Zona rossa, Draghi segue le orme di Conte: l’irrazionale al potere. Il coro dei media rende la farsa simile a un thriller dove ciò che è evidente è la sua “nullità intrinseca”.
Anche con Draghi, e forse più che con Conte, solo chi è in posizione privilegiata potrà salvarsi. C’è poi la farsa nella farsa, quella dei vaccini: l’Europa come banda di incompetenti, in balia dei capricci di leader interessati più allo scontro geo-politico che alla salute degli europei.
Tutti – politici, scienziati, giornalisti – a lamentarsi della scarsa trasparenza russa (Sputnik), per poi cadere nella rete degli omissis (criminali?) di AstraZeneca.
Ricordate gli appelli alla fiducia? La fede nella scienza anziché la scienza del dubbio, la controrivoluzione ha trionfato, Dio è con noi (e l’abominevole Illuminismo ricacciato nella grotta).
Il fallimento europeo è anch’esso evidente, come la farsa, ma noi amiamo i nostri nemici; amore non ricambiato, ma che importa? Riprenderemo a odiare chi uscirà di casa per camminare, come nella primavera di un anno fa; con la differenza, ma sarà l’unica, che abbiamo perso la voglia di cantare dai balconi.
La feccia del moralismo non esporrà bandiere, solo anatemi: si odia ormai stancamente, e si invocheranno i carri armati con voce roca. Affinché lo spettacolo attecchisca, Maneskin a tutto volume, la controrivoluzione ha bisogno dei suoi cantori, esperti o giovani finto-ribelli, tutti parenti di Carlotta Corday d’Armont.
E intanto la curva segue, anch’essa stancamente, il suo corso, indifferente a restrizioni e previsioni catastrofiche dei Crisanti e dei Parisi e dei Pregliasco (chissà perché sempre sbagliate: verificate da voi).
Abbiamo reagito alla curva con l’emergenza, ma la curva non si è arresa: ci siamo arresi noi, all’emergenza.
Un giudice, solo qualche giorno fa, ha scritto su una sentenza che il divieto di spostamento è anti-costituzionale, cioè lede un diritto; silenzio di cimitero. Tacere è un modo di minimizzare la verità: si azzera ciò che mette in crisi, altrimenti il nostro discorso edificante crolla. Anche la Costituzione ha finito con il soccombere ai nostri terrori.
E intanto la farsa sopravvive a se stessa; così come il virus si trasforma per continuare ad esistere, così lo spettacolo deve adeguarsi alla sceneggiatura e procedere col suo carico di eroismo, retorica religiosa, linguaggio profetico: deve sollecitare la coscienza rendendola fruttifera di redenzione. Lo spettacolo chiama alla guerra santa. E così noi, che dello show siamo i soldati, veniamo continuamente sottoposti alle prediche, ai sermoni, ai discorsi; veniamo sempre sollecitati, per esempio con richiami alla virtù.
Il vaccino AstraZeneca è sicuro, dice il mantra; ma nessuno pubblica i dati reali sulle reazioni avverse; vaccinarsi è atto virtuoso, di fede, per l’appunto; se poi qualcuno, preso dai dubbi, decide di applicare il principio di precauzione e di non vaccinarsi, ecco che scatta l’accusa di diserzione. L’astuzia della ragione, questa sconosciuta.
Il discorso mediatico riporta, stamane, i dati dell’Aifa: il 93,6% delle reazioni avverse al vaccino AstraZeneca è lieve, dunque state tranquilli; ma anche il 93% dei positivi al coronavirus non ha sintomi o sintomi lievi; e allora? Nessuno dice alla popolazione: state tranquilli, è affare di pochi. Misteri della fede, davvero.
L’ambientazione migliore di questo spettacolo-farsa è l’ospedale militare: il più appropriato degli edifici, poiché dentro l’uniforme è quella rassicurante del medico e il conforto ha la voce soave della suora-infermiera. Visto da lontano, l’ospedale militare sembra un grande mappamondo confortato da luci colorate; tutto sembra calmo e rassicurante. Ma da vicino, l’ospedale ha un altro aspetto: tutto è finto e a splendere sono le luci delle volanti della polizia. Lo spettacolo abbellisce ciò che scricchiola.
Zona rossa, dunque. Io riprenderò a camminare all’aria aperta, in perfetta solitudine, con il disagio di chi sa che l’epoca non ci riserverà niente di buono.
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