prefettizio o superiore ha raggiunto il 79,3%. Con l’introduzione del Clean Air Action Plan (2013-2017) nel settembre 2013, la capitale ha dichiarato guerra allo smog.

Impiegando una serie di misure di controllo, nel 2018 le concentrazioni medie annue di PM2,5 sono state di 51 microgrammi per metro cubo, con un calo del 42,7% rispetto al dato comparabile del 2013.

Un chiaro contrasto può essere tracciato con Londra, dove un incidente di smog nel 1952 ha portato a 30 anni di sforzi da parte del governo britannico prima che la città non fosse più nota per i propri livelli di smog. Los Angeles ha avuto problemi di smog simili nel 1943 e ci sono voluti 64 lunghi anni prima che la città soddisfacesse finalmente gli standard di aria pulita nel 2007.

I rischi per la salute pubblica derivanti dallo smog a Yokkaichi negli anni ’60 hanno portato il governo giapponese a mettere in atto controlli sull’ossido di zolfo nell’aria. Ci sono voluti 35 anni perché la cifra di 50 microgrammi per metro cubo del 1975 scendesse ai 21 microgrammi del 2010.

Sia rispetto al passato della Cina, sia rispetto all’esperienza di altre nazioni, difficilmente si possono trovare precedenti per l’importanza attribuita alla governance ambientale, il vigore con cui il lavoro è stato intrapreso e la rapidità dei miglioramenti ambientali dal 18° Congresso nazionale del PCC.

Il percorso verde della Cina verso lo sviluppo ha suscitato l’interesse globale e l’approvazione della comunità internazionale. In occasione della 27a sessione del Consiglio direttivo del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) nel 2013, il concetto di civiltà ecologica di origine cinese è stato incluso in una delle risoluzioni adottate.

Tre anni dopo, l’UNEP ha pubblicato un rapporto speciale, “Green Is Gold - La strategia e le azioni della civiltà ecologica cinese”, che ha dato pieno appoggio agli enormi risultati ottenuti dalla Cina nella costruzione di una civiltà ecologica e al significato globale che essa ha.

Nel novembre 2015, il presidente Xi Jinping ha partecipato alla Conferenza sul clima di Parigi, dove ha tenuto un importante discorso dal titolo “Lavoriamo insieme per costruire un meccanismo di governance vincente, equo ed equilibrato sul cambiamento climatico“, dimostrando una sagacia e una volontà di assumersi le responsabilità adatte a una grande nazione.

A dicembre, dopo lunghe e dure battaglie, è stato firmato formalmente l’accordo di Parigi, pietra miliare. Poi il Segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha detto che la Cina ha dato un contributo storico nel far passare l’accordo di Parigi.

La Cina, come sempre, ha assunto un ruolo attivo nel rispondere al cambiamento climatico e nel promuovere lo sviluppo di una civiltà ecologica globale, assumendosi la responsabilità di guidare dal fronte, pur essendo pienamente consapevole delle difficoltà che ciò comporta, facendo conoscere le idee filosofiche cinesi e aiutando a guidare un percorso lungo la strada.

Originariamente apparso sul Qiushi Journal, edizione cinese, n. 21, 2019

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