Ascoltiamo ancora una volta le frasi rituali del “giorno dopo”... Nell’era della industria 4.0, dell’intelligenza artificiale, degli algoritmi, dello smart working, della robotica e delle nanoparticelle si muore ancora come ai primi del Novecento, per infortuni “facilmente” prevenibili. Mentre si deve ancora fare un discorso realistico sui morti sul lavoro per covid che stanno facendo superare gli indici di infortuni mortali degli anni precedenti all’epidemia.
Alcune questioni sono chiare.
Tanto più si affermano condizioni di vulnerabilità dei lavoratori tanto più occorre incrementare la attività di vigilanza ispettiva per supportare chi è esposto a rischi.
Nonostante le dichiarazioni di buoni princìpi, gli inviti a valutare i “near miss” (i quasi incidenti, suscettibili di ri-accadere con conseguenze mortali) dietro ogni infortunio c’è una valutazione del rischio lacunosa e/o rimasta solo sulla carta: nessun incidente si può spiegare con le categorie mentali della fatalità o dell’errore umano.
Il momento è tuttavia dei peggiori in quanto l’epidemia ha distratto risorse importanti impegnando gli operatori della prevenzione nei luoghi di lavoro in attività di tracciamento dei contatti, importantissime ma a cui dovevano essere destinate risorse ad hoc con assunzioni adeguate di personale. In corso di epidemia le attività di vigilanza si sono attenuate o, per usare un sofisma istituzionale, sono state “rimodulate”: questo è stato candidamente e sinceramente ammesso da diverse Regioni.
Eppure l’esperienza dimostra, proprio e anche a Prato – luogo oggi drammaticamente rappresentativo della drammaticità dello scontro fra capitale e lavoro – che è necessario ma anche possibile potenziare le attività ispettive con l’assunzione di personale ad hoc come nel progetto speciale della Regione Toscana che nacque dopo il famoso incendio in una fabbrica tessile “cino-pratese” qualche anno fa; quell’esperienza anzi ci indusse a proporre, assieme all’associazione Salute Pubblica, l’adozione della stessa procedura anche in altre Regioni (in particolare in Puglia); quello che dobbiamo constatare purtroppo è che nel nostro Paese c’è qualche sintomo di risveglio solo DOPO LUTTI E STRAGI MAI IL GIORNO Prima.
Siamo consapevoli che la questione più importante per la prevenzione degli infortuni e della malattie professionali sia la forza di lavoratori e lavoratrici ma che forza potevano esprimere Luana a 22 anni e il suo bambino che l’aspettava a casa ogni sera, in questa guerra quotidiana non dichiarata contro le lavoratrici e i lavoratori in nome del profitto ?
Siamo e saremo vicini ai familiari, seguiremo l’inchiesta penale doverosamente avviata e diamo da subito la nostra disponibilità alle eventuali costituzioni di parte civile.
Vogliamo giustizia e speranza di un mondo migliore.
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